In senso stretto, nell’uso corrente, come s. m., “edificio o
parte di esso”, come si legge nel Vocabolario on line della Treccani.
Questo è esattamente il significato che mi interessa, ora.
Case di Amsterdam |
Non è necessariamente di proprietà, e si può vendere, senza
spezzare in modo completo, mai, i legami che ci legano a quello spazio fisico.
Se penso alla vita dei miei, che è ruotata praticamente
sempre attorno ad una casa da sentire propria, per la quale fare sacrifici
enormi, da lasciare in qualche modo come estremo regalo a chi resta, mi riesce
difficile essere obiettivo e distaccato. Sono figlio di quei genitori, ne ho
ereditato una forma mentale con pregi e difetti, non ne posso fare a meno, e
non mi interessa neppure farne a meno. A loro sono semplicemente grato, per
quanto mi hanno trasmesso. E per quanto hanno fatto.
Di case ne ho vissute tante, alcune perse e confuse nel
tempo, tanto che mi ricordo solo vagamente di loro. Altre attuali, pur se non
più a mia disposizione. In quella sono caduto dalle scale in modo rovinoso,
nell’altra stavo parlando con qualcuno quando mi sono girato di scatto ed ho
sbattuto violentemente la testa ad un muro, che era li da sempre. E poi la
vita, che è trascorsa, le gioie e le litigate folli, l’investimento emotivo a
volte esagerato, i cattivi affari ed i fallimenti immobiliari, il terremoto, la
famiglia che si trasforma, le persone che vanno via per sempre lasciando però la loro
presenza, muta ma fortissima.
Eppure si tratta pur sempre di cose, oggetti materiali,
contenitori di altri oggetti e di persone. E animali. Ricordo un paio di
criceti, qualche canarino, pochi pesci rossi, e molti gatti, che facevano parte
della famiglia, i gatti prima di tutti.
Quando passeggio, dove mi capita di essere, guardo sempre le
case degli altri. Ammiro i praticelli ben tenuti, gli alberi che fanno ombra in
estate, le imposte curate e dipinte secondo la tradizione locale. E anche le
grandi costruzioni, enormi alveari, con mille piccole finestre dalle luci che
si accedono e si spengono secondo una logica tutta loro. E invidio le ricche
ville di chi può permettersele, ma pure la felicità di chi vive in un piccolo
appartamento in affitto, il primo di una conquistata indipendenza.
E mi spiace per chi perde la sua casa o per chi non l’ha mai
avuta. Non è giusto. Troppo dipende da un proprio spazio per potervi rinunciare
a cuor leggero, la stessa dignità ne ha bisogno, e morire nella propria casa è,
in fondo, un grande privilegio.
Silvano C.©( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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