Mio fratello Claudio, che dorme in stanza con me ed ha solo sette
anni, gioca con le automobiline ed i soldatini, sembra al di sopra di ogni
sospetto.
Mio padre non va neppure al bar, e di liquori e superalcolici
non ci capisce molto. Talvolta anzi sfiora il ridicolo quando prende bottiglie ormai
vuote di cognac o brandy di marca, forza con attenzione il sigillo di alluminio
per togliere il dosatore, le riempie con imitazioni scadenti da
supermercato e poi le richiude rimettendo a posto tutto come prima. A volte, quando viene qualcuno in visita ed offre agli ospiti il prodotto
della sua contraffazione, io evito accuratamente di farmi vivo. Mi vergogno
come un ladro e non mi va di essere coinvolto in queste piccole meschinità. Ma con
lui non c’è discussione. Certe cose non le vuol capire. In ogni caso pure di
lui, per la questione che mi interessa, mi fido abbastanza. Ha le sue idee e
non nega di averle o di fare quello che fa.
Mia madre mi fa pensare, ma pure lei non credo possa essere,
è impossibile, se solo ci penso un attimo. Non beve neppure vino, a tavola, e
raramente birra. Mai vista bere liquori, amari o superalcolici.
Restano mia nonna e mia zia, che non è in realtà zia mia ma di mia
madre, anche se io la chiamo zia da sempre. Mia nonna e mia zia sono sorelle, una
vedova e l’altra mai sposata. Lavorano in casa, ma da giovani andavano pure “ad
opera”, nei campi, ed hanno la sana cultura delle massaie di una volta, furbe e
lavoratrici instancabili, ma mai un giorno di vacanza, in tutta la vita. Se non
c’è il maiale c’è l’orto, oppure i conigli, o le galline, o il bucato, o il
pane o da sistemare i letti e cucinare e poi pulire.
Anche loro non possono essere, non ci credo. Ci sono
affezionato, non mi mentirebbero mai, mi vogliono bene, mi fanno da mangiare
esattamente tutto quello che voglio, spesso mangio direttamente in cucina, mi
piace di più, a volte tento pure io di cuocere qualcosa, ma più di qualche
budino a due strati (cacao sotto e crema vaniglia sopra) raramente sono
arrivato. Loro mi guardano e poi mettono a posto la montagna di pentole e altri
attrezzi da cucina che ho sporcato, senza sgridarmi. Non possono essere loro,
ne sono certo.
Resta il fatto, però, che la collezione di mignon che ho iniziato
a raccogliere ormai da diversi anni non è esattamente come mi aspettavo che
fosse sino a pochi mesi fa. Non credo di possedere (ma dovrei dire: “di aver
posseduto”) una collezione particolarmente preziosa. Molti pezzi li ho comprati
in confezioni multiple, si vede che sono fatti in serie, con etichette diverse incollate
su bottigliette tutte uguali, e con lo stesso piccolo tappo di plastica di
identico colore.
Ma alcuni esemplari accidenti mi piacevano, me li ero
comprati anche nel corso di piccoli viaggi, ed erano un ricordo. Avevo una
bottiglia di Zabov Moccia, una di Vecchia Romagna, una di Johnnie Walker e
diverse altre originali, col tappo vite, tutte piene e sigillate, o così
pensavo.
Invece, quando dopo molti mesi che non le guardavo mi sono deciso a salire in piedi su una sedia
per vederle e metterle in ordine sulla loro piccola mensola, le ho scoperte quasi
tutte vuote, col piccolo tappo aperto e poi richiuso, ma invariabilmente ed
irreparabilmente vuote.
Non mi capacitavo, mi sono rifiutato di realizzare per un po’.
In seguito ho chiesto a tutti, nessuno escluso, mi sono arrabbiato e ho pure
urlato. E tutti hanno negato tra l’offeso e lo stupito, senza credermi. Ancora adesso
non ho alcuna sicurezza sul responsabile o sulla responsabile. Nessuno, in
casa, ha bevuto il contenuto dei miei mignon, e credo neppure io (a meno che
non lo abbia fatto dormendo) e quindi si sono svuotati da soli, in un modo assolutamente
misterioso. E forse è bene che il mistero tale rimanga.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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