(Qui inizia la storia, se ti interessa)
Ventinove si trovava bene a Rovereto, anche se rimpiangeva un po’ Querciolano e quei tempi lontani.
Ventinove si trovava bene a Rovereto, anche se rimpiangeva un po’ Querciolano e quei tempi lontani.
Uscì dalla sue stanze e incontrò subito in strada
Settecentoquarantrè. Questo significava iniziare bene la giornata, perché
quella ragazza gli piaceva, e non poco. Lui sulle prime pensò ad una casualità,
ma lei, un po’ arrossendo, gli si avvicinò e l’avvisò che Uno avrebbe avuto il
desiderio di vederlo.
- No, non ne sapeva il motivo.
- Sì, poteva andare quando voleva, senza fretta, però meglio
se prima di mezzogiorno.
- Sì, anche lei era felice di vederlo.
- Va bene, magari in serata avrebbero potuto trovarsi.
Ventinove con un sorriso che illuminò tutto intorno la
salutò, e la guardò allontanarsi senza perdere uno solo dei suoi movimenti e
dei particolari del suo abbigliamento. Era bella Settecentoquarantrè, molto
bella. E forse lui non le era indifferente. Questo lo pensava, già da un po’
Dopo aver sbrigato due commissioni urgenti passò per un
attimo a guardare il cielo, in un momento di calma di quel negozio non più
vuoto di della Terra 15, di fronte alla chiesa di San Marco, la principale
della città. Ora era diventato una mostra d’arte, un po’ strana a dire il vero,
con una disposizione originale delle varie opere. La cosa interessante però è
che raramente c’era gente in giro, ed il piccolo popolo poteva così uscire
all’aperto direttamente in quello spazio, spostando con cura i vecchi mattoni
che formavano il pavimento per poi rimetterli al loro posto una volta finita
l’escursione in superficie.
Arrivò da Uno allegro e curioso di sapere il motivo della
convocazione inaspettata.
- Entra, Ventinove, ti stavo aspettando, volevo festeggiare
con te. Siediti.
- Festeggiare con me? Cosa, di grazia?
- Oggi è il 1 settembre, è il mio compleanno…
- Accidenti, aug..
- Grazie, Ventinove, ma non amo i festeggiamenti dei miei
compleanni, e oggi faccio un’eccezione solo per te. E quindi dobbiamo brindare.
Quello sì.
Senza aspettare Uno prese una bottiglia e due bicchieri.
Mise i bicchieri sul tavolo accanto al quale Ventinove si era seduto, come
richiesto. Fece saltare il tappo della bottiglia e versò un po’ di nettare
brillante e pieno di bollicine nei due bicchieri. Invitò l’ospite a servirsi e:
- Questo nettare lo produce la famiglia Lunelli, persone in
gamba, e me lo fa arrivare un vecchio amico che da tanti anni non vedo. Lui
vive a Trento. Il suo popolo si trova benissimo proprio sotto le cantine. Un
giorno te ne parlerò, se vorrai. Ma non è questo il motivo della mia
convocazione, e non mi interessa festeggiare i miei troppi anni. Sono stanco,
Ventinove, ed è ora che passi ad altri le responsabilità della guida.
- Ma io…
- Non parlare, per adesso. Ascolta. Tu sei in gamba, sai usare
la testa e sai agire quando serve. Il tuo consiglio di spostarci qui ci ha
aiutato tutti, e non te ne sarò mai abbastanza grato. Ne ho parlato pure con
Novanta, la nostra economa e pesatrice ufficiale. Anche lei inizia ad essere
stanca, dopo tanti anni. Ecco la nostra idea. Tu prenderai il mio posto, a partire
da adesso. Non sarai solo, sia chiaro. Io resterò con te sino a quando ne avrai
bisogno, ma poco alla volta saprai arrangiarti. Anche Novanta ha iniziato da un
po’ ad istruire la mia aiutante giovane più in gamba, Settecentoquarantrè, e la
ragazza fa progressi notevoli. Ormai sa fare tutti i conti con una precisione
incredibile, e come pesatrice è quasi meglio della sua maestra. Tu conosci
Settecentoquarantrè?
Il vecchio Uno, nascondendo perfettamente i suoi pensieri,
rimase in silenzio dopo la domanda, per godersi l’imbarazzo di Ventinove, colto
come un bambino a rubare la marmellata. Non gli era sfuggita la simpatia tra i
due giovani, ma ora fingeva di non essersene mai reso conto.
- Sì, la conosco, da un po’, non so, e… cosa c’entra lei?… e
poi…
- Semplice, Ventinove. Tu diventi il capo, e lei la tua
consigliera. Per i primi tempi io ti invito a consultare anche Settantotto. Lei
ha una conoscenza profonda dell’animo, sa come trattare i maschi del piccolo
popolo, e pure le femmine. Ti sarà utilissima, e a lei farà piacere esserlo, è
generosa come poche. Ma ora vai a casa, Ventinove. Tu sei il nostro nuovo capo,
ma non ci sono decisioni da prendere, oggi, e non credo neppure nei prossimi
giorni. Rifletti su quanto ti ho detto, e torna quando avrai domande. Non prima
di domani però.
Uno, a quel punto, fece un sorriso e fece capire che il
colloquio era finito. Si avvicinò alla porta e fece uscire l’ospite, rimasto
con mille perché inespressi ed altrettante obiezioni. Ci sarebbe stato tutto il
tempo per ogni cosa.
Ventinove uscì e iniziò a girare a vuoto. Di andare a casa
non se ne parlava. Uscire fuori non era il caso, meglio non farlo di giorno.
Avrebbe avuto voglia di vedere Settecentoquarantrè, ma era troppo presto. Si
erano dati il loro primo appuntamento per quella sera. Non era il caso di
anticiparlo, o di andare da lei e metterla in allarme o di preoccuparla. Chissà
poi se Novanta non le aveva già fatto un discorso simile a quello che Uno aveva
fatto a lui? Probabile, conoscendo quei due.
E così trascorse qualche ora percorrendo pensoso le vie della
loro piccola, pacifica e minuscola città. I tempi erano maturi per i mutamenti,
sì, lo erano.
Rovereto è la Città della Pace e, sul Colle di Miravalle,
ospita la Campana dei caduti
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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