Succede che in alcuni giorni si decida di pranzare fuori, giorni
particolari nei quali, se si è in pochi, fa piacere uscire e vedere altre
persone e mangiare cose diverse potendo rilassarsi, parlare un po' e non aver
nulla da preparare o da sistemare dopo. E ovviamente la cosa migliore è quella
di poter assaggiare piatti graditi. Ma questa è solo la premessa. L’antefatto è
la visita al locale e l’incontro col cuoco che mi spiega la sua filosofia per
il menù pasquale. Il concetto base che mi espone è logico e condivisibile:
ognuno può scegliere di ordinare l’antipasto oppure no, e così per il primo, il
secondo e il dolce, in tal modo se qualcosa non piace si passa oltre. Quindi
perfetto. Si prenota per tempo anche se ancora il menù non è stato deciso, per
quello ci vorrà qualche giorno. Il fatto avviene pochi giorni fa. Sulla bacheca
esterna del ristorante viene esposto il Menù di Pasqua, così composto:
Antipasti – Insalata primavera con asparagi, speck cotto
dell’Alto Adige con uova cremose in salsa bolzanina.
Primi – Risotto Carnaroli con asparagi e zenzero.
Mezzelune
ripiene di branzino e mazzancolle e lime.
Secondi – Capretto al forno con rotolini di asparagi verdi e
patate al forno.
Dolci – Colomba pasquale con salsa alla vaniglia e gelato con
limone e salvia.
Commenti sintetici. Ma perché parlare di antipasti se è un solo
antipasto, e lo stesso per i secondi e i dolci? Ma perché su cinque piatti in
tre di questi ci sono asparagi? Se a me personalmente non piacciono gli
asparagi cosa mangio, visto che la scelta che rimane non è particolarmente
ampia?
Sorridi, Viz. A te gli asparagi sono sempre piaciuti, ma sai che
non a tutti sono graditi. In ogni caso, se ti liberi, ci andiamo assieme.
Silvano
C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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