Hans è da poco trasferito presso la Krüstermann GmbH & Co di
Coblenza, specializzata in attrezzature civili e militari aeronautiche, quando
inizia ad interessarsi - non solo per lavoro ma anche per motivi personali -
alla sicurezza dei sistemi.
Capita così per caso, navigando in rete a
casa propria per evitare problemi sempre possibili con la ditta se scoperto a
svolgere attività non previste dal contratto di lavoro in orario di servizio,
nel concetto di ridondanza.
Approfondendo il tema si rende conto che è
esattamente quello che lui sta cercando, e rimane un po’ interdetto quando
apprende che una delle tipologie di ridondanza è
quella cosiddetta “in standby”, che prevede l’attivazione diretta ed automatica
di un solo circuito o meccanismo, il “primario” o “master”, mentre un altro, il
“secondario” o “slave”, entra in funzione solo in situazione di emergenza,
quando si blocca o si guasta il “master”.
Avendo un po’ di esperienza non diretta dei
termini che si trova davanti, ma dovuta alla sua frequentazione furtiva di siti
pornografici ed erotici, legge con curiosità e scopre che non soltanto nel
campo del BDSM la sicurezza è fondamentale, ma anche in altri settori. Se per
un amante di specifiche pratiche erotiche la consensualità è fondamentale,
secondo la regola del SSC (sano, sicuro, consensuale), questa condizione è
fondamentale pure per lui e per i suoi fini.
Abbandona le idee che potrebbero distrarlo
in quel momento e pensa al motivo della sua ricerca, cioè a come aumentare la sicurezza
attiva e passiva dei paracadute. Ha a disposizione tutte le informazioni
tecniche, costruttive e di funzionamento, dei modelli della Krüstermann, a partire dalla progettazione e dalla
scelta dei materiali usati sino alle fasi di realizzazione e di collaudo.
Vuole verificare se è possibile aumentare
il livello di sicurezza, aggiungendo componenti “slave” che non vadano ad
aumentare in modo sensibile costi e peso del salvagente aeronautico e che
possano essere poi inseriti nella produzione di serie.
L’occasione arriva quando proprio il suo
gruppo inizia a lavorare su un modello nuovo di paracadute, con un ombrello in
fibra sintetica molto più leggera del solito. La versione
civile, soprannominata provvisoriamente Drakon, è esattamente quella che gli
viene affidata.
Ora, se muove bene le sue pedine, è
convinto di poter mettere la sua firma sotto un progetto innovativo senza
destare gelosie da parte di nessuno e, cosa molto più importante, senza
apparire come il nuovo arrivato che vuol far carriera a spese altrui in modo
scorretto, invadendo campi non suoi. Non ha alcuna fretta perché i tempi sono
commisurati ad un compito assegnato a più di una equipe e non intende essere il
primo a consegnare la relazione, come ulteriore misura precauzionale per
mantenere buoni rapporti. In realtà lui rivede il suo lavoro, lo adatta, lo perfeziona
e lo integra, cioè elimina anche il più piccolo errore di calcolo teorico.
Quando finalmente c’è la riunione in
direzione ed ognuno presenta agli altri il proprio segmento del progetto
completo lui ottiene un successo indiscutibile. Ogni aspetto probabilistico legato
ad un lancio sbagliato col paracadute o ad una sua mancata apertura nelle
condizioni più avverse di tempo meteorologico o di condizioni sia del velivolo
che del paracadutista compreso un suo eventuale svenimento o ferita in fase finale
è stato affrontato.
Nel giro di meno di un mese è pronto un prototipo
del Drakon e per il collaudo viene contattato uno dei migliori paracadutisti
acrobatici dell’intera Germania, universalmente noto per i servizi fotografici
e cinematografici portati a termine grazie alla sua collaborazione e per le
migliaia di lanci al suo attivo in tutto il mondo, in solitaria e con gruppi,
anche numerosissimi.
Il giorno stabilito per la prova lo staff
dirigenziale ed i collaboratori che hanno lavorato al progetto, tra i quali anche
Hans, sono all’aeroporto di Coblenza dal quale si è appena alzato in volo l’Highlander per assistere al lancio ed alla sempre delicata fase di rientro a terra.
L’aereo scompare per un po’ di tempo alla
vista mentre sale alla quota prevista di 15mila piedi. Al momento opportuno,
quando da terra aspettano, l’esperto paracadutista, protagonista di imprese riportate
nelle riviste specializzate, sicuro di sé e senza ombra di apprensione per
quanto lo aspetta e che ha affrontato migliaia di volte, si avvicina al portello
aperto e si lancia nel vuoto dimenticando, forse per distrazione dovuta all'abitudine, di indossare
il paracadute.
(mi sono ispirato liberamente ad un fatto realmente successo, molti anni fa, e che ha coinvolto uno sfortunato quanto espertissimo paracadutista)
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Questo Hans non l'aveva previsto, nessuno può prevedere l'imprevedibile. E' un insegnamento.
RispondiEliminabello.
è illusione prevedere ogni cosa. e le assicurazioni su questo ci fanno fortune :-)
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