-
Sono
tornata, Bosco, ci sei?
Silenzio
-
Bosco?
Ancora
silenzio.
Siggy
non capisce, Bosco dovrebbe essere a casa, solitamente in quel momento lui non
ha altri impegni, e non l’ha avvisata di contrattempi. Quindi come mai non c’è?
-
Bosco?
Ripete
ancora una volta, e ancora nessuna risposta.
Si
toglie il giaccone nero, appoggia la borsa, si siede e toglie le scarpe da
esterno, poi si guarda attorno, preoccupata. Bosco non c’è. L’appartamento è
silenzioso. Non arriva alcun rumore neppure dal piano di sotto né dalla strada
o dalla ferrovia. Ma che succede?
-
Bosco
non puoi raggiungerlo, Siggy, non sei più tra i vivi. Lo hai scordato? Non te
ne sei resa conto?
Siggy
si gira di scatto, ma non vede nessuno. Chi ha parlato?
Sono
trascorsi anni, forse solo mesi, magari invece pochi secondi o molti secoli. Il
tempo è strano. Siggy è vedova. Ha perduto Bosco. Non le va di essere
considerata morta, ed infatti secondo lei è una convenzione, anche se risulta confinata
in un contesto decisamente immodificabile.
Si
trova in una condizione parallela, si considera normale e si vede come era
precedentemente, almeno in parte, e non accetta le spiegazioni che una voce
testardamente senza corpo visibile insiste a fornirle.
È
Bosco ad essere sparito mentre lei continua una sua vita apparentemente simile,
ma non è certa di rivedere esattamente le stesse persone, il dubbio in
proposito le cresce lentamente.
Dice
di essere vedova, a chi le fa domande in merito, vedova di Bosco. Su questo
punto non ha alcuna incertezza.
Si
adatta alla realtà del momento, si sente apprezzata da amici e conoscenti,
allaccia nuovi rapporti, sorride anche quando è giù di morale o alcuni pensieri
fastidiosi o, peggio, dolorosi, le affiorano sopra gli altri. Il suo sorriso è
contagioso, secondo chi la frequenta, e la sua leggerezza è sempre più
apprezzata. Anche chi la vede accetta di chiamarla vedova, e lei sorride,
malgrado questo, dice che può succedere, che non scorda ma che la vita va
avanti. Tuttavia la voce continua di tanto in tanto a ricordarle che è morta.
-
Ma
se sono morta, ora dove sono?
Nessuna
risposta a questa domanda, mai.
Ora
si possono fare molte ipotesi in proposito, una più assurda dell’altra e
nessuna di queste con un minimo di prove attendibili, di credibilità.
Si
potrebbe trattare del paradiso, del purgatorio, degli inferi, dell’aldilà, di
una vita migliore, si potrebbe pensarlo, ma lei non lo crede. Non si sente
vivere in un mondo migliore, se non c’è Bosco. È vero che ha avuto momenti,
prima, nei quali ha pensato di non essere amata abbastanza, ma era prima,
appunto. Poi ha capito. Se anche aveva avuto ragione poi ha ricevuto prove
diverse.
Si
potrebbe trattare di un universo parallelo, di fantascienza insomma, di
proiezioni nel futuro di realtà precedenti. Lei però non è mai stata amante
della fantascienza, quindi l’ipotesi è decisamente incredibile.
Potrebbe
trovarsi in una forma di coma e vivere un eterno presente, almeno sino a quando
il suo corpo resterà in quello stato apparentemente vegetativo. Non sa come le
è venuta quest’idea e non può verificarla. Ogni tanto prova a darsi un
pizzicotto o a mettere una mano sotto l’acqua gelida o a fumare una sigaretta,
ma non è disponibile ad azioni pericolose come ferirsi volutamente o bruciarsi
con un accendino.
Ha
iniziato a confidarsi sui dubbi che le vengono con alcune amiche, e loro l’ascoltano,
la capiscono, e si rendono conto che ha veramente perso Bosco, anche se non
sanno spiegarle come è avvenuto. La seguono mentre racconta di lui, lo fanno
con sincerità, ma questo non l’aiuta a conoscere la realtà vera. Ammesso che esista
una realtà definibile vera, ed ammesso che lei sia una vedova allegra, o certamente
sorridente, con chi incontra.
E
poi pensa che con Bosco non è quasi mai andata a ballare, ed un po’ le spiace.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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