Diversi anni fa, in un momento di sana pazzia, decisi di
comprarmi una canoa, o per meglio dire un kayak, monoposto. Un’imbarcazione
leggerissima, in fibra di vetro, di quelle per intenderci coperte sopra e con
una vestina da indossare e poi da unire all’imbarcazione in modo da formare
quasi un tutt’uno con la barca. La comprai usata, spendendo relativamente poco.
E poi acquistai ovviamente anche la pagaia, il giubbetto salvagente e poco
altro. Le mie prime uscite in acqua furono sui laghi trentini, a Levico,
Caldonazzo e poi sul Garda.
In una stagione particolarmente piovosa si riempì di acqua
pure il Lago di Loppio, tra Mori e Nago-Torbole, e non mi persi l’occasione di
farmi un giro pagaiando tra gli alberi semisommersi, immaginando di essere tra
le mangrovie.
Neppure per un attimo mi sfiorò l’idea di scendere lungo un
torrente.
A me bastava la possibilità di arrivare con l’auto vicino ad
una specchio d’acqua, magari in una stagione non adatta ai bagni, e poi di
esplorare le zone che altrimenti mi sarebbero state impossibili da raggiungere
dopo aver scaricato la barca dal portapacchi. L’operazione allora mi sembrava
facile mentre ora non so se riuscirei a fare quelle cose, grazie ai vari
acciacchi regalo e delizia del tempo che passa.
Fu una stagione breve, quella della canoa, durante la quale
riuscii, credo in un mese di novembre, a scendere in acqua sul Po in piena,
vicino a Pontelagoscuro. Quella fu una vera pazzia, non tanto per il pericolo
di capovolgermi e non di non potermi più raddrizzare, visto che avevo
acquistato sufficiente esperienza con le mie numerose esperienze precedenti,
quanto piuttosto per la corrente fortissima che, appena allontanato dalla riva,
mi sparò di centinaia di metri lontano e impiegai non poco per riguadagnare il
punto dove ritornare a riva. In altre parole ho rischiato di arrivare al mare
senza volerlo.
Mi spinsi anche al mare, ma non ci provai molta
soddisfazione. Gli spazi erano troppo ampi, mi ci perdevo.
Quando, dopo traslochi diversi, non potei più tenerla, la
portai da un amico, e purtroppo, esattamente mentre caricavo la canoa e facevo
manovra con l’auto, spezzai per errore la pagaia. Da allora l’ho rivista
impolverata solo un paio di volte, e non so neppure se il mio amico la conservi
ancora o l’abbia buttata.
La vita è fatta di parentesi, che si aprono e si chiudono. Aggiungo
che possono essere tonde, quadre, graffe o come decide lei. La matematica non
spaventa la vita.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.