lunedì 11 settembre 2017

l’amore vero è egoista




Kontakthof, scena dallo spettacolo di Pina Bausch
Non ti far ingannare dall’amor che nulla vuole, che ti offre libertà e ti cerca per ciò che sei. Cascaci se vuoi, se ci credi, se questo ti consola ed è nelle tue corde.
Che l’amore non sia mai pietà, condiscendenza, accettazione contro il proprio interesse. Per quello basta un contratto di lavoro o un notaio può stabilirne tutti gli aspetti, o, ancora, la fede può sostenerci.
Ma non chiamiamolo amore.
I vero amore parte da un bisogno travolgente di realizzare sé stessi, da una spinta che opera in natura da milioni di anni e mantiene la vita, è espressione più alta del nostro essere umani con tutti i suoi difetti tramandati generazione dopo generazione, in un lentissimo emendamento da scorie e sovrastrutture culturali deviate.
Io amo per me stesso, perché ne ho bisogno, e se ti incontro quando ti cerco, magari senza neppure rendermene conto, e tu rispondi alla mia domanda in quel particolare momento, mentre sono aperto all’esperienza e sensibile a ciò che offri, allora io ti amo.
Posso cercarti per sesso o per amicizia, per solitudine o per curiosità, perché è arrivato il mio momento o perché mi offri una visione nuova della vita. Puoi anche darmi stabilità o trasgressione, il figlio che cerco o la casa dove tornare la sera, ma in ogni caso ti amo perché prima di tutto amo me stesso.
E puoi seguire anche le mie trasformazioni nel tempo, adattarti a quello che cerco e che muta col passare delle stagioni.
Se non ti adatti, mi perdi. Non sono io che perdo te, perché io so cosa voglio, anche se non ne sono cosciente, ed io voglio solo te che si rispecchia in me.
Ad allora, quando succede, si realizza la cosa più assurda ed inimmaginabile. L’egoismo si ammanta di generosità ed altruismo al punto da ingannare anche sé stesso, e ovviamente tutti gli altri.
Si diventa disposti al sacrificio di alcuni sogni perché altri ne prendono il posto. Si accetta ogni dolore e si è disponibili ad offrire ogni cura ed attenzione perché stiamo, in realtà, curando noi stessi. L’altra persona diventa nostra estensione, e nulla per lei assomiglia a pietà, o a condiscendenza, o a cedimento. Nulla pesa, neppure quello che altri non possono neppure capire, e per questo ci credono migliori di ciò che siamo, mentre sappiamo di non essere mai stati santi, e ci stupiamo di certi loro commenti.
Il vero stupore, lasciatelo dire, riservalo all’osservazione che anche chi ci ama lo fa egoisticamente, e che noi non siamo che un’estensione del suo essere. Questo dovrebbe farci sentire tutti attori attivi della nostra felicità e oggetti inconsapevoli nelle mani altrui. Sino a quando funziona. Sino a quando qualche cosa si interrompe, e finisce, lasciandoci non più protagonisti ma semplici comparse. 

PS del giorno dopo. Tutto quanto ho detto è vero e non lo è. A te discernere ciò che ti sembra giusto, ed onesto, e quello che non lo è.

                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)


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