Una FIAT 600 degli anni 60 era lunga 321 cm, larga 138 cm e
pesava 585 kg. Era una piccola utilitaria, economica e senza fronzoli. Non
aveva ribaltabili, airbag, cinture di sicurezza, aria condizionata, sistemi di
frenata antislittamento, sensori di parcheggio e mille altre cose che si sono
aggiunte negli anni, sino ad arrivare alle auto di oggi che hanno tutto o quasi
di serie, ma sono invariabilmente più lunghe, più larghe, più pesanti, e, più
costose.
La 600 di allora durava sino a quando non si avevano i soldi per
cambiare l’auto. Oggi le auto escono già col certificato di morte compreso nel
prezzo, soggette dopo un certo numero di anni ad essere dichiarate obsolete, inquinanti,
insicure, e, se proprio si vuol tenere un’auto con più di 10 anni di vita, si è
considerati quasi dei pezzenti che non si possono permettere di meglio. Non di
rado le vecchie auto sono bloccate in certi orari o in certi giorni da limitazioni
del traffico imposte da misure antinquinamento. Le più costose auto ibride ed
elettriche invece, giudicate erroneamente ecologiche, possono girare dove e
quando vogliono, anche in momenti di divieti.
Vedere una vecchia 600 parcheggiata tra le moderne auto fa
tenerezza, a me in particolare, che su quell’auto ho imparato a guidare ed ho
iniziato a vedere l’Italia. Allora in famiglia eravamo in sei, ed avevamo una
sola auto, quella, quattro posti.
Ora in famiglia siamo in tre, e possediamo due auto, per un
totale di dieci posti disponibili. Allora la patente la prese mio padre, e in
seguito io. Solo anni dopo mio fratello minore. Mia madre, ovviamente, non
imparò mai a guidare. Ora, in famiglia, tutti abbiamo la patente, e mia moglie
usa l’auto quasi più di me, anche se non ama guidare per tragitti lunghi.
Il mondo è mutato in modo sostanziale, anche
dimenticando l’auto. Sono nato in una casa senza riscaldamento, senza servizi
igienici, senza acqua potabile né gas. L’energia elettrica era la sola
concessione al moderno. Ora vivo in un piccolo appartamento non di pregio ma
dotato di ogni fornitura, compreso un ascensore e un’antenna centralizzata. Se volessi
potrei farmi installare una parabola o un condizionatore (il secondo un po’ mi
manca, lo confesso).
Non parlarmi quindi di decrescita felice, non esiste alcuna
decrescita felice, ma solo l’accettazione del fatto che oggi viviamo in una
situazione insostenibile per gli anni che verranno, e la necessaria presa di coscienza
che quanto sino ad ora abbiamo raggiunto non potremo mantenerlo ancora. Solo i
più fortunati, sempre più fortificati, potranno resistere ancora. Del resto chi
va all’estero per cercare lavoro dove si reca se non nei paesi dove la crisi è
meno violenta che da noi, nei quali i consumi non calano come da noi, dove cioè
si rimandano gli effetti della crisi mondiale? Chi fugge dall’Italia non è
assolutamente disponibile a decrescere felicemente. Vuole mantenere o
migliorare il proprio tenore di vita, vuole che i propri studi e le proprie
qualità siano riconosciuti, essenzialmente in termini di opportunità di carriera
ed economiche. Oppure, e capita pure questo ormai, vuole semplicemente lavorare,
rifiutando però le poche possibilità italiane come certi lavori più umili, per
trovare di meglio fuori. Esattamente come feci io quando cercai un lavoro adatto
agli studi che avevo scelto ed ultimato, spostandomi non di paese ma
semplicemente di regione.
La piccola FIAT 600 però simboleggia molto bene il nostro
passato ed il progresso. Ora altri paesi sono inquinatissimi e si stanno
suicidando con i gas che producono per raggiungere il nostro benessere, e
magari superarlo. Siamo un sistema chiuso però, abbiamo un solo pianeta, e la
corsa che abbiamo iniziato non riusciamo a rallentarla o ad indirizzarla in modo
diverso. Il treno corre, con una massa enorme, su un binario, quasi senza
controllo. Le crisi energetica, economica, demografica, politica, ecologica ed
umanitaria innescano integralismi e migrazioni, guerre e malattie, egoismi e
processi disintegrativi che pensavamo superati.
Io non so se sono disperato o se semplicemente rimuovo la
realtà per vivere alla giornata. Non so neppure quanto tempo abbiamo ancora noi
in Italia, in Europa o nel mondo intero. Sicuramente da soli non ci potremo mai
salvare.
Il primo principio della dinamica (noto anche come principio
d’inerzia) dice che un corpo mantiene il proprio stato di quiete o di moto finché
una nuova forza non agisce su di esso. Qui il treno in corsa ci sta tutto.
La teoria delle catastrofi è parte della teoria dei sistemi
dinamici e per catastrofe si intende un brusco mutamento della struttura evolutiva
di un sistema che si ottiene da un piccolo cambiamento esterno o sufficientemente
nuovo. In altre parole una piccola goccia può far crollare la diga, basta che
sia l’ultima.
L’impenetrabilità dei corpi è una proprietà della materia per
cui normalmente due corpi non possono occupare contemporaneamente lo stesso
spazio. Guardati pure attorno, quando esci di casa. Siamo di più o di meno di
venti o trenta anni fa?
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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