Quando gli capita la possibilità di poter uscire a far due passi
nella notte perché non ha impegni pressanti e non deve vedere persone ma semplicemente
è padrone di alcune ore del suo tempo, per lui è un regalo.
È diverso, di notte. Nessuna commissione, nessun
appuntamento, nessun incontro programmato ma solo quello affidato al caso, quindi
abbastanza improbabile.
L’odore dei luoghi, se avesse sviluppato maggiormente l’olfatto,
potrebbe essere uno stimolo in più, ma per lui i sensi più importanti, in quei
momenti rubati, sono la vista e l’udito. Predatore e allo stesso tempo preda,
non in senso letterale, spera, esclusivamente per la tensione rilassata ma
pronta che sente in sé.
I felini notturni lo affascinano, hanno la vista adattata
alla visione dei luoghi che ora percorre, sanno muoversi in silenzio, sono
pronti a fuggire o a balzare aggressivi.
E pensa al remake di un film che ha visto, tanti anni prima,
“Cat People”, in Italia “Il bacio della pantera”,
di Paul Schrader con Nastassja
Kinski.
Ecco, quella pantera sicuramente ora lo affascinerebbe e ne sarebbe
preda, ma sono solo fantasie, piacevoli e solitarie.
In realtà lui cerca di rivivere momenti ripercorrendo le
strade di sempre, dove è passato bambino o molti anni dopo. E se non può
materialmente ritrovare i luoghi, pur mutati, scava e ricorda. Si ritrova a
canticchiare una canzone che pensava persa, o si sforza di ritrovare quell’emozione
di una prima volta, ormai per sempre negata. Trova, finalmente, le parole
giuste che gli sono mancate quando gli sarebbero state utili per evitargli la
figura dello stupido.
Rivede lei nella sua gioventù, quando erano giovani
entrambi, e ne sente la mancanza, mentre quando le è accanto non sempre è in
grado di dirglielo o di farglielo capire. I sentimenti umani sono pozzi e
gabbie, irrazionali e inclassificabili, ma non nuovi. Sono già stati vissuti, è
certo, da milioni di altri individui, pensati in altre lingue, descritti
migliaia e migliaia di volte, e, quando arrivano, sembrano solo tuoi.
La notte è bello passeggiare sino a quando, alla fine, nota
che un ragazzo con un berretto calcato in testa ed un giubbotto pedala
lentamente in bicicletta, andando avanti ed indietro senza una meta
apparentemente, e vede che almeno altri due, con la stessa identica
divisa, con biciclette ed uguale atteggiamento si muovono nel quartiere.
È ora di tornare, non è più tempo di fantasticare.
È ora di tornare, non è più tempo di fantasticare.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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