Cercavo,
dopo mesi, molti mesi, un po’ di biancheria per lui. Eri tu che la tenevi in
ordine, o nel tuo ordine, per dirla in modo più corretto. Non condividevo
alcuni tuoi metodi, lo sai, e ti ho chiesto non so più quante volte di svuotare
quell’armadio…
Certo, ricordo perfettamente, ma non avevo tempo. Lavoravo,
ricordi?
Certo,
è vero. Tu lavoravi, ma avresti potuto sicuramente non accatastare gli abiti in
quel modo. In ogni caso va bene, non è questo il problema. È che non trovo le
sue mutande. Ci sono sacchetti pieni di calze, credo centinaia di calze. E poi
magliette intime, e felpe, e tanto altro, tutto ordinato ed etichettato in modo
perfetto, ti ho sempre invidiata per questo, forse non ti ho mai detto che ti
ammiravo in questo tuo tenere l’ordine. Ma niente mutande.
Grazie del riconoscimento, era ora. Te ne rendi conto tardi
ma finalmente lo capisci.
Lo
so. In ogni caso non trovo mutande. Trovo di tutto tranne le mutande. Te lo
chiederei, se potessi, ma è tardi per farti questa domanda. Decisamente fuori
tempo massimo. Mi sono ritrovato, controvoglia, a riprendere quel lavoro infame
interrotto mesi fa. Mi pesa come poche altre cose. Rivedo poi i tanti sacchetti
che tu hai usato e poi ripiegato. Tagliati secondo il tuo modo particolare, in
modo che si potessero annodare. E comprati assieme, o solo da me quando tu non
c’eri, alla “Casa della carta”, col foglietto scritto da te con le dimensioni. Ma
si può essere più stupidi? Non riesco a buttare qualche sacchetto di plastica.
Lo so, lo vedo e lo capisco. E mi spiace che succeda. Se io
ci fossi questo non capiterebbe.
Infatti.
Non succederebbe. In quel caso li butterei senza troppi problemi. Ora però sono
una prova dell’amore col quale tu ci curavi, e curavi la casa, o tenevi nel tuo
ordine ciò al quale eri affezionata. Ora mi manca la tua presenza, e uno
stupido sacchetto di plastica non ti può sostituire, ma c’è. Lo posso toccare,
dopo che tu lo hai toccato. E sono fregato, in quel sacchetto ti ritrovo, e
non riesco a disfarmene.
Mi
spiace anche per tutte le volte nelle quali ti ho chiesto di tenere in ordine l’armadio.
Tu lo facevi a modo tuo ed io ti prendevo in giro per questo.
Prima lavoravo, e poi ho avuto qualche problema, qualche
piccolo problema, ricordi? Quando finalmente ho ottenuto di andare in pensione
me la sono goduta (si fa per dire) meno di quattro mesi. Avrei preferito
sistemare l’armadio, le calze e le mutande. Mi piacerebbe poterti stirare le
cose come un tempo, lo farei volentieri, perché tu facevi altre cose e ci
dividevamo in modo equo le faccende. Ci dividevamo. Ora non più, ora sono
morta. So che non ami questa parola, ma dovresti cominciare ad abituartici. Sarebbe
ora.
Ho
capito. Mi arrangerò con le sue mutande, per fortuna ne vendono ancora. Ma non
butterò quei sacchetti di plastica, e non sto a rispiegartene il motivo. Ogni cosa
a suo tempo. Tu per divertimento leggevi l’oroscopo, e sai cosa dice il mio per
questa settimana? Pare che abbia Nettuno a favore, con molti effetti positivi
(da non credere) e poi riporta un consiglio. Se ancora non ho le idee chiare
non devo far nulla. Il destino mi indicherà la strada al momento giusto. Ed io
quindi non butto alcun sacchetto.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.