Ed
allora inizio a toccare il tema, ma lo faccio a modo mio.
Io
amo, tra tutti gli animali, soprattutto il gatto. Io amo tutti i gatti. Appena mi
capita di incontrarne uno in strada o a casa di qualcuno ne sono attratto, e
spesso sono ricambiato dalla fiducia che ne ricevo. Il gatto mi trasmette solo
emozioni positive. Se qualcuno di loro inizia a mordermi o a graffiarmi, per
qualche malinteso uomo-gatto, alla fine questo smette perché non reagisco e
finisce che poi mi lecca, così tutto si appiana. Mi piacerebbe un gatto in casa.
Vorrei poter tenere un gatto in casa mia, ma non me lo posso permettere. Vivo in
un appartamento senza giardino, e se avessi un gatto lo costringerei ad una
vita da recluso. Per farmi tenere compagnia manterrei uno schiavo, non un
essere libero come un gatto. Se fosse un maschio magari lo dovrei sterilizzare,
e forse anche se fosse una femmina. E non voglio fare una cosa del genere. Io poi
viaggio, di tanto in tanto ed in modo irregolare, e non potrei portarlo con me.
Limiterei la sua e la mia libertà. Non vorrei neppure affidarlo ad altri. Se mi
assumo una responsabilità, e prendersi un animale domestico è un’assunzione di
responsabilità, devo essere ragionevolmente in grado di mantenerla senza
delegarla ad altri.
Ed
ora il problema, sempre più evidente: l’orso in Trentino. Era praticamente
scomparso prima che qualcuno avesse la pessima idea di assumersi la responsabilità
di comprare ed importare da un altro Paese un certo numero di esemplari di
orso, per ripopolare un territorio relativamente piccolo e fortemente
antropizzato come il Trentino, coi suoi abitanti che con mille attività rendono le sue valli e le sue montagne vitali. A parte la caccia, che non mi
piace e non approvo, e l’eccessiva invasione di impianti di risalita che
deturpano la natura e producono un tipo di turismo utile solo dal punto di
vista economico, il Trentino è abituato da sempre a mantenere un rapporto
positivo con la natura, a viverla, a trasmetterne l’amore. I boschi sono curati
e vi si possono fare escursioni, raccogliere funghi, percorrerne i sentieri in
bicicletta anche con i bambini. Dal punto di vista economico i boschi danno
legno pregiato. Sulle montagne vi sono malghe con alpeggi per bestiame che
producono formaggi, miele ed altri alimenti apprezzati ovunque. Ci sono
fattorie didattiche, si raggiungono rifugi alpini mete di turismo solitamente rispettoso
che produce e riceve benefici dai luoghi visitati. Moltissime baite, anche di
non residenti, permettono di immergersi nella natura partendo dal limitare dei
boschi, e in estate tantissimi, anche dal nord Europa, sono attirati dai suoi
campeggi, dagli alberghi, dalle pensioni e da altre sistemazioni che offrono la
possibilità di godere della montagna in tutti i suoi aspetti.
Poi
è stato introdotto l’orso straniero (sloveno), che non è propriamente un
peluche o l’orso dei cartoni animati, ma un onnivoro del peso di un paio di
quintali che nessuno vorrebbe incontrare a breve distanza in una sua escursione.
Ora,
a quanto è dato conoscere, la popolazione di orsi è in aumento numerico
costante, e sembra aver raggiunto i 50-60 esemplari (molto in anticipo sulle
previsioni del progetto iniziale che ne ha voluto la reintroduzione). Gli incontri
con l’uomo si stanno facendo sempre più frequenti, e gli orsi si diffondono
occupando spazi sempre più ampli. Le regioni confinanti dell’arco alpino
italiano non ne vogliono sapere, e se un esemplare espatria verso nord quasi
sempre viene abbattuto (è già successo un paio di volte).
Il
progetto miope ormai ha prodotto i suoi effetti. Alcuni hanno paura ad
avventurarsi in certe zone dove si recavano anche per
semplici passeggiate. In alcune colonie dove sono ospitati bambini, in estate, è
vietato uscire come si faceva un tempo. Chi aveva attività con animali
domestici pensa di trasferirsi, ed abbandonare il territorio. Gli animalisti
protestano perché vorrebbero che la montagna fosse lasciata agli orsi, che sino
a pochi anni prima non c’erano. Albergatori, turisti, residenti, operatori
economici legati alla montagna ed esperti a vario titolo della vita alpina
cominciano a capire che il progetto è sfuggito di mano e spesso esprimono
opinioni contrastanti tra loro, segno che qualche cosa non torna.
Io
vorrei semplicemente poter andare ancora in montagna e non aver paura, come ha
scritto esattamente oggi un giornalista su un quotidiano locale.
Cosa
succederà domani non lo so prevedere, ma ho il presentimento che la patata stia
diventando bollente e che nessuno vorrebbe bruciarsi toccandola.
Qualcuno
tuttavia dovrà finalmente assumersi la responsabilità di quanto è stato fatto,
e trovare una soluzione che soddisfi tutti. Auguri!
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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