sabato 9 settembre 2017

un sacchetto di plastica




Cercavo, dopo mesi, molti mesi, un po’ di biancheria per lui. Eri tu che la tenevi in ordine, o nel tuo ordine, per dirla in modo più corretto. Non condividevo alcuni tuoi metodi, lo sai, e ti ho chiesto non so più quante volte di svuotare quell’armadio…
Certo, ricordo perfettamente, ma non avevo tempo. Lavoravo, ricordi?
Certo, è vero. Tu lavoravi, ma avresti potuto sicuramente non accatastare gli abiti in quel modo. In ogni caso va bene, non è questo il problema. È che non trovo le sue mutande. Ci sono sacchetti pieni di calze, credo centinaia di calze. E poi magliette intime, e felpe, e tanto altro, tutto ordinato ed etichettato in modo perfetto, ti ho sempre invidiata per questo, forse non ti ho mai detto che ti ammiravo in questo tuo tenere l’ordine. Ma niente mutande.
Grazie del riconoscimento, era ora. Te ne rendi conto tardi ma finalmente lo capisci.
Lo so. In ogni caso non trovo mutande. Trovo di tutto tranne le mutande. Te lo chiederei, se potessi, ma è tardi per farti questa domanda. Decisamente fuori tempo massimo. Mi sono ritrovato, controvoglia, a riprendere quel lavoro infame interrotto mesi fa. Mi pesa come poche altre cose. Rivedo poi i tanti sacchetti che tu hai usato e poi ripiegato. Tagliati secondo il tuo modo particolare, in modo che si potessero annodare. E comprati assieme, o solo da me quando tu non c’eri, alla “Casa della carta”, col foglietto scritto da te con le dimensioni. Ma si può essere più stupidi? Non riesco a buttare qualche sacchetto di plastica.
Lo so, lo vedo e lo capisco. E mi spiace che succeda. Se io ci fossi questo non capiterebbe.
Infatti. Non succederebbe. In quel caso li butterei senza troppi problemi. Ora però sono una prova dell’amore col quale tu ci curavi, e curavi la casa, o tenevi nel tuo ordine ciò al quale eri affezionata. Ora mi manca la tua presenza, e uno stupido sacchetto di plastica non ti può sostituire, ma c’è. Lo posso toccare, dopo che tu lo hai toccato. E sono fregato, in quel sacchetto ti ritrovo, e non riesco a disfarmene.
Mi spiace anche per tutte le volte nelle quali ti ho chiesto di tenere in ordine l’armadio. Tu lo facevi a modo tuo ed io ti prendevo in giro per questo.
Prima lavoravo, e poi ho avuto qualche problema, qualche piccolo problema, ricordi? Quando finalmente ho ottenuto di andare in pensione me la sono goduta (si fa per dire) meno di quattro mesi. Avrei preferito sistemare l’armadio, le calze e le mutande. Mi piacerebbe poterti stirare le cose come un tempo, lo farei volentieri, perché tu facevi altre cose e ci dividevamo in modo equo le faccende. Ci dividevamo. Ora non più, ora sono morta. So che non ami questa parola, ma dovresti cominciare ad abituartici. Sarebbe ora.
Ho capito. Mi arrangerò con le sue mutande, per fortuna ne vendono ancora. Ma non butterò quei sacchetti di plastica, e non sto a rispiegartene il motivo. Ogni cosa a suo tempo. Tu per divertimento leggevi l’oroscopo, e sai cosa dice il mio per questa settimana? Pare che abbia Nettuno a favore, con molti effetti positivi (da non credere) e poi riporta un consiglio. Se ancora non ho le idee chiare non devo far nulla. Il destino mi indicherà la strada al momento giusto. Ed io quindi non butto alcun sacchetto.


                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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