domenica 4 gennaio 2015

Bottoni


All’inizio non ci sono, non esistono, nulla esiste ancora.
Poi diventano interessanti, e pericolosi. Si potrebbero ingoiare. Ma attraggono le manine curiose.
In seguito scopre una scatola - e sono già passati diversi anni – piena di questi oggetti, colorati, di forme diverse, grandi e piccoli, a volte in serie ed ancora uniti ad un pezzetto di cartone originale passato dalla fabbrica alla merceria ed infine al contenitore casalingo. Ma ancora sulla vera natura dei bottoni troppe cose gli sono oscure.

Solo la consapevolezza della realtà (la tragedia di un bottone perduto da una giacca e che è impossibile sostituire: ”Occorre cambiarli tutti, con altri simili, mi spiace”) finalmente svela il mistero, o parte del mistero.
Da adesso ogni cosa diventa unica, irripetibile, anche il milionesimo pezzo di una produzione in serie. Solo da adesso, ma almeno ci arriva.

Che conseguenza portano queste considerazioni? Sulle prime decisamente poche. È un po’ come passare dalla teoria alla pratica, dalle tabelline imparate a memoria nel modo giusto alla facilità di compiere calcoli numerici a mente. Sì, solo dopo si capisce la motivazione di imparare alcune cose a memoria, perché all’inizio si coglie solo il fastidio, e la fatica della memorizzazione.

Una conseguenza possibile è, ad esempio, iniziare a non buttare più nulla. Sembra cosa da poco, eppure è uno stile di vita che può fare la differenza tra l’ordine, che si nutre anche di vuoti, ed il disordine, che tuttavia accumula e non permette di recuperare sempre ciò che di volta in volta è utile. L’ordine poi è solo una fase temporanea, prevede un lavoro continuo di aggiornamento, e richiede spazi.

Come può conservare ogni bottone* in modo da ritrovarlo quando serve? Impossibile rispondere in modo esauriente. Qualche cosa siamo destinati a perderla, vivendo, e per sfortuna non solo gli oggetti, ma anche le persone. Quando arriva a questo stadio, che potremmo per convenzione definire “maturità”, gli è evidente che le sue conclusioni non coincidono con quelle altrui, e che questi sono a volte testardi più di lui, oppure pratici, umani, pazzi, disponibili, curiosi, interessanti, pietosi, in crisi o ammalati. Ed ovviamente non solo.

Resta solo da capire perché quella sera ha visto quel bottone, per terra, e per poco lo superava senza neppure vederlo. Cosa voleva dirgli, uno stupido bottone?


Nota* - Al posto della parola bottone puoi mettere: chiodino, tavola di legno, ombrello rotto, penna, sci, portabagagli di tre auto fa, motore elettrico di una lavatrice, mobiletto che andava perfettamente in un certo appartamento, portamine senza mina, e così via.




                                                                                            Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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