sabato 15 novembre 2014

Ti porto un poco in canoa



Diversi anni fa, in un momento di sana pazzia, decisi di comprarmi una canoa, o per meglio dire un kayak, monoposto. Un’imbarcazione leggerissima, in fibra di vetro, di quelle per intenderci coperte sopra e con una vestina da indossare e poi da unire all’imbarcazione in modo da formare quasi un tutt’uno con la barca. La comprai usata, spendendo relativamente poco. E poi acquistai ovviamente anche la pagaia, il giubbetto salvagente e poco altro. Le mie prime uscite in acqua furono sui laghi trentini, a Levico, Caldonazzo e poi sul Garda.
In una stagione particolarmente piovosa si riempì di acqua pure il Lago di Loppio, tra Mori e Nago-Torbole, e non mi persi l’occasione di farmi un giro pagaiando tra gli alberi semisommersi, immaginando di essere tra le mangrovie.    
Neppure per un attimo mi sfiorò l’idea di scendere lungo un torrente.
A me bastava la possibilità di arrivare con l’auto vicino ad una specchio d’acqua, magari in una stagione non adatta ai bagni, e poi di esplorare le zone che altrimenti mi sarebbero state impossibili da raggiungere dopo aver scaricato la barca dal portapacchi. L’operazione allora mi sembrava facile mentre ora non so se riuscirei a fare quelle cose, grazie ai vari acciacchi regalo e delizia del tempo che passa.
Fu una stagione breve, quella della canoa, durante la quale riuscii, credo in un mese di novembre, a scendere in acqua sul Po in piena, vicino a Pontelagoscuro. Quella fu una vera pazzia, non tanto per il pericolo di capovolgermi e non di non potermi più raddrizzare, visto che avevo acquistato sufficiente esperienza con le mie numerose esperienze precedenti, quanto piuttosto per la corrente fortissima che, appena allontanato dalla riva, mi sparò di centinaia di metri lontano e impiegai non poco per riguadagnare il punto dove ritornare a riva. In altre parole ho rischiato di arrivare al mare senza volerlo.
Mi spinsi anche al mare, ma non ci provai molta soddisfazione. Gli spazi erano troppo ampi, mi ci perdevo.
Quando, dopo traslochi diversi, non potei più tenerla, la portai da un amico, e purtroppo, esattamente mentre caricavo la canoa e facevo manovra con l’auto, spezzai per errore la pagaia. Da allora l’ho rivista impolverata solo un paio di volte, e non so neppure se il mio amico la conservi ancora o l’abbia buttata.
La vita è fatta di parentesi, che si aprono e si chiudono. Aggiungo che possono essere tonde, quadre, graffe o come decide lei. La matematica non spaventa la vita.


                                                                        Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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