Premessa in forma di allegro aneddoto
Tanti anni fa, quando vivevo
a Riva del Garda, e talvolta passeggiavo per il centro, includevo nel mio
vagabondare la zona della Rocca, la fortezza cittadina che deve il suo aspetto
attuale all’intervento degli Scaligeri
che dominarono quella zona attorno al trecento. È circondata da un fossato navigabile, ed è unita alla piazza da un
ponte, soprannominato Pont dei Strachi. Il nome, secondo alcune fonti
(Donato Riccadonna, ad es.), andrebbe attribuito al fatto che su quel ponte
stazionava sempre gente che attendeva di entrare nell’ufficio del lavoro. Per me invece, vissuto a Riva alcuni
anni dopo, il nome era legato al numero sempre variabile di sfaccendati ed
epigoni delle rivolte degli anni precedenti, ora meno politicizzati e un po’
più persi che immancabilmente vi trovavo quando ci passavo, a qualsiasi ora del
giorno o della notte.
Poiché ho sempre avuto
momenti di pazzia infantile, che ho tentato di mascherare sotto una veste di
serietà mentre lavoravo, un giorno, per gioco, ho preso alcuni palloncini, li
ho riempiti di acqua alla fontanella della piazza, e li ho lanciati
agli amici che mi accompagnavano, avendo l’accortezza di non colpirli, perché scherzare mi piace, ma sino ad un certo punto.
Dal ponte mi hanno visto.
L’idea ha colpito ed è piaciuta. Per vari mesi il centro di Riva del Garda ha
subito il bombardamento di gavettoni che non risparmiavano nessuno. È
intervenuta pure la polizia municipale. Credo che un giornale locale ne abbia
parlato. Il mandante per fortuna non è mai stato individuato, ed ