Ad ogni età della vita sono assegnati ruoli, ed ognuno di questi ruoli prevede la presenza o meno degli altri, in forme diverse.
Poi ci sono i luoghi comuni, quelli che vogliono alcune fasi
più felici di altre, per definizione.
Fermandosi ad uno o pochi aspetti è ovvio che la sensazione
muta, che si evolve, ma io non sono per nulla sicuro che durante la mia
infanzia tutto fosse più facile di adesso, o che fossi più felice solo perché
più giovane.
Tornavo a casa e la solitudine mi cadeva addosso come una
coltre pesante, che fingevo di non vedere, di ritenerla naturale. Poi trovavo
cose da fare, da pensare, e mi distraevo, oppure mi nascondevo, in modo da
sparire al giudizio altrui, come se fosse sufficiente. Ero felice in quegli anni?
Per nulla. Lo sarei stato in seguito? Direi di sì, senza esagerare, ma direi di
sì. Con un senso della misura però, o di continua sensazione di dover perdere
le conquiste, le persone, la stessa mia sicurezza.
Poi puntualmente le cose temute si materializzavano, ma non
solo quelle, anche quelle sperate, ovviamente, in un intrigo abbastanza
difficile da sciogliere, da valutare nel suo insieme.
E le persone attorno a me erano felici, lo sono? Credo in
modo analogo. Qualcuno sa nascondere i propri pensieri, si mostra nel solo suo
lato pubblico, usa una maschera perfetta. Altri sono più trasparenti e non
nascondono i problemi, ma tutti vivono situazioni che non posso definire
perfette.
A volte ho persino l’impressione, non essendo io
direttamente coinvolto, che la soluzione per loro sarebbe a portata di mano,
che basterebbe poco per raggiungerla. Che pia illusione. Se fosse vero dovrei
poter applicare pure a me la stessa formula, avere cioè il potere di modificare
ciò che tocco.
Allora ti racconto una storia, brevissima, che vorrebbe
racchiudere un possibile segreto.
Dopo una giornata lunga, magari con problemi o faticosa,
pian piano viene la sera. So di un uomo che con la sera poco a poco capisce che
quanto ha fatto è ormai fatto, che i giochi si sono conclusi, che non ha altro
da aggiungere, e che può riposare, ormai. A volte sa di aver commesso errori,
ma li ha commessi. Altre volte è consapevole che non ha finito un lavoro, ma
ormai non può più finirlo. Ogni tanto è soddisfatto di quanto ha realizzato, o
di quanto ha detto o fatto, di quello che ha ottenuto o dato. Ed anche questo è
ormai successo. È arrivata la sera. Ora può finalmente stare tranquillo, e,
solitamente, è più tranquillo.
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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