Annette Wolkowiczes dorme, nella sua stanza al quinto piano
di un vecchio palazzo, in Rue Ternaux. È notte fonda, quasi l’alba del 16
luglio 1942. Viene svegliata da urla lontane, che all’inizio le fanno credere
di sognare e di essere al parco a passeggiare e sentire i bambini che giocano.
La sua stanza è separata dal resto dell’appartamento, ed è ricavata in uno
spazio che all’inizio era stato pensato come soffitta. Il suo alloggio, del
resto, da un anno, è stato affittato ad una famiglia di ebrei di origine
polacca, e vi può tornare praticamente solo per usare il bagno, ma esclusivamente
di giorno.
La posizione della sua stanza la salva. Quando apre la porta
per guardare verso le scale la raggiungono grida disperate, ordini, rumore di
porte sbattute e di passi veloci. Pensa di scendere a vedere, ma sente
chiaramente una voce gridare che i poliziotti stanno cercando tutti gli ebrei
che vivono nel quartiere, e dice di scappare. Lei lì non ha più nessuno di
famiglia. Il vecchio padre ormai da tempo è in un paesino, al sud. Del
fratello, fatto prigioniero durante i primi mesi di guerra, non sa più nulla.
La madre, per sua fortuna, è morta anni prima. Non può vedere quello che succede.
La notte della grande retata lei si trova nella sua
guardiola, e come le è stato ordinato controlla i movimenti di tutti quelli che
entrano ed escono. Da almeno tre ore però è tutto calmo, e si è assopita sulla
sedia quando si sveglia di soprassalto a causa del rumore dei due grossi
autocarri e delle auto che si fermano esattamente davanti al suo palazzo. La
signora Fusier non sopporta quegli invadenti ebrei, e quando un amico
collaborazionista le ha detto che presto ci sarebbero state sorprese, anche nel
suo palazzo, ha sperato che fosse esattamente questo, ed ora sta succedendo. Si
alza, apre la porta della guardiola, e si mette a disposizione del militare che
la raggiunge in meno di un minuto.
Volcots Annisette, questo nome risulta sul suo passaporto,
ma il viso è il suo, e con questo documento si imbarca da Marsiglia per la
Spagna. In Spagna rimarrà solo il tempo per trasferirsi in una diversa città ed
aspettare il nuovo imbarco, stavolta per gli Stati Uniti. Ha avuto un aiuto
insperato, ed un po’ di soldi, ma vive nel terrore di essere scoperta in ogni
momento. Non ha potuto salvare il padre, però. Quando è scappata da Parigi, il
19 luglio, praticamente muovendosi come una ladra, il suo primo pensiero è
stato per lui, e si è recata al sud. Troppo tardi. Anche in quello sperduto
paesino erano arrivati i cacciatori di uomini, e pure lei avrebbe rischiato di
essere loro preda se uno strano personaggio, probabilmente un falsario prima
della guerra e sicuramente un uomo poco raccomandabile, non l’avesse fatta
entrare in malo modo nella sua abitazione, un po’ ai margini del paesino, e poi
non si fosse presentato come un amico di Pierre Wolkowiczes, suo padre.
Annisette attende la nipotina, Candy Bollow, davanti alla
scuola del quartiere, e intanto pensa al mese successivo, quando, malgrado tutti
la sconsiglino, intende fare un viaggio a Parigi, da sola, dopo oltre 38 anni
da quella notte di luglio. Vuole rivedere quelle strade che con suo marito,
Adrian, non ha potuto visitare, perché lui ha deciso di andarsene prima, per
una neoplasia dal decorso rapidissimo. Nessuno, nemmeno lui, ha mai saputo
della sua origine ebraica, e lei si è allontanata dalla fede dei suoi come un
bisogno profondo di sopravvivenza, del quale inizia a provare una crescente
vergogna, un senso di colpa che poco a poco la scava da dentro, e che vuole in
qualche modo rimuovere, riscattare. Ma deve farlo da sola, deve prima capire,
alla soglia dei suoi sessant’anni.
A Parigi si muove apparentemente senza una meta. I luoghi
che le sembravano fissati indelebilmente nella mente in realtà sono cambiati,
negli anni, e le risulta difficile associare un palazzo o un androne con il suo
ricordo. Entra in un cafè restaurant situato nel suo antico arrondissement, chiede
informazioni su un certo dottor Goldberg, che ha un ufficio nelle vicinanze, e
poi, con il cuore in gola, si dirige dove le è stato indicato. Monsieur David
G. le apre personalmente la porta del suo piccolo locale, è basso, magro, e con
gli occhi curiosi. Sembra un topo con gli occhiali. Le fa poche domande per
capire cosa desidera quella sconosciuta dallo strano accento americano, poi
intuisce anche quanto lei non sa dire, e la fa entrare.
Due ore dopo leggono assieme, in un enorme registro pieno di
nomi, date e destinazioni, che una certa Annette Wolkowiczes è stata catturata
e deportata a Birkenau nel 1942, e che da quel luogo non ha più fatto ritorno. Annisette
annuisce, sbianca visibilmente, non sa dire nulla, e tenta un improbabile ed
improvviso impegno per allontanarsi da Goldberg senza ricevere ulteriori
domande o dare spiegazioni. Lui non le chiede nulla però, si alza con cortesia subito
dopo di lei e l’accompagna alla porta, invitandola tuttavia a tornare, se
avesse avuto ancora bisogno di lui.
La sera stessa una donna col nome sbagliato è in volo su un
aereo dell'Air France sulla
rotta Parigi-Philadelphia, diretta a
casa.
Immagine: Ebrei di Parigi vengono raccolti nel Velodromo d'inverno, nel luglio 1942, e poi deportati ad Auschwitz
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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