sabato 25 novembre 2017

abissi




Riesci ad immaginare cosa si prova?
Eppure anche tu hai vissuto quei momenti, e stavi o da una parte o dall’altra, o forse solo guardavi, felice di non essere protagonista nel bene o nel male.
Sai di cosa parlo, certo che lo sai. Tutta la tua vita ne è stata influenzata.
                                                                        (Anonimo vissuto a cavallo tra due secoli)

Vivere in una parentesi lo si capisce solo dopo averla vissuta, non prima, non nella sua completa percezione. Forse che la nostra vita la intuiremo sino in fondo solo dopo la nostra morte? O che invece la intenderanno esclusivamente gli altri, quelli che resteranno? In entrambi i casi non so dire, non avendo fede in vite future non posso né negare né credere di potermi giudicare o vedere dopo la mia morte, e neppure riesco ad immaginare che chi resterà potrà capire sino in fondo cosa ho vissuto, come ho accettato o no quello che avveniva, cosa provavo, e perché ho fatto le mie scelte. Nessuna risposta, solo le domande sono facili, utili a dubitare.

Potrei trovare carnefici nei miei anni infantili, potrei rivedere i semi che solo dopo sarebbero germogliati nel bisogno di mantenere le distanze e di partire sempre con molta diffidenza mancando di fiducia nelle amicizie, pur avendone bisogno come immagino tutti. E potrei anche vedere la mia facile caduta in lusinghe messe in atto in modo subdolo da chi ha saputo usarmi esclusivamente per colpirmi in falsi affari.
Se rinascessi ora con l’esperienza di ora e rivivessi quegli anni come andrebbe? Saprei essere onesto o diventerei lo stronzo sempre pronto a risvegliarsi appena mi distraggo?

Tu sei stata la mia parentesi, la mia parte sana di vita, che mi ha ridato la fiducia perduta e che alimenta, ancora oggi, quello che vorrei essere e non sarò mai.

Caddi in abissi, come molti, e risalii, in parte rimuovendo completamente dalla coscienza ciò che fui. Ebbi varie rinascite, e ad ogni nuova vita smarrii una parte della mia verginità e fiducia, della mia innocenza. E poi mi si chiede come mai conservo le cose. Ecco il motivo. Ho perso la mia vita che fu, non posso perdere gli oggetti che mi possono riportare almeno ciò che vissi pienamente e mi fece crescere. Ed ecco perché non potrò mai vivere, se non muto atteggiamento, in un piccolo paese abitato da persone che sanno tutto di tutti, poche persone abituate a vivere assieme sin dagli anni dell’infanzia.
In questo mondo in veloce evoluzione sempre meno persone avranno questa fortuna-legame. Poco a poco tutti saremo profughi, anche chi pensa di essere nel giusto e di non accettare chi arriva da lontano o da molto lontano.
I paradigmi di ieri non vanno più bene. Quelli nuovi non li conosciamo.
L’abisso di oggi è diverso, si può aprire all’improvviso ed eliminare le ultime difese, le ultime certezze, i pochi appigli. O forse no, rimanere solo una minaccia virtuale e mai reale.
Non pensavo che sarei arrivato a questo, non lo avrei mai preventivato. Eppure io ci sono stato ad ArteSella, ho visitato il Liechtenstein, ho visto la Normandia, e tu eri con me, come oggi, e questo forse conta più del resto. Il resto è riempitivo.


                                                                                              Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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