Perché
il titolo.
Che
siano lavoratori è fuor di dubbio. Iniziano puntuali il turno esattamente come
chi in fabbrica o in ufficio timbra il cartellino.
La
loro attività si svolge di notte, nelle prime ore della notte quando scende il
buio, e si protrae sino a tardi, per 5 o 6 ore.
Lavorano
in nero, cioè la loro attività non è dichiarata al fisco.
Il
loro mezzo di servizio è la bicicletta.
Sono
neri di pelle, almeno quelli che vedo io.
Vestono
con colori scuri e si confondono nella notte, si mimetizzano.
Altri
particolari.
La
loro attività è simile a quella delle prostitute, nel senso che risponde ad una
precisa domanda del mercato ma si differenzia da quella per un motivo a mio avviso
fondamentale. Una prostituta non si potrà mai definibile una portatrice di
morte perché lei porta amore, profano ed a pagamento, ma amore carnale, o se si
vuol essere riduttivi sesso, solo sesso. A rischiare la morte è lei e non il
cliente.
Questi
lavoratori non seguono le indicazioni di sindacati riconosciuti ma appartengono
ad una associazione fuori dalla legge ed hanno legami profondi ma non
individuabili con personaggi della società che vive alla luce del sole. Definirli
criminali credo sia corretto, perché gli spacciatori sono questo.
Colpevoli
incolpevoli.
Che
siano responsabili di ciò che fanno mi sembra ovvio, ma che non siano i soli
responsabili è altrettanto ovvio. In parte sono loro stessi vittime del
sistema, e vittime pericolose per vari motivi.
Non
sono i soli responsabili perché offrono un servizio ai tanti che li cercano
nelle zone dove stazionano e gironzolano apparentemente senza far nulla.
I
loro clienti, responsabili sia come consumatori di sostanze illegali che come finanziatori
della malavita, li cercano, e questi sono prontissimi ad avvicinarsi ed
altrettanto rapidi a dileguarsi appena vedono un’auto delle forze dell’ordine, esibendosi in fughe precipitose.
Pochi
minuti dopo però tutto riprende come prima. Passato il pericolo ricomincia la solita
attività.
Il
rischio maggiore che spacciatori e clienti rappresentano per la città o per il
luogo dove sono soliti ritrovarsi è un attacco al nostro sistema sociale e di
accoglienza. Sono cioè un pessimo esempio per i tanti immigrati regolari e non
che tentano di vivere lavorando onestamente e senza prestarsi a spaccio o ad altri
comportamenti asociali e parassiti. Gli spacciatori fanno crescere il rifiuto
razzista nei confronti di tutti gli stranieri, non solo contro i delinquenti. Sono
una peste sociale subita da tutti ed i consumatori sono complici, inoltre le leggi che abbiamo
offrono troppe scappatoie o vengono applicate in modo troppo permissivo.
Come
lavoratori poi fanno una vita difficile. Rimangono fuori durante la notte con
la nebbia, la pioggia ed il freddo e vivono col rischio di essere coinvolti in
guerre tra bande. Sarebbe più facile aiutarli invece che cercare di
punire solo loro.
Una
possibile ed ingenua soluzione per aiutarli.
Sarebbe
meglio per tutti, a mio modesto parere, dare prima di tutto il buon esempio di
italiani corretti e rispettosi delle leggi, e consigliare in modo attivo tutti
i nostri connazionali di rispettare le norme che abbiamo prima di cercare di
imporle a chi non è neppure nato in Italia.
E
come convincere i nostri buoni concittadini a comportarsi diversamente? Un mezzo
praticabile ci sarebbe: posizionare telecamere nei luoghi dove le auto arrivano
e si fermano, fotografare le targhe e poi convocarne gli autisti, per semplice richiesta
di chiarimenti. Oppure muoversi in borghese e riprendere dalla strada le stesse
scene. Non servirebbe sanzionare nessuno, basterebbe far capire che una certa
zona è sorvegliata, e per magia sparirebbero in poco tempo i clienti. Un fenomeno
simile si verifica dove sono posizionati, su certe strade, gli autovelox fissi.
In quei tratti nessuno supera i limiti. Ed il potere deterrente sarebbe
presente anche a telecamere spente, quindi non sarebbe neppure necessaria una
presenza costante di personale addetto alla sorveglianza.
Così
lo spaccio si sposterebbe in altre zone? Molto probabile, ma vorrei vedere dove
potrebbero scappare in bicicletta gli spacciatori se non fossero protetti da
incroci e case, e si trovassero su una provinciale in aperta campagna, o in
zone poco abitate. Avremmo una città più tranquilla e spacciatori meno numerosi,
oltre che meno clienti finanziatori della malavita.
Silvano
C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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