lunedì 1 settembre 2014

Ventinove


(Qui inizia la storia, se ti interessa)
Ventinove si trovava bene a Rovereto, anche se rimpiangeva un po’ Querciolano e quei tempi lontani.
Uscì dalla sue stanze e incontrò subito in strada Settecentoquarantrè. Questo significava iniziare bene la giornata, perché quella ragazza gli piaceva, e non poco. Lui sulle prime pensò ad una casualità, ma lei, un po’ arrossendo, gli si avvicinò e l’avvisò che Uno avrebbe avuto il desiderio di vederlo.
- No, non ne sapeva il motivo.
- Sì, poteva andare quando voleva, senza fretta, però meglio se prima di mezzogiorno.
- Sì, anche lei era felice di vederlo.
- Va bene, magari in serata avrebbero potuto trovarsi.    

Ventinove con un sorriso che illuminò tutto intorno la salutò, e la guardò allontanarsi senza perdere uno solo dei suoi movimenti e dei particolari del suo abbigliamento. Era bella Settecentoquarantrè, molto bella. E forse lui non le era indifferente. Questo lo pensava, già da un po’



Dopo aver sbrigato due commissioni urgenti passò per un attimo a guardare il cielo, in un momento di calma di quel negozio non più vuoto di della Terra 15, di fronte alla chiesa di San Marco, la principale della città. Ora era diventato una mostra d’arte, un po’ strana a dire il vero, con una disposizione originale delle varie opere. La cosa interessante però è che raramente c’era gente in giro, ed il piccolo popolo poteva così uscire all’aperto direttamente in quello spazio, spostando con cura i vecchi mattoni che formavano il pavimento per poi rimetterli al loro posto una volta finita l’escursione in superficie.
 
Arrivò da Uno allegro e curioso di sapere il motivo della convocazione inaspettata.
- Entra, Ventinove, ti stavo aspettando, volevo festeggiare con te. Siediti.
- Festeggiare con me? Cosa, di grazia?
- Oggi è il 1 settembre, è il mio compleanno…
- Accidenti, aug..
- Grazie, Ventinove, ma non amo i festeggiamenti dei miei compleanni, e oggi faccio un’eccezione solo per te. E quindi dobbiamo brindare. Quello sì.
Senza aspettare Uno prese una bottiglia e due bicchieri. Mise i bicchieri sul tavolo accanto al quale Ventinove si era seduto, come richiesto. Fece saltare il tappo della bottiglia e versò un po’ di nettare brillante e pieno di bollicine nei due bicchieri. Invitò l’ospite a servirsi e:
- Questo nettare lo produce la famiglia Lunelli, persone in gamba, e me lo fa arrivare un vecchio amico che da tanti anni non vedo. Lui vive a Trento. Il suo popolo si trova benissimo proprio sotto le cantine. Un giorno te ne parlerò, se vorrai. Ma non è questo il motivo della mia convocazione, e non mi interessa festeggiare i miei troppi anni. Sono stanco, Ventinove, ed è ora che passi ad altri le responsabilità della guida.
- Ma io…
- Non parlare, per adesso. Ascolta. Tu sei in gamba, sai usare la testa e sai agire quando serve. Il tuo consiglio di spostarci qui ci ha aiutato tutti, e non te ne sarò mai abbastanza grato. Ne ho parlato pure con Novanta, la nostra economa e pesatrice ufficiale. Anche lei inizia ad essere stanca, dopo tanti anni. Ecco la nostra idea. Tu prenderai il mio posto, a partire da adesso. Non sarai solo, sia chiaro. Io resterò con te sino a quando ne avrai bisogno, ma poco alla volta saprai arrangiarti. Anche Novanta ha iniziato da un po’ ad istruire la mia aiutante giovane più in gamba, Settecentoquarantrè, e la ragazza fa progressi notevoli. Ormai sa fare tutti i conti con una precisione incredibile, e come pesatrice è quasi meglio della sua maestra. Tu conosci Settecentoquarantrè?

Il vecchio Uno, nascondendo perfettamente i suoi pensieri, rimase in silenzio dopo la domanda, per godersi l’imbarazzo di Ventinove, colto come un bambino a rubare la marmellata. Non gli era sfuggita la simpatia tra i due giovani, ma ora fingeva di non essersene mai reso conto.
- Sì, la conosco, da un po’, non so, e… cosa c’entra lei?… e poi…
- Semplice, Ventinove. Tu diventi il capo, e lei la tua consigliera. Per i primi tempi io ti invito a consultare anche Settantotto. Lei ha una conoscenza profonda dell’animo, sa come trattare i maschi del piccolo popolo, e pure le femmine. Ti sarà utilissima, e a lei farà piacere esserlo, è generosa come poche. Ma ora vai a casa, Ventinove. Tu sei il nostro nuovo capo, ma non ci sono decisioni da prendere, oggi, e non credo neppure nei prossimi giorni. Rifletti su quanto ti ho detto, e torna quando avrai domande. Non prima di domani però.

Uno, a quel punto, fece un sorriso e fece capire che il colloquio era finito. Si avvicinò alla porta e fece uscire l’ospite, rimasto con mille perché inespressi ed altrettante obiezioni. Ci sarebbe stato tutto il tempo per ogni cosa.

Ventinove uscì e iniziò a girare a vuoto. Di andare a casa non se ne parlava. Uscire fuori non era il caso, meglio non farlo di giorno. Avrebbe avuto voglia di vedere Settecentoquarantrè, ma era troppo presto. Si erano dati il loro primo appuntamento per quella sera. Non era il caso di anticiparlo, o di andare da lei e metterla in allarme o di preoccuparla. Chissà poi se Novanta non le aveva già fatto un discorso simile a quello che Uno aveva fatto a lui? Probabile, conoscendo quei due.

E così trascorse qualche ora percorrendo pensoso le vie della loro piccola, pacifica e minuscola città. I tempi erano maturi per i mutamenti, sì, lo erano.







Rovereto è la Città della Pace e, sul Colle di Miravalle, ospita la Campana dei caduti 



                                                                           Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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