sabato 9 settembre 2017

L'amica di Maria




La prima volta l’aspettò dietro la curva ma non riuscì ad incontrarla perché Maria, che stava arrivando in bicicletta, con la ruota anteriore finì su un cubetto di porfido staccato dal fondo stradale, perse l’equilibrio e cadde malamente. La ragazzina si sbucciò un ginocchio e lei, che aveva osservato a distanza l’incidente, decise che poteva rimandare l’incontro. Non c’era alcuna fretta, e l’attendevano altri appuntamenti più urgenti.

Un altro incontro venne fissato due giorni dopo la laurea di Maria, e stavolta fu lei a fare in modo di arrivare tardi. Maria era felice della sua vita e del risultato che aveva raggiunto. Avrebbe compiuto un breve viaggio negli Stati Uniti e, subito dopo, l’aspettava un colloquio per il dottorato di ricerca al quale teneva molto. L’amica non voleva essere importuna, e decise che avrebbe atteso un po’ prima di ritornare, era meglio scegliere un momento più favorevole per la sua visita.

Quando Maria si ritrovò con un tumore al seno e, dopo un intervento chirurgico, iniziò il ciclo di chemioterapia, l’amica pensò, ma neppure troppo a lungo, che stavolta sarebbe andata a trovarla. Ci pensò poco perché decise che non ne aveva voglia, anche se Maria gli era simpatica. Avrebbe avuto davanti molti anni da vivere ancora, non sarebbe morta alle soglie dei suoi 24 anni, e non sarebbe mancata un’occasione più adatta.

Maria incontrò l’amore della sua vita durante la convalescenza. Indossava il camice di medico del reparto di chirurgia dove era stata operata e si recò nel suo studio alcune volte per controlli. Fu magnetismo e chimica, e per alcuni anni i due vissero felici, ognuno convinto che la vita fosse bella e piena di speranze. L’amica si avvicinò un giorno alla casa nella quale la coppia viveva, poi cambiò strada, e andò a trovare un anziano che vegetava alla casa di riposo. Lui certamente aveva più bisogno di visite, e gli avrebbe certamente fatto piacere vederla.

Con gli anni la coppia si ritrovò ad affrontare un periodo di crisi e di distacco crescente. Lui iniziò a cercare altri sorrisi, altri corpi, altre emozioni. Lei si rinchiuse in un giro di amicizie blindato, senza sbocchi con il mondo esterno, che tuttavia fece nascere in lui una gelosia sorda ed egoista. Non accettava che lei potesse avere una vita sua, anche se questo non era vero, mentre per sé riteneva normale cercare nuovi amori, nuove avventure. Ed iniziò a trattarla male, ad aggredirla prima con le parole, poi con le mani.
L’amica, che li osservava appena poteva, si illuse (sì, a volte anche lei si illude, pensavi forse di no?) che il loro rapporto potesse riaggiustarsi, e ancora una volta decise che non voleva andare a trovarla.

Trascorsero quasi dieci anni di violenze crescenti. Maria varie volte dovette recarsi al pronto soccorso per farsi medicare le ferite che lui le aveva procurato, e sempre spiegò come risultato di semplici incidenti domestici l’accaduto. Lui però non si fermò e rese la vita della sfortunata compagna un inferno in terra riuscendo sempre a dissimulare con tutti la sua vera natura e quanto le stava facendo. Per vari mesi lei fu terrorizzata al solo pensiero del ritorno a casa del suo antico amore trasformato in carnefice.
Una sera lui tornò più nero del solito. La sua amante di quei giorni si era resa introvabile, lo aveva piantato. Lui, trascorsi esattamente dieci minuti dall'aver varcato l’ingresso del loro appartamento, dopo averle vomitato addosso ogni genere di veleno, le piantò un coltello nel cuore.
Quella volta l’amica decise che sarebbe andata da Maria. Era arrivato il momento di portarla via da quella vita.

                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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