Già da anni lo sapeva, e non voleva accettare del tutto la faccenda, ma non poteva impedirsi di notarla quella stranezza ogni volta che si ripresentava, di registrarla come un dato di fatto, e non sapeva spiegarla in alcun modo razionale.
Dal punto di vista scientifico insomma non sapeva da dove
iniziare, ma ormai era inconfutabile il rapporto di causa ed effetto.
Nulla di misurabile, nessun dato quantitativo insomma, o
almeno nessuno che lui si fosse mai deciso a trascrivere su un quadernetto di
appunti o in una bella ed ordinata tabella informatica come ogni buon
ricercatore che si rispetti sa fare.
Se avesse avuto una raccolta di episodi precedenti, risalenti
ad alcuni anni prima, con date, località, persone, situazione generale,
descrizioni dei fenomeni scatenanti o supposti tali con gli effetti finali,
avrebbe potuto, forse, arrivare ad una qualche conclusione.
E poi chissà quanti gliene sarebbero comunque sfuggiti,
rientrando nella normale casistica del tutto prevedibile dell’errore di
misurazione dovuto allo strumento meccanico, o coperti da quella specie di rumore di
fondo che avvolge ogni fatto umano.
In ogni caso era accertato. Il suo fedele orologio
automatico, che ricaricava ormai da decenni semplicemente col movimento del
polso, percepiva il suo umore e le sue tensioni come un fedele animale domestico.
Quando stava male o aveva problemi perdeva la calma distaccata pure lui,
accelerava o rallentava il suo ritmo, lui, uno strumento, nulla di più di una macchina. Questo non capitava invece quando si
sentiva bene ed era felice, o almeno non lo aveva mai notato.
Il suo orologio, insomma, non si accontentava di misurare
pazientemente il tempo cronologico, ma si faceva influenzare da altro, dalla
sua testa, probabilmente, e dalle tensioni che il suo corpo provava.
Quella sera, quando scese per preparare la tavola per la
cena, rimase stupito dal fatto che l’orologio sulla parete segnava le 20 e16
mentre il suo, al polso non era ancora arrivato alle 20. Qualcosa era successo,
quindi, anche se lui aveva tentato di minimizzare. E fu costretto ad ammettere
che l’orologio aveva ragione.
Silvano C.©
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