Vedo il mondo con i miei
occhi, e non potrebbe essere altrimenti.
Ho vissuto una vita cercando
di trasmettere la conoscenza come un gioco e anche una cosa seria, senza mai
dimenticare queste due entità, talvolta incapace di miscelarle nel modo giusto,
talvolta inadatto ai trasmettere anche una sola delle due, e fallendo.
Altre volte invece sono
riuscito, a modo mio, e con meno capacità, ad imitare alcuni miei maestri del
passato, alcuni miei veri maestri. Ed allora ne sono stato felice.
Se mi guardo intorno ora
però non so quanto è servito il mio lavoro, a cosa sono servito io. Il mondo è
diverso da come lo pensavo e lo penso tutt’ora. Ci sono persone che hanno
sofferto ed hanno rischiato, hanno intrapreso attività commerciali di
successo, si sono battute con gli altri, e non per questo sono state peggiori
di me, anzi. Su di loro si fonda l’economia dell’Italia, non certo su quanto ho
fatto io, rimasto in fondo un bambino, nei miei momenti migliori. Non ho mai
avuto i piedi per terra, in quel senso, e con gli affari sono sempre stato
negato, andando incontro a clamorosi errori di valutazione con alcuni acquisti
importanti.
Io però credo ancora che la
cultura sia importante, anche la cultura disinteressata, quella che non si
raggiunge per i soldi, ma per il piacere estetico di fare una cosa bella,
perché la vera cultura è bella.
La cultura non è noia, mai, anche quando è studio faticoso. Come non è un vero lavoro quello che si fa trovandovi piacere, e come non è vera fatica quella dell’atleta che si allena per raggiungere in modo onesto un risultato. La fatica esiste, è chiaro, ma si dimentica subito dopo averla vissuta, e resta solo la soddisfazione di una sfida vinta.
La cultura non è noia, mai, anche quando è studio faticoso. Come non è un vero lavoro quello che si fa trovandovi piacere, e come non è vera fatica quella dell’atleta che si allena per raggiungere in modo onesto un risultato. La fatica esiste, è chiaro, ma si dimentica subito dopo averla vissuta, e resta solo la soddisfazione di una sfida vinta.
E leggo che secondo alcuni in
televisione o altrove non si trasmette vera cultura, perché chi se ne incarica non ha la
preparazione necessaria, perché guadagna per raccontare storie, e magari è
impreciso e spesso dice delle vere e proprie bestialità.
Benigni è forse
un personaggio sovrastimato, e viene citato dai puristi come un furbo che parlando
di Dante o di Costituzione non fa che abbassare il livello culturale, diffondendo
idee superficiali e portando acqua solo al suo mulino. Non hanno torto i
critici, non tutti i torti almeno. Pure a me vengono a noia certe sue
spiegazioni, infarcite di frasi ripetute, sempre le stesse, come se a volte gli
mancassero le parole giuste. Ne vedo i suoi limiti, almeno alcuni. Eppure lo
difendo, io difendo Benigni.
Difficilmente un professore
colto e preparato riuscirebbe a fare i suoi ascolti in televisione, portando via la
scena a “Paperissima”, a certi film da cerebrolesi, a Bonolis o a mille altre
trasmissioni sul genere citato. Rubare spettatori a questo tipo di trasmissioni è già, da
solo, un merito che deve essergli riconosciuto.
Quella di Benigni forse non
è Cultura, ma sicuramente parla di cultura, parla di cose serie, non di
pettegolezzi o di giochi a premi. Poi certo lui non è il massimo, ma non ci
sono alternative vere, e il panorama della televisione non ci offre nulla di
meglio al suo posto.
Non tutti la pensano come me, ovviamente, e quindi offro un altro punto di vista. Basta cliccare QUI per leggere.
Andrea Camilleri e Tullio De Mauro invece sul comico toscano hanno un'idea simile alla mia. Ti invito quindi a leggere il loro:
La lingua batte dove il dente duole
Non tutti la pensano come me, ovviamente, e quindi offro un altro punto di vista. Basta cliccare QUI per leggere.
Andrea Camilleri e Tullio De Mauro invece sul comico toscano hanno un'idea simile alla mia. Ti invito quindi a leggere il loro:
La lingua batte dove il dente duole
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
Complessivamente, l'articolo mi piace. Non capisco perché non possa essere considerato vero lavoro quello che procura piacere!
RispondiElimina''Ci siamo sempre divertiti -ha rivelato Gassman - lo facciamo anche oggi. La nostra e' una professione che non e' mai stata una professione. E' faticosa, ma e' sempre meglio che lavorare''.
Eliminaecco, questa citazione estrapolata da un articolo un pò più lungo che si trova in rete dovrebbe spiegarti il senso del mio pensiero, Guglielmo... :-)
Aggiungo che sia Camilleri sia De Mauro preferiscono il modo popolare di recitare la Divina Commedia di Benigni a quello impostato di Gassman. Silvano C.
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