Ed io ricordo Franco Parenti in teatro, con quella sua voce
particolare, quella lingua strana, nella penombra, solo sul palcoscenico, in un
monologo forse dell’Ambleto, ma di questo non sono certo. E poi, anni dopo,
ricordo quando a lui venne intitolato un teatro, a Milano.
Anche Romolo Valli ricordo, poiché anche lui ho visto, e
pure quando gli venne dedicato il teatro di Reggio Emilia. La fine di un’era,
di un momento storico, che passa sulla vita dei singoli in modo diverso, ma è
destinato a passare, come ogni cosa umana, perché è naturale sia così.
Quello che rimane e nessuno può rubare è il ricordo, la
sensazione di aver preso parte a qualche cosa di importante, magari senza
meriti personali ma solo perché le circostanze hanno fatto sì che ciò
avvenisse.
Come poi fosse iniziata questa cosa è difficile da spiegare,
eppure è quello che ora mi piace tentare di fare, per farmi capire della
fortuna che ho avuto, non per vantarmene, che anzi io tendo ad essere vittima,
a vedermi sempre perdente nel confronto con le altrui fortune.
Un amico iniziò a farmi apprezzare la musica jazz, io andai
a qualche recita pomeridiana al Teatro Comunale di Ferrara, quello ora dedicato
a Claudio Abbado, e nello stesso tempo entrai a far parte di un gruppo di amici
che, il sabato sera, si ritrovavano per decidere quale film vedere assieme per
trascorrere in modo piacevole la serata. Queste le premesse più importanti che
mi portarono a ritrovarmi, per alcuni anni, impegnato nell’organizzazione di
spedizioni culturali in tutta la provincia di Ferrara ed in quelle vicine, cioè
quelle di Rovigo, Bologna, Modena e Reggio Emilia, sino a Verona. Se arrivava
un nome noto in un piccolo teatro con uno spettacolo del quale, confesso, sino
ad allora non avevo avuto informazioni, io mi mettevo al telefono e prenotavo
per quanti erano interessati, poi organizzavo le auto, gli orari, e la
spedizione poteva aver luogo. Ci riuscivo abbastanza bene. Credo che grazie a
me alcuni abbiano trovato l’anima gemella, più interessati a questo che a Tino
Buazzelli o a Vittorio Gassman. Io, in quelle circostanze, ho trovato solo
amicizie, ma mi sono divertito da morire, ed è stata una scuola, letteralmente.
Allora muoversi in inverno era sempre una cosa pericolosa.
Le nebbia era micidiale, eppure la fortuna mi aveva preso a ben volere, da
questo punto di vista. Inoltre viaggiare mi piaceva e mi piace ancora oggi,
anche se la nebbia ora la temo.
Poi, lentamente, come in ogni ciclo della vita, le cose
mutarono. Il lavoro regolare, i tempi gestititi da impegni seri e non solo da
attività meno vincolati e la stanchezza che cominciai ad avvertire la sera
portò alla fine di quel momento unico. Feci ancora in tempo a vedere Enzo
Jannacci, Ray Charles, Augusto Daolio ed una mitica rappresentazione di danza Kathakali
ad Oriente Occidente prima di capire che io, le sera, mi addormentavo.
Quella volta che mi ritrovai addormentato in loggione
allo Zandonai, nella speranza che nessuno accanto se ne fosse accorto, mi fece
capire la realtà.
Ma io ricordo ancora, certo che ricordo, quelle persone
che entravano ed uscivano dalla vita a volte in un attimo, lasciando solo
un’impressione, altre volte segnandomi per sempre. E come si potrebbe non
ricordare, con un senso di gratitudine?
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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