venerdì 16 gennaio 2015

Una volta


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Una volta il telefono era quello, se eri fortunato, solo quello. Non c’era scelta, nessuna. Se volevi il telefono in casa, e te lo potevi permettere, ti affidavi alla sola società che forniva il servizio. Tutto semplice. Poi sono cambiate tante cose.



Una volta la posta ti veniva recapitata dal postino, sempre quello, un volto noto e che negli anni diventava un’istituzione, un amico. Non di rado a Natale gli si faceva un regalo. Era tradizione farlo. Poi sono cambiate tante cose.



Una volta hanno eliminato dai treni la terza classe, e finalmente si è cominciato a  viaggiare solo in prima o in seconda. Sembrava un’ondata di democrazia e di riduzione dei privilegi. Poi sono cambiate tante cose.



Una volta il signor dottore, il signor farmacista, il comandante dei carabinieri, il signor sindaco, il signor maestro ed il signor curato erano le quasi sole autorità riconosciute nei piccoli centri. Poi sono cambiate tante cose.

Sono cambiate tantissime cose, è naturale che sia successo, alcune in meglio, altre in peggio, ed era impossibile mantenere la situazione com’era in quegli anni densi, infatti, di cambiamenti e speranze.
Le condizioni di salute ed istruzione sono migliorate, le opportunità sono cresciute, sino al raggiungimento di un apice, e poi è iniziato il processo inverso. Il concetto di Stato, mai troppo forte in Italia, si è indebolito. Ha iniziato a prevalere il privato sul pubblico, l’interesse del politico a curare prima i propri affari (o quelli del proprio partito) e, solo dopo, quelli della comunità. La ricchezza, sempre esistita, è diventata più volgare ed esibita, quasi mai condivisa però. La differenza tra ceti sociali che si stava riducendo ha ricominciato ad aumentare. La furbizia diffusa, troppo diffusa, anche tra gli insospettabili, ha accelerato il processo ed ora, per dirla francamente, è difficile trovare innocenti, figli di innocenti, non amici e complici di chi innocente non è.
Pagare le tasse è sempre stato un optional, sia chiaro, e chi poteva ha sempre evitato di dichiarare al fisco ogni guadagno. Ma l’economia sembrava assorbire, in anni di crescita, questo danno. Era falso, ovviamente, perché il debito pubblico aumentava, sino ad indebitare i nostri discendenti, ma si pensava che non fosse tanto grave. Ora che il danno è fatto si potrebbe tentare di non aggravarlo, senza mitizzare ere mai esistite di onestà, semplicemente tentando di imitare le democrazie più evolute della nostra, quelle del nord europeo. Ma quelle, dimenticavo, hanno un’etica, anche religiosa, molto più laica della nostra, che accusiamo il peccato, mai il peccatore.

  
                           Marcello Mastroianni e il Quartetto Cetra - Un Disco dei Platters
                                                                                       
                                                                                   Silvano C.©


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