Erano gli anni 40, si usciva da una guerra disastrosa che
aveva portato morti e tragedie, si iniziava a respirare un’aria di
ricostruzione e di ottimismo. Le donne conquistavano il voto, l’Italia cacciava con un referendum
la debole monarchia che prima ci aveva consegnato al fascismo e poi era fuggita da Roma. Il Paese diventava una Repubblica, con una sua nuova Costituzione.
Negli anni 50 la guerra è ormai lontana, è il momento della
crescita e del boom. La Fiat 500 è la prima auto che tutti o quasi possono
comprare o almeno sognare, e quasi tutti desiderano una casa propria, perché i
soldi girano. Il lavoro è duro ma c’è, per quasi tutti, magari a prezzo di sacrifici
enormi, obbligando a spostamenti dal sud al nord. I meno fortunati devono ancora emigrare oltre i confini nazionali, andando talvolta a morire in miniera, come a Marcinelle, e venendo spesso trattati esattamente come noi oggi trattiamo gli extracomunitari. Si lascia la terra per andare in
fabbrica o a costruire palazzi, a guidare un camion o facendosi assumere
dalla pubblica amministrazione, conoscendo qualcuno giusto.
Siamo italiani, tutti, ed il vizio nazionale di cercare un aiuto al di fuori dei canali ufficiali ha origini antiche, anche se non siamo gli unici a soffrirne. In questo momento ci si vergogna ancora se si viene scoperti a rubare, non si ostenta la ricchezza e l’Unità viene distribuita porta a porta, la domenica, da quegli scomunicati dei comunisti. I festival de l’Unità sono una festa di popolo, che ha anche le sue “Case del popolo”. Inizia il processo di urbanizzazione quasi selvaggia con la costruzione di enormi periferie adatte a nuclei meno numerosi di quelli ai quali si era abituati, e questo farà morire la famiglia patriarcale, il primo e vero stato sociale italiano, ora sempre più ridotto.
Siamo italiani, tutti, ed il vizio nazionale di cercare un aiuto al di fuori dei canali ufficiali ha origini antiche, anche se non siamo gli unici a soffrirne. In questo momento ci si vergogna ancora se si viene scoperti a rubare, non si ostenta la ricchezza e l’Unità viene distribuita porta a porta, la domenica, da quegli scomunicati dei comunisti. I festival de l’Unità sono una festa di popolo, che ha anche le sue “Case del popolo”. Inizia il processo di urbanizzazione quasi selvaggia con la costruzione di enormi periferie adatte a nuclei meno numerosi di quelli ai quali si era abituati, e questo farà morire la famiglia patriarcale, il primo e vero stato sociale italiano, ora sempre più ridotto.
Il decennio
successivo (anni 60) inizia con “La dolce vita”, di Fellini, un “amarcord” ormai
nostalgico del decennio precedente, incapace di vedere le nubi che si stanno
addensando e che sembrano ancora lontane. Ben più attento non alla poesia ma
alla storia è Francesco Rosi, che, con “Mani sulla città”, tre anni più tardi,
mostra a tutti la tragedia che si compie e lo scempio che si fa del nostro
paese, del territorio e dei beni artistici. Ma ancora pochi vedono, perché una
fetta di torta non si nega a nessuno, tutti ne traggono qualche vantaggio e pure mio padre riesce a comprarsi una
Fiat 600 usata. La vita sorride, perché fare gli uccelli del malaugurio? Perché
i sindacati, che difendono i lavoratori, dovrebbero mettere in guardia per
quello che potrà succedere alle generazioni future? La crescita infinita è un
dogma, è così. Non si deve dimostrare, solo accettare. L’alluvione di Firenze,
l’inizio della protesta studentesca (partita dalle classi borghesi, perché le
altre hanno altro cui pensare), le lotte che si fanno più dure e le prime
violenze fanno però capire che il mondo cambia. E ancora ci si illude di
“poterlo cambiare”, quindi l’ottimismo è sempre presente.
