Sente di dover dire, di dover scrivere, lo pagano per
questo, ma non sa più cosa aggiungere alle migliaia di pagine che ha scritto
nel corso della sua vita, alcune memorabili, che ricorda ancora oggi dopo
decenni dalla loro pubblicazione, e che lo hanno reso abbastanza noto anche se
non famoso e ricco.
Gli argomenti sembrano giocare con lui, i temi importanti si
mostrano un attimo e poi si nascondono. L’ispirazione è sempre più ritrosa,
assente, annoiata. Un tempo l’ha amato, e lui l’amava, e sono stati anni
stupendi, di scoperte e di lotte, di grandi approfondimenti e di notti passate
anche a discutere con sconosciuti sempre con lei, con la sua forza dentro,
capace di resistere a critiche e a momenti di tristezza, e anche di vere ma momentanee
difficoltà.
Ora però lei si fa negare, quando la cerca. E lo prende in
giro, ne è convinto, assolutamente convinto. Si prende gioco di lui quando gli
fa credere di aver trovato una nuova via e poi, improvvisamente, gli confonde
ogni idea in testa, gli fa nascere dubbi che prima non aveva o, ancor peggio,
gli fa perdere il filo logico che sembrava lì, per terra, pronto per essere
semplicemente raccolto e riavvolto.
La sua vita privata è sempre più confusa e deludente dopo la
morte della moglie, pochi anni prima, l’assenza voluta di figli e la mancanza di
contatti seri con i pochi parenti rimasti.
Gli amici li vede, a volte, ma con sempre minore entusiasmo.
Un tempo si presentava a casa loro all’improvviso, senza farsene un problema. Poi
la moglie lo ha abituato a dare un minimo di preavviso, a chiedere se disturba
una sua visita, ed ha perso la spontaneità. Ora, quando gli capita ancora di
telefonare, deve essere ispirato, positivo, di buon umore, altrimenti preferisce
lasciar perdere.
Il lavoro che per lui era tutto, sostenuto in silenzio dalla
moglie, ora non lo soddisfa più. Scrivere non lo completa e non lo fa vivere
come pochi anni prima.
Possiede ancora la capacità di raccontare quello che vuole,
quando rimane nel campo relativamente ristretto delle sue conoscenze, ed è così
che ancora pubblica i suoi sette pezzi settimanali da minimo sindacale,
sopravvivendo, ma non vivendo.
Mentre si sta recando al giornale, verso le 10 del mattino,
rimane imbottigliato in un groviglio di auto che non si muovono più.
Non si stupisce, anche se non capisce il motivo dell’ingorgo,
e stranamente non si arrabbia neppure, mentre attorno a lui in molti iniziano a
far suonare i clacson, inutilmente.
Riesce ad astrarsi dalla situazione contingente, anzi, gli
sembra che questa sintetizzi perfettamente il momento che sta attraversando, e
che sia un’occasione per riflettere che il caso gli sta offrendo.
A volte un contrattempo porta coincidenze fortunate, questo
lo sa molto bene, come quando, tantissimi anni prima, tornando a casa con Anna,
venne bloccato su una provinciale per il passaggio del Giro d’Italia, e così
scoprirono un ristorante che poi, per molti anni, divenne il “loro” ristorante.
Che nostalgie. Ora non c’è nemmeno più, prima trasferito in un altro posto, e
poi chiuso definitivamente.
Pensa a quello che deve scrivere, appena arriva in ufficio,
non ha ancora nulla di pronto, ma in mente il pezzo è abbastanza chiaro. Dovrebbe
funzionare.
Un suo amico degli inizi ha smesso di scrivere per i
giornali ed ha pubblicato già alcuni romanzi vagamente autobiografici, uno di
questi con notevole successo sia con i critici che con i lettori. Lui non è
tagliato per i libri, troppa fatica ed impegno pensare ad una storia che si
sviluppi con una trama complessa, che regga almeno per 200 pagine e che abbia
cose da dire. Al massimo potrebbe scrivere brevi racconti, ed in effetti i suoi
articoli spesso sono questo, ma un romanzo serio, no.
Aveva pure tentato, pensando di pubblicarlo sotto
pseudonimo, di scrivere un romanzo erotico. Poi però si era ritrovato fisicamente
eccitato come un ragazzino ad inseguire fantasie inconfessabili e, tutto
sommato, abbastanza squallide, poco credibili e pure prive di originalità. Tempo
perso.
Intanto, per fortuna, la colonna sembra muoversi,
lentamente,dopo che le sirene di ambulanze e polizia hanno smesso di suonare
ormai da più di un quarto d’ora. Si, ci si muove ma inizia a piovere, ed è
necessario azionare i tergicristalli. Va ancora molto piano quando una coppia
di ragazzi, lei molto carina con una gonna molto corta, e lui altissimo e
magro, bussano ai suoi vetri, chiedendogli un breve passaggio, un paio di
chilometri al massimo, ma difficili da far sotto quell’acquazzone. Lui li squadra,
e guarda lei, bella più che carina, capelli castani ed occhiali da giovane studiosa,
e due gambe perfette che fatica a non guardare. Li fa salire facendo scattare
le portiere. Lei si siede davanti, accanto a lui, il ragazzo dietro, ed
iniziano a ringraziare, a dirgli che è stato gentilissimo, che si stavano
bagnando come pulcini, e non stanno zitti un attimo.
Lui risponde a monosillabi alle domande dei due, ed intanto
guarda le gambe, e gli occhi, di lei. Vorrebbe avere 20 anni di meno, meglio 30,
ed essere al posto di quel ragazzo dietro. Loro hanno la vita davanti, ed il
loro entusiasmo è palpabile, solido.
Si ritrova per un attimo a riflettere che i giovani oggi
hanno difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, ma quei due non sembrano
proprio avere questo tipo di problemi, e gli raccontano di tutto, senza un
momento di pausa.
La strada è un lungo rettilineo, e dopo alcuni incroci i due
dicono di essere arrivati. Intanto la pioggia ha smesso di cadere, quindi lui
accosta e loro scendono, urlandogli ringraziamenti e chiudendo le portiere con
enormi sorrisi.
Solo dieci minuti dopo, quando finalmente arriva nel
piazzale del parcheggio del giornale e fa per prendere la sua borsa, che di
solito tiene appoggiata sul sedile posteriore, si accorge del furto.
(Qui la storia finisce, e non è possibile sapere con certezza
cosa contenesse la borsa né conoscere i suoi pensieri che gli arrivano accavallandosi
come in un ingorgo inestricabile. Lui non sa scrivere romanzi, al massimo
qualche breve racconto senza una vera trama)
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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