venerdì 7 novembre 2014

Altrove


Isabelle Huppert - In another country
In un altro luogo, e anche in un altro tempo, ovunque ma lontano dal solito rimpallare accuse e attribuire responsabilità solo agli altri, estraneo alle mie debolezze ed alle mie meschinità.
Capita di provare questa sensazione, di sentirmi migliore di quanto io sia. 
A volte perché qualcuno me lo dice, in modo esplicito o solo allusivo. Ed allora devo fare uno sforzo non da poco a causa del mio ipertrofico ego per setacciare l’attendibile dall’interessato, il giudizio favorevole ma sincero dalla lusinga.
La stessa operazione, di segno diverso ma logicamente simmetrica, è quella di non dar peso alle critiche pretestuose, di non farmi venire il cattivo umore per le incomprensioni delle mie reali intenzioni e intuire invece le critiche vere, sostanziali e motivate, espresse da persone vicine e anche lontane, ma che colpiscono duro dove mi fa male, dove so, senza forse esserne cosciente, di avere la cute scoperta.

Ripenso con gratitudine a volte a giudizi che mi hanno demolito, fatto ricredere su decisioni o tentativi, messo di fronte senza delicatezza alla mia inconsistenza. Mi hanno aiutato, pur dandomi un dolore immediato o facendo cadere un bel castello costruito sulla fantasia. La cosa bella di queste demolizioni è che spesso sono arrivate inaspettate, e mi hanno permesso di risparmiare il mio suolo per poi ricostruire in modo diverso, su quello stesso sito o su un altro, ma sempre di ricostruire in modo più solido.

Quante volte questo sia successo ora non saprei dire con esattezza, non azzardo numeri e nemmeno tento statistiche. Perfetti sconosciuti, a volte, o conoscenze superficiali e raramente amici stretti mi hanno fatto questo regalo impossibile da valutare ma preziosissimo. E mi hanno mostrato l’altrove, il mondo diverso che c’è appena si apre la propria porta di casa.

Che mondo strano, generatore di paure e di speranze, incapace di leggere in modo logico il passaggio lento dal passato, sempre più passato, a volte persino storico, al breve presente per arrivare all’incombente futuro. Come se fosse giusto rimettersi nel cantuccio caldo della nostalgia invece di affrontare le sempre nuove sfide.

A volte diffido da chi vuole solo spaventare sul futuro perché in alcuni casi ho capito che costui mira esclusivamente al proprio presente, come ad esempio l’assicuratore che vorrebbe vendermi polizze contro ogni possibile sfiga. So che il mestiere dell’assicuratore è quello, ma l’ultima volta che mi è stata fatta la proposta di una nuova polizza, logica e coerente, aggiornata e suadente, ho risposto che se volessi assicurarmi contro ogni accidente dovrei portare tutto quello che ho a disposizione direttamente a loro, e versarlo mensilmente sotto forma di polizza. Credo abbia capito, e non ha insistito.

                                                                                              Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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