I 70 sono densi, tutto velocemente evolve, molto sembra ancora
possibile, iniziano gli atti terroristici, le lotte tra estremismi di destra e
di sinistra, ma sono anche anni di grandi conquiste sociali e civili, come lo
statuto dei lavoratori e la scala mobile (contrattata, tra gli altri,
dall’allora segretario della CGIL Luciano Lama), la legge sul divorzio e la
legge 194. La situazione generale vede i lavoratori organizzati e compatti, una sinistra ancora abbastanza
unita sotto la guida del PCI che col suo segretario generale trova un accordo
con il presidente della DC, Aldo Moro (che sta per essere sequestrato ed ucciso dalle BR), in quello che sarà il breve momento del
Compromesso Storico, in seguito abbandonato dallo stesso Enrico Berlinguer. Alla fine del
decennio il rapporto tra Debito pubblico e PIL è attorno al 60%.
Gli anni 80 iniziano con un film tragico di Margarethe von Trotta “Anni
di piombo” uscito nel 1981, che spezza molte illusioni ma
non ancora le più ingenue.
La reazione ed il terrorismo fanno il loro ingresso nella vita di tutti. L’estremismo politico a certi livelli si confonde con le parti deviate dello Stato. Qualcuno inizia a capire, ma c’è ancora euforia, da ultima festa sul Titanic. Craxi attacca duramente Berlinguer durante il Congresso PSI di Verona ma poco dopo il PCI, sull’onda dell’emozione per la morte del suo segretario, l’uomo onesto e coraggioso capace a suo tempo di criticare l’imperialismo oppressivo sovietico, arriva a risultati insperati, e supera nelle elezioni europee la stessa DC.
La reazione ed il terrorismo fanno il loro ingresso nella vita di tutti. L’estremismo politico a certi livelli si confonde con le parti deviate dello Stato. Qualcuno inizia a capire, ma c’è ancora euforia, da ultima festa sul Titanic. Craxi attacca duramente Berlinguer durante il Congresso PSI di Verona ma poco dopo il PCI, sull’onda dell’emozione per la morte del suo segretario, l’uomo onesto e coraggioso capace a suo tempo di criticare l’imperialismo oppressivo sovietico, arriva a risultati insperati, e supera nelle elezioni europee la stessa DC.
Ma non sono solo comunisti quelli
che lo hanno votato, ed il risultato è effimero.
L’Italia non è mai stato un paese di sinistra, e la sinistra non ha mai trovato
di meglio da fare che dividersi e litigare, riducendo in tal modo la sua forza.
La scala mobile viene messa in discussione e sterilizzata nei suoi effetti da
Craxi. Alla fine del decennio il rapporto tra Debito pubblico e PIL è attorno
al 93%.
Negli anni 90, l’altro ieri, quasi tutto ormai è compiuto,
ma alcune illusioni continuano a rimanere e non vogliono saperne di mollare.
Sono gli anni da bere, con la corruzione che dilaga, i soldi facili per i furbi
ed un debito pubblico che ormai è alle stelle, spendendo, di fatto, le pensioni
dei nostri figli e dei nostri nipoti prima ancora che questi siano nati. Sono anni nei quali i dipendenti pubblici possono andare in pensione dopo solo 19 anni, 6 mesi ed 1 giorno di lavoro, e le donne con famiglia addirittura dopo 14 anni, 6 mesi ed 1 giorno, e questo con la
connivenza di forze politiche e sindacali.
Sono gli ultimi fuochi di una sinistra sempre più isolata e divisa. Nasce il partito della Rifondazione Comunista, ed in un Festival de l’Unità a Bologna, prima che questo avvenga, parlo con compagni sconosciuti della necessità di non dividerci, ma sono solo illusioni. Ed ecco la discesa in campo del grande venditore, che sino ad ora è rimasto nell'ombra di Craxi. E' sempre più autonomo ed in grado di influenzare l’opinione pubblica con le sue televisioni. La scala mobile viene definitivamente abrogata da Amato. Alla fine del decennio il rapporto tra Debito pubblico e PIL è attorno al 113%.
