venerdì 2 maggio 2014

Ingorgo


Sente di dover dire, di dover scrivere, lo pagano per questo, ma non sa più cosa aggiungere alle migliaia di pagine che ha scritto nel corso della sua vita, alcune memorabili, che ricorda ancora oggi dopo decenni dalla loro pubblicazione, e che lo hanno reso abbastanza noto anche se non famoso e ricco.
Gli argomenti sembrano giocare con lui, i temi importanti si mostrano un attimo e poi si nascondono. L’ispirazione è sempre più ritrosa, assente, annoiata. Un tempo l’ha amato, e lui l’amava, e sono stati anni stupendi, di scoperte e di lotte, di grandi approfondimenti e di notti passate anche a discutere con sconosciuti sempre con lei, con la sua forza dentro, capace di resistere a critiche e a momenti di tristezza, e anche di vere ma momentanee difficoltà.
Ora però lei si fa negare, quando la cerca. E lo prende in giro, ne è convinto, assolutamente convinto. Si prende gioco di lui quando gli fa credere di aver trovato una nuova via e poi, improvvisamente, gli confonde ogni idea in testa, gli fa nascere dubbi che prima non aveva o, ancor peggio, gli fa perdere il filo logico che sembrava lì, per terra, pronto per essere semplicemente raccolto e riavvolto.
La sua vita privata è sempre più confusa e deludente dopo la morte della moglie, pochi anni prima, l’assenza voluta di figli e la mancanza di contatti seri con i pochi parenti rimasti.
Gli amici li vede, a volte, ma con sempre minore entusiasmo. Un tempo si presentava a casa loro all’improvviso, senza farsene un problema. Poi la moglie lo ha abituato a dare un minimo di preavviso, a chiedere se disturba una sua visita, ed ha perso la spontaneità. Ora, quando gli capita ancora di telefonare, deve essere ispirato, positivo, di buon umore, altrimenti preferisce lasciar perdere.
Il lavoro che per lui era tutto, sostenuto in silenzio dalla moglie, ora non lo soddisfa più. Scrivere non lo completa e non lo fa vivere come pochi anni prima.
Possiede ancora la capacità di raccontare quello che vuole, quando rimane nel campo relativamente ristretto delle sue conoscenze, ed è così che ancora pubblica i suoi sette pezzi settimanali da minimo sindacale, sopravvivendo, ma non vivendo.
Mentre si sta recando al giornale, verso le 10 del mattino, rimane imbottigliato in un groviglio di auto che non si muovono più.
Non si stupisce, anche se non capisce il motivo dell’ingorgo, e stranamente non si arrabbia neppure, mentre attorno a lui in molti iniziano a far suonare i clacson, inutilmente.
Riesce ad astrarsi dalla situazione contingente, anzi, gli sembra che questa sintetizzi perfettamente il momento che sta attraversando, e che sia un’occasione per riflettere che il caso gli sta offrendo.
A volte un contrattempo porta coincidenze fortunate, questo lo sa molto bene, come quando, tantissimi anni prima, tornando a casa con Anna, venne bloccato su una provinciale per il passaggio del Giro d’Italia, e così scoprirono un ristorante che poi, per molti anni, divenne il “loro” ristorante. Che nostalgie. Ora non c’è nemmeno più, prima trasferito in un altro posto, e poi chiuso definitivamente.
Pensa a quello che deve scrivere, appena arriva in ufficio, non ha ancora nulla di pronto, ma in mente il pezzo è abbastanza chiaro. Dovrebbe funzionare.
Un suo amico degli inizi ha smesso di scrivere per i giornali ed ha pubblicato già alcuni romanzi vagamente autobiografici, uno di questi con notevole successo sia con i critici che con i lettori. Lui non è tagliato per i libri, troppa fatica ed impegno pensare ad una storia che si sviluppi con una trama complessa, che regga almeno per 200 pagine e che abbia cose da dire. Al massimo potrebbe scrivere brevi racconti, ed in effetti i suoi articoli spesso sono questo, ma un romanzo serio, no.
Aveva pure tentato, pensando di pubblicarlo sotto pseudonimo, di scrivere un romanzo erotico. Poi però si era ritrovato fisicamente eccitato come un ragazzino ad inseguire fantasie inconfessabili e, tutto sommato, abbastanza squallide, poco credibili e pure prive di originalità. Tempo perso.
Intanto, per fortuna, la colonna sembra muoversi, lentamente,dopo che le sirene di ambulanze e polizia hanno smesso di suonare ormai da più di un quarto d’ora. Si, ci si muove ma inizia a piovere, ed è necessario azionare i tergicristalli. Va ancora molto piano quando una coppia di ragazzi, lei molto carina con una gonna molto corta, e lui altissimo e magro, bussano ai suoi vetri, chiedendogli un breve passaggio, un paio di chilometri al massimo, ma difficili da far sotto quell’acquazzone. Lui li squadra, e guarda lei, bella più che carina, capelli castani ed occhiali da giovane studiosa, e due gambe perfette che fatica a non guardare. Li fa salire facendo scattare le portiere. Lei si siede davanti, accanto a lui, il ragazzo dietro, ed iniziano a ringraziare, a dirgli che è stato gentilissimo, che si stavano bagnando come pulcini, e non stanno zitti un attimo.
Lui risponde a monosillabi alle domande dei due, ed intanto guarda le gambe, e gli occhi, di lei. Vorrebbe avere 20 anni di meno, meglio 30, ed essere al posto di quel ragazzo dietro. Loro hanno la vita davanti, ed il loro entusiasmo è palpabile, solido.
Si ritrova per un attimo a riflettere che i giovani oggi hanno difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, ma quei due non sembrano proprio avere questo tipo di problemi, e gli raccontano di tutto, senza un momento di pausa.
La strada è un lungo rettilineo, e dopo alcuni incroci i due dicono di essere arrivati. Intanto la pioggia ha smesso di cadere, quindi lui accosta e loro scendono, urlandogli ringraziamenti e chiudendo le portiere con enormi sorrisi.
Solo dieci minuti dopo, quando finalmente arriva nel piazzale del parcheggio del giornale e fa per prendere la sua borsa, che di solito tiene appoggiata sul sedile posteriore, si accorge del furto.

(Qui la storia finisce, e non è possibile sapere con certezza cosa contenesse la borsa né conoscere i suoi pensieri che gli arrivano accavallandosi come in un ingorgo inestricabile. Lui non sa scrivere romanzi, al massimo qualche breve racconto senza una vera trama)    
     
                                                                                         Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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