La
prima volta l’aspettò dietro la curva ma non riuscì ad incontrarla perché Maria,
che stava arrivando in bicicletta, con la ruota anteriore finì su un cubetto di
porfido staccato dal fondo stradale, perse l’equilibrio e cadde malamente. La ragazzina
si sbucciò un ginocchio e lei, che aveva osservato a distanza l’incidente,
decise che poteva rimandare l’incontro. Non c’era alcuna fretta, e l’attendevano
altri appuntamenti più urgenti.
Un
altro incontro venne fissato due giorni dopo la laurea di Maria, e stavolta fu
lei a fare in modo di arrivare tardi. Maria era felice della sua vita e del
risultato che aveva raggiunto. Avrebbe compiuto un breve viaggio negli Stati
Uniti e, subito dopo, l’aspettava un colloquio per il dottorato di ricerca al
quale teneva molto. L’amica non voleva essere importuna, e decise che avrebbe
atteso un po’ prima di ritornare, era meglio scegliere un momento più
favorevole per la sua visita.
Quando
Maria si ritrovò con un tumore al seno e, dopo un intervento chirurgico, iniziò
il ciclo di chemioterapia, l’amica pensò, ma neppure troppo a lungo, che
stavolta sarebbe andata a trovarla. Ci pensò poco perché decise che non ne
aveva voglia, anche se Maria gli era simpatica. Avrebbe avuto davanti molti
anni da vivere ancora, non sarebbe morta alle soglie dei suoi 24 anni, e non
sarebbe mancata un’occasione più adatta.
Maria
incontrò l’amore della sua vita durante la convalescenza. Indossava il camice
di medico del reparto di chirurgia dove era stata operata e si recò nel suo
studio alcune volte per controlli. Fu magnetismo e chimica, e per alcuni anni i
due vissero felici, ognuno convinto che la vita fosse bella e piena di
speranze. L’amica si avvicinò un giorno alla casa nella quale la coppia viveva,
poi cambiò strada, e andò a trovare un anziano che vegetava alla casa di
riposo. Lui certamente aveva più bisogno di visite, e gli avrebbe certamente
fatto piacere vederla.
Con
gli anni la coppia si ritrovò ad affrontare un periodo di crisi e di distacco
crescente. Lui iniziò a cercare altri sorrisi, altri corpi, altre emozioni. Lei
si rinchiuse in un giro di amicizie blindato, senza sbocchi con il mondo
esterno, che tuttavia fece nascere in lui una gelosia sorda ed egoista. Non accettava
che lei potesse avere una vita sua, anche se questo non era vero, mentre per sé
riteneva normale cercare nuovi amori, nuove avventure. Ed iniziò a trattarla
male, ad aggredirla prima con le parole, poi con le mani.
L’amica,
che li osservava appena poteva, si illuse (sì, a volte anche lei si illude,
pensavi forse di no?) che il loro rapporto potesse riaggiustarsi, e ancora una
volta decise che non voleva andare a trovarla.
Trascorsero
quasi dieci anni di violenze crescenti. Maria varie volte dovette recarsi al
pronto soccorso per farsi medicare le ferite che lui le aveva procurato, e
sempre spiegò come risultato di semplici incidenti domestici l’accaduto. Lui però
non si fermò e rese la vita della sfortunata compagna un inferno in terra
riuscendo sempre a dissimulare con tutti la sua vera natura e quanto le stava
facendo. Per vari mesi lei fu terrorizzata al solo pensiero del ritorno a casa
del suo antico amore trasformato in carnefice.
Una
sera lui tornò più nero del solito. La sua amante di quei giorni si era resa
introvabile, lo aveva piantato. Lui, trascorsi esattamente dieci minuti dall'aver varcato
l’ingresso del loro appartamento, dopo averle vomitato addosso ogni genere di
veleno, le piantò un coltello nel cuore.
Quella
volta l’amica decise che sarebbe andata da Maria. Era arrivato il momento di portarla
via da quella vita.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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