Sono gli ultimi fuochi di una sinistra sempre più isolata e divisa. Nasce il partito della Rifondazione Comunista, ed in un Festival de l’Unità a Bologna, prima che questo avvenga, parlo con compagni sconosciuti della necessità di non dividerci, ma sono solo illusioni. Ed ecco la discesa in campo del grande venditore, che sino ad ora è rimasto nell'ombra di Craxi. E' sempre più autonomo ed in grado di influenzare l’opinione pubblica con le sue televisioni. La scala mobile viene definitivamente abrogata da Amato. Alla fine del decennio il rapporto tra Debito pubblico e PIL è attorno al 113%.
Anni 2000, il decennio che ci ha preceduti, l’illusione di
un’Europa che dall’economia di una Moneta Unica potesse trarre la forza per
un’unione politica vera e forte, senza egoismi nazionalisti, evoluzione dei
primi passi mossi sugli ideali dei padri fondatori.
Però ormai l’Europa è divisa ed è troppo estesa per correggere alcune storture. In Italia l’ascensore sociale si blocca in modo definitivo. Le classi sociali, che qualcuno con molti soldi nega che esistano ancora, di fatto diventano chiuse, come le caste indiane, e non sono quasi più possibili passaggi da quelle basse a quelle altre. Il mercato del lavoro muta in modo drammatico. Ora i figli sono meno protetti e garantiti dei padri, e solo le famiglie sono in grado, se ne hanno i mezzi, di sopperire all’assenza di uno stato sociale.
Alla fine del decennio il rapporto tra Debito pubblico e PIL
è attorno al 116%, il potere di acquisto degli italiani è sotto la media
europea e la disoccupazione cresce in modo sempre più marcato.Però ormai l’Europa è divisa ed è troppo estesa per correggere alcune storture. In Italia l’ascensore sociale si blocca in modo definitivo. Le classi sociali, che qualcuno con molti soldi nega che esistano ancora, di fatto diventano chiuse, come le caste indiane, e non sono quasi più possibili passaggi da quelle basse a quelle altre. Il mercato del lavoro muta in modo drammatico. Ora i figli sono meno protetti e garantiti dei padri, e solo le famiglie sono in grado, se ne hanno i mezzi, di sopperire all’assenza di uno stato sociale.
Quello che segue è ormai cronaca di questi
giorni e tutti se ne possono fare un’idea senza bisogno di leggermi. Per quanto
mi riguarda resto illuso ed idealista, cavalco il sogno di unità della sinistra
di Marx ed Engels, non amo i partiti personalizzati, sono fortemente allergico
ai duri e puri senza disponibilità a compromessi per il bene dell’Italia e dei
meno fortunati, e sono ancora più indisponibile verso chi punta allo sfascio
per poterne avere vantaggi, raccontando favole o soffiando sull’odio.
Ammiro la forza di Don Chischiotte che si
batte per la giustizia a costo anche del ridicolo e vorrei realizzare il sogno
di Spinelli, Rossi e Colorno di un’Europa dei popoli, quindi non solo con una
moneta unica, ma con una politica unica, un solo esercito, una parità di
diritti ed una società fondata su basi
laiche nel rispetto di ogni credo religioso, che rimane libertà individuale,
non legge.
Vorrei un’Europa diversa, ma non uscire
dall’Europa. Non è intelligente tornare alla Lira dell’inflazione a due cifre,
della svalutazione continua per sostenere l’economia a danno dei risparmi, dei
pensionati e dei lavoratori. E ricerco equità, redistribuzione del reddito,
lotta all’evasione ed alla corruzione, in un’Europa che difende i suoi
cittadini.
Molte cose scritte in quest’ultima parte
sono contraddittorie, lo vedo da solo, ma mica ho premesso di essere perfetto,
ho fatto solo riferimento all’illusione.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie
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