Nelle
democrazie evolute gli elettori sono sempre di meno, e la tendenza di lasciar
decidere ad altri chi reggerà il governo del proprio paese si diffonde.
Sino
a ieri sono stato un sostenitore convinto della necessità di fare buon uso del
diritto dovere di votare per almeno due motivi fondamentali.
Prima
di tutto per onorare quel diritto di libertà che ha portato, in Italia, le
donne alle urne per la prima volta nel 1946 (e conquistato dopo un ventennio di
dittatura ed una guerra civile con troppi morti).
E
poi per il dovere di partecipare alla vita sociale, politica ed economica con
uno strumento rappresentativo in grado di far sostenere le mie idee di
giustizia e di equità a chi, eletto, avrebbe fatto il possibile per il bene del
Paese.
Oggi
ho troppi dubbi, lo confesso, sempre più subdoli e insidiosi. Inizio a
disperare di vedere realizzata la mia società ideale.
Noto
divisioni enormi tra coloro che sento vicini a me idealmente e mi perdo nel
tentare di capire dove e come è successo tutto questo, chi ha cominciato a
distruggere, chi non vuole ascoltare, perché ci odiamo tra fratelli invece di
far fronte comune per sostenere uno Stato amico, equo, attento ai deboli, forte
con i potenti, a favore di una sanità pubblica efficiente, di una scuola
pubblica efficiente, di maggior sicurezza per tutti, di difesa dei diritti
delle donne, dei giovani, del lavoro e contro ogni delocalizzazione e sacco
delle nostre ricchezze da parte di Paesi stranieri. Vorrei un’Europa meno
burocratica, forse meno ampia ma più solidale, più attenta alle persone e meno alle
banche (che in ogni caso vanno difese), e una maggior condivisione dei principi
che ci dovrebbero tenere uniti, nel nostro stesso interesse, per non sparire di
fronte ai grandi blocchi delle potenze economiche e politiche extraeuropee.
Poi
vedo la realtà oggettiva, o che tale appare a me.
Grandi
imprese sovranazionali e non dirette democraticamente controllano una fetta
enorme della nostra economia e nessuno dei nostri governi è in grado di
modificare questo stato delle cose se non sostenuto dall’Europa che stiamo
affossando. Anche la stessa Europa in buona salute avrebbe difficoltà tuttavia
a sostenere sino in fondo lo stato sociale contro lo strapotere di alcune
multinazionali che sfruttano l’economia locale a loro piacimento, dividendo i
paesi uno dall’altro, ottenendo da alcuni sconti fiscali assolutamente
scorretti.
La
malavita organizzata possiede un fatturato confrontabile ad una manovra
finanziaria e controlla il potere in modo che il mio voto conti meno di nulla. E
la malavita ha sempre meno bisogno di sparare, vince esattamente come fa la
Cina in Africa e in altre zone del mondo, occupa spazi col potere economico,
comprando in contanti. Il nuovo colonialismo non lo sostengono gli eserciti, ma
le banche e chi le controlla o i Paesi che le sanno muovere. In tali condizioni
votare non serve e cambia poco che vinca la destra, la sinistra o chi non è né di
destra né di sinistra se chi è eletto non è profondamente onesto.
La
società si frammenta, cade la solidarietà, ci imbarbariamo e perdiamo fiducia
in chi dovrebbe guidarci almeno con una parvenza di onestà. I potenti si
rifugiano in luoghi protetti, difendono e nascondono all’estero i loro
capitali, formano una struttura compatta ed intoccabile al vertice delle
istituzioni e, cosa che giudico ancora più grave, il vero potere è gestito da
qualcuno che non appare o tenta di non apparire. Votare mi sembra inutile per
cambiare questa situazione, è limitato e pleonastico.
Mi
scopro complottista? Sono in crisi di valori? Vedo ombre dove invece ci sono
solo persone e la mia diminuita fiducia nel voto è fuori luogo? Non lo so.
Ma
conservo, spero per sempre, una certezza. Non credo nel bisogno di un uomo
forte che raddrizzi le cose, di una nuova dittatura insomma. Vorrei morire
prima di vederne una come quella che ha visto mio padre.
Quindi
magari ho dubbi, magari ci credo meno di un tempo, ma voterò sino a quando
potrò, e accetterò anche di sbagliare nello scegliere la giusta parte della
sinistra residua che mi potrà rappresentare al meglio.
E
tanti auguri a tutti noi.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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