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L’invidia è un vizio capitale? Domanda sbagliata, perché presuppone un ordine delle cose che non mi appartiene e con condivido.
L’invidia è un vizio capitale? Domanda sbagliata, perché presuppone un ordine delle cose che non mi appartiene e con condivido.
Quindi ci riprovo.
L’invidia è un sentimento negativo? Ecco, così già mi piace
di più. E la risposta che mi viene spontanea è no, o almeno è no in molti casi,
non in tutti.
Se io invidio in qualcun altro un’abilità che ammiro, che
vorrei possedere e che tento di raggiungere malgrado la mia limitatezza, io
concedo a questi un ruolo superiore al mio, quantomeno nel caso specifico dell’oggetto
dell’invidia, non intendo assolutamente derubare abilità o posizione che non
sono mie o non ancora mie (mi concedo il beneficio della speranza, quindi).
L’invidia così intesa non è mai dissociata dall’ammirazione, e non
mi viene proprio di vederle come sentimenti contrastanti, malgrado millenni di
pensiero mi diano torto. Io posso quindi invidiare pure un amico, oppure una persona
che stimo o dalla quale vorrei considerazione per il mio sentimento non
aggressivo, ma di riconoscimento.
Forse che l’invidia è solo odio impotente? Ma per favore. È da
stupidi aver tali idee in testa, è da giocatori d’azzardo che vorrebbero
diventare milionari e vivere come vivono i ricchi, ma senza pagarne il prezzo.
Nessuna persona sana di mente potrà mai invidiare gli altri
in questo modo “dantesco”, senza tuttavia dover essere per forza un santo. È sufficiente
l’umanità per non essere invidiosi in questo modo, non scomodiamo la santità.
Nel confronto con gli altri è automatico fare confronti, che
tuttavia non generano invidia ma altri sentimenti, ad esempio: senso di inadeguatezza,
desiderio di rivalsa e giustizia sociale, rivalutazione delle rispettive
posizioni, forte critica per posizioni giudicate errate, competizione più o
meno cosciente. In questi casi io ci vedo solo occasioni di miglioramento
personale o sociale, che possono partire anche da un confronto duro. Definire la
lotta di classe come lotta tra invidiosi mi sembra riduttivo, insomma (ammesso
sia di moda la lotta di classe, in questi tempi confusi).
L’invidia più comica che mi viene in mente per concludere è
l’invidia del pene, prima di tutto perché è stata pensata da un uomo, e poi perché
l’uomo eterosessuale sembra cercare esattamente l’opposto, cioè la vagina.
Cosa avrebbe da invidiare una donna all’uomo rendendosi lei
stessa conto di essere oggetto di uguale e speculare attenzione? Forse invidia l’ansia da prestazione? Ecco,
questa probabilmente le manca.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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