sabato 31 gennaio 2015

…ed io ricordo



Ed io ricordo Franco Parenti in teatro, con quella sua voce particolare, quella lingua strana, nella penombra, solo sul palcoscenico, in un monologo forse dell’Ambleto, ma di questo non sono certo. E poi, anni dopo, ricordo quando a lui venne intitolato un teatro, a Milano.

Anche Romolo Valli ricordo, poiché anche lui ho visto, e pure quando gli venne dedicato il teatro di Reggio Emilia. La fine di un’era, di un momento storico, che passa sulla vita dei singoli in modo diverso, ma è destinato a passare, come ogni cosa umana, perché è naturale sia così.

Quello che rimane e nessuno può rubare è il ricordo, la sensazione di aver preso parte a qualche cosa di importante, magari senza meriti personali ma solo perché le circostanze hanno fatto sì che ciò avvenisse.

Come poi fosse iniziata questa cosa è difficile da spiegare, eppure è quello che ora mi piace tentare di fare, per farmi capire della fortuna che ho avuto, non per vantarmene, che anzi io tendo ad essere vittima, a vedermi sempre perdente nel confronto con le altrui fortune.

Un amico iniziò a farmi apprezzare la musica jazz, io andai a qualche recita pomeridiana al Teatro Comunale di Ferrara, quello ora dedicato a Claudio Abbado, e nello stesso tempo entrai a far parte di un gruppo di amici che, il sabato sera, si ritrovavano per decidere quale film vedere assieme per trascorrere in modo piacevole la serata. Queste le premesse più importanti che mi portarono a ritrovarmi, per alcuni anni, impegnato nell’organizzazione di spedizioni culturali in tutta la provincia di Ferrara ed in quelle vicine, cioè quelle di Rovigo, Bologna, Modena e Reggio Emilia, sino a Verona. Se arrivava un nome noto in un piccolo teatro con uno spettacolo del quale, confesso, sino ad allora non avevo avuto informazioni, io mi mettevo al telefono e prenotavo per quanti erano interessati, poi organizzavo le auto, gli orari, e la spedizione poteva aver luogo. Ci riuscivo abbastanza bene. Credo che grazie a me alcuni abbiano trovato l’anima gemella, più interessati a questo che a Tino Buazzelli o a Vittorio Gassman. Io, in quelle circostanze, ho trovato solo amicizie, ma mi sono divertito da morire, ed è stata una scuola, letteralmente.

Allora muoversi in inverno era sempre una cosa pericolosa. Le nebbia era micidiale, eppure la fortuna mi aveva preso a ben volere, da questo punto di vista. Inoltre viaggiare mi piaceva e mi piace ancora oggi, anche se la nebbia ora la temo.

Poi, lentamente, come in ogni ciclo della vita, le cose mutarono. Il lavoro regolare, i tempi gestititi da impegni seri e non solo da attività meno vincolati e la stanchezza che cominciai ad avvertire la sera portò alla fine di quel momento unico. Feci ancora in tempo a vedere Enzo Jannacci, Ray Charles, Augusto Daolio ed una mitica rappresentazione di danza  Kathakali  ad Oriente Occidente prima di capire che io, le sera, mi addormentavo.

Quella volta che mi ritrovai addormentato in loggione allo Zandonai, nella speranza che nessuno accanto se ne fosse accorto, mi fece capire la realtà.

Ma io ricordo ancora, certo che ricordo, quelle persone che entravano ed uscivano dalla vita a volte in un attimo, lasciando solo un’impressione, altre volte segnandomi per sempre. E come si potrebbe non ricordare, con un senso di gratitudine?





                                                                                   Silvano C.©

( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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