sabato 11 novembre 2017

Inutili elezioni democratiche




Nelle democrazie evolute gli elettori sono sempre di meno, e la tendenza di lasciar decidere ad altri chi reggerà il governo del proprio paese si diffonde.
Sino a ieri sono stato un sostenitore convinto della necessità di fare buon uso del diritto dovere di votare per almeno due motivi fondamentali.
Prima di tutto per onorare quel diritto di libertà che ha portato, in Italia, le donne alle urne per la prima volta nel 1946 (e conquistato dopo un ventennio di dittatura ed una guerra civile con troppi morti).
E poi per il dovere di partecipare alla vita sociale, politica ed economica con uno strumento rappresentativo in grado di far sostenere le mie idee di giustizia e di equità a chi, eletto, avrebbe fatto il possibile per il bene del Paese.

Oggi ho troppi dubbi, lo confesso, sempre più subdoli e insidiosi. Inizio a disperare di vedere realizzata la mia società ideale.

Noto divisioni enormi tra coloro che sento vicini a me idealmente e mi perdo nel tentare di capire dove e come è successo tutto questo, chi ha cominciato a distruggere, chi non vuole ascoltare, perché ci odiamo tra fratelli invece di far fronte comune per sostenere uno Stato amico, equo, attento ai deboli, forte con i potenti, a favore di una sanità pubblica efficiente, di una scuola pubblica efficiente, di maggior sicurezza per tutti, di difesa dei diritti delle donne, dei giovani, del lavoro e contro ogni delocalizzazione e sacco delle nostre ricchezze da parte di Paesi stranieri. Vorrei un’Europa meno burocratica, forse meno ampia ma più solidale, più attenta alle persone e meno alle banche (che in ogni caso vanno difese), e una maggior condivisione dei principi che ci dovrebbero tenere uniti, nel nostro stesso interesse, per non sparire di fronte ai grandi blocchi delle potenze economiche e politiche extraeuropee.

Poi vedo la realtà oggettiva, o che tale appare a me.

Grandi imprese sovranazionali e non dirette democraticamente controllano una fetta enorme della nostra economia e nessuno dei nostri governi è in grado di modificare questo stato delle cose se non sostenuto dall’Europa che stiamo affossando. Anche la stessa Europa in buona salute avrebbe difficoltà tuttavia a sostenere sino in fondo lo stato sociale contro lo strapotere di alcune multinazionali che sfruttano l’economia locale a loro piacimento, dividendo i paesi uno dall’altro, ottenendo da alcuni sconti fiscali assolutamente scorretti.

La malavita organizzata possiede un fatturato confrontabile ad una manovra finanziaria e controlla il potere in modo che il mio voto conti meno di nulla. E la malavita ha sempre meno bisogno di sparare, vince esattamente come fa la Cina in Africa e in altre zone del mondo, occupa spazi col potere economico, comprando in contanti. Il nuovo colonialismo non lo sostengono gli eserciti, ma le banche e chi le controlla o i Paesi che le sanno muovere. In tali condizioni votare non serve e cambia poco che vinca la destra, la sinistra o chi non è né di destra né di sinistra se chi è eletto non è profondamente onesto.

La società si frammenta, cade la solidarietà, ci imbarbariamo e perdiamo fiducia in chi dovrebbe guidarci almeno con una parvenza di onestà. I potenti si rifugiano in luoghi protetti, difendono e nascondono all’estero i loro capitali, formano una struttura compatta ed intoccabile al vertice delle istituzioni e, cosa che giudico ancora più grave, il vero potere è gestito da qualcuno che non appare o tenta di non apparire. Votare mi sembra inutile per cambiare questa situazione, è limitato e pleonastico.

Mi scopro complottista? Sono in crisi di valori? Vedo ombre dove invece ci sono solo persone e la mia diminuita fiducia nel voto è fuori luogo? Non lo so.
Ma conservo, spero per sempre, una certezza. Non credo nel bisogno di un uomo forte che raddrizzi le cose, di una nuova dittatura insomma. Vorrei morire prima di vederne una come quella che ha visto mio padre.
Quindi magari ho dubbi, magari ci credo meno di un tempo, ma voterò sino a quando potrò, e accetterò anche di sbagliare nello scegliere la giusta parte della sinistra residua che mi potrà rappresentare al meglio.
E tanti auguri a tutti noi.

                                                                                              Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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