Ci sono luoghi dove siamo passati per una vita e che sembravano destinati ad aspettare che noi continuassimo a ripassarci. E invece no, nulla è mai per sempre anche se non ci può essere rubato, ce ne rimane il possesso immateriale.
Nel tragitto Carpi Ferrara, più raramente in quello inverso, Il bar del ponte di Ponte Motta è stato occasione di una breve sosta. Una pausa caffè, magari l’occasione per comprare un giornale, un cioccolatino. Nulla di particolare, solo il bisogno di ritrovare, la necessità di ripetere e di avere conferme esistenziali.
Qualche rara volta le piene della Secchia ci hanno costretto a lunghe deviazioni perché quel fiume di tanto in tanto diventa minaccioso, e non si accontenta di scorrere dove ci si aspetta che resti, tra i suoi argini.
Durante il periodo natalizio, superato Finale Emilia, si arrivava a Casumaro e nella sua chiesa, prima che venisse semidistrutta dal terremoto, abbiamo visto un presepe particolare, che occupava l’intera navata destra. Un presepe famoso nel territorio.
Credo che l’auto smart del futuro potrà fare ciò che già i somari e i cavalli per secoli non hanno avuto difficoltà ad eseguire: ritrovare la strada di casa senza bisogno di essere guidati.
Di quei viaggi mi rimane addosso il senso del tempo cristallizzato e delle cartoline ormai quasi introvabili. E anche di alcuni bar improbabili dove una sola sosta è bastata a capire che le nostre strade non erano fatte per restare vicine. Con gli anni abbiamo visto, lungo quel tragitto, sorgere forse inutili rotatorie e creare nuove ed ingombranti circonvallazioni che impediscono di vedere il centro dei piccoli centri abitati, cancellandoli per sempre per chi viaggia guardando solo il navigatore.
Ma noi sappiamo qual è il navigatore migliore, no Viz?
Silvano C.©
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