Poi diventano interessanti, e pericolosi. Si potrebbero
ingoiare. Ma attraggono le manine curiose.
In seguito scopre una scatola - e sono già passati diversi
anni – piena di questi oggetti, colorati, di forme diverse, grandi e piccoli, a
volte in serie ed ancora uniti ad un pezzetto di cartone originale passato
dalla fabbrica alla merceria ed infine al contenitore casalingo. Ma ancora
sulla vera natura dei bottoni troppe cose gli sono oscure.
Solo la consapevolezza della realtà (la tragedia di un
bottone perduto da una giacca e che è impossibile sostituire: ”Occorre cambiarli
tutti, con altri simili, mi spiace”) finalmente svela il mistero, o parte del
mistero.
Da adesso ogni cosa diventa unica, irripetibile, anche il
milionesimo pezzo di una produzione in serie. Solo da adesso, ma almeno ci arriva.
Che conseguenza portano queste considerazioni? Sulle prime
decisamente poche. È un po’ come passare dalla teoria alla pratica, dalle
tabelline imparate a memoria nel modo giusto alla facilità di compiere calcoli
numerici a mente. Sì, solo dopo si capisce la motivazione di imparare alcune
cose a memoria, perché all’inizio si coglie solo il fastidio, e la fatica della
memorizzazione.
Una conseguenza possibile è, ad esempio, iniziare a non
buttare più nulla. Sembra cosa da poco, eppure è uno stile di vita che può fare
la differenza tra l’ordine, che si nutre anche di vuoti, ed il disordine, che
tuttavia accumula e non permette di recuperare sempre ciò che di volta in volta
è utile. L’ordine poi è solo una fase temporanea, prevede un lavoro continuo di
aggiornamento, e richiede spazi.
Come può conservare ogni bottone* in modo da ritrovarlo quando
serve? Impossibile rispondere in modo esauriente. Qualche cosa siamo destinati
a perderla, vivendo, e per sfortuna non solo gli oggetti, ma anche le persone. Quando
arriva a questo stadio, che potremmo per convenzione definire “maturità”, gli è
evidente che le sue conclusioni non coincidono con quelle altrui, e che questi
sono a volte testardi più di lui, oppure pratici, umani, pazzi, disponibili,
curiosi, interessanti, pietosi, in crisi o ammalati. Ed ovviamente non solo.
Resta solo da capire perché quella sera ha visto quel
bottone, per terra, e per poco lo superava senza neppure vederlo. Cosa voleva
dirgli, uno stupido bottone?
Nota* - Al posto della parola bottone puoi mettere:
chiodino, tavola di legno, ombrello rotto, penna, sci, portabagagli di tre auto
fa, motore elettrico di una lavatrice, mobiletto che andava perfettamente in un
certo appartamento, portamine senza mina, e così via.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.