Lo confesso, ero partito con una domanda provocatoria, ma
non per far polemica, solo per affrontare un tema serio, e riflettere
argomentando, classificando, in sostanza con l’intenzione di dimostrare che la
normalità non esiste, allontanarmi da ogni morale e da ogni moralismo, smontare
qualche eventuale definizione non accettabile, dal mio punto di vista, e
uscirne alla grande con eleganza e correttezza. Senza far torto a nessuno
vorrei citare la risposta di Carla, che mi fa giustamente notare che la
normalità nei rapporti amorosi è una nostra fantasia. Nel regno animale ogni
cosa può essere normale. Cinzia dice che non lo sa, Barbara mi parla di omologazione e Bruno mi fornisce una definizione statistica ma oltre non vuole spingersi
(giustamente). E poi un Dolce Melograno mi parla di assoluta normalità legata
al comportamento istintivo nel gioco di due bambini, che non si fanno questo
tipo di domande, e Daniela che mi parla del comportamento della gente e di
quello che se ne pensa. Ho sintetizzato malissimo, lo so, forse ho pure
frainteso qualche parte, ma ogni risposta mi è piaciuta, ed io sarei rimasto
esattamente su quei temi, avrei portato le mie esperienze, le mie
considerazioni... ma poi, per fortuna, è arrivato Sergio.
Lui mi ha spiazzato, mi ha tolto il mantello della serietà,
mi ha costretto a confrontarmi non con le grandi idee ma con la nostra piccola
umanità, con la poesia, con l’essenza.
Mi ha citato il pezzo di Lucio Dalla che se non lo conosci
devi sentirlo. Vero, reale, di carne e ironico. Parlo di disperato erotico
stomp. È come se mi avesse sparato con una pistola ad acqua mentre io ero
arrivato armato di ogni genere di artiglieria pesante. Ed ha vinto lui. Mi ha
colpito e mi ha fatto capire come sono stupide a volte le armi della logica
elaborata contro la semplicità e l’aggancio con la nostra debolezza. Essere normali è un’impresa
eccezionale, è solo questo, è tutto questo.
E poi, non contento di aver vinto, mi ha voluto spiegare il
senso della vite.
Ha rubato in casa del ladro, ha sottratto antifurti
sotto il naso delle guardie giurate. E poi le viti mi piacciono, accidenti,
pure sul piano emotivo mi ha fregato…
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Ciao Silvano, intanto grazie per le riflessioni condivise qui e altrove.
RispondiEliminaCerto quella vite ha un significato davvero estroverso: un talento, direi, che nella normalità di un chiodo, ad esempio, non c'è, poiché prigioniero, spesso crocefisso, costretto a sostenere qualcosa che probabilmente non ha scelto. Non so spiegare cosa sia esattamente la normalità, ma se assomiglia alla massa condizionata e catechizzata da un pensiero imposto da una qualche istituzione, allora ne faccio a meno e sono diffidente, dissidente a quell'idea di normalità che alza muri altissimi e misti d'opportunismo e ipocrisia. Grazie per l'ospitalità e buona serata, ciao. Cinzia.
L'ospitalità è poca cosa rispetto all'attenzione che mi dedichi, Cinzia, e sono io che ringrazio te. Vorrei ricambiare, in qualche modo, perchè questo per me è un regalo...sulla normalità non aggiungo nulla, credo in realtà sia indefinibile. e pure io penso che non possa mai essere imposta... ciao, Silvano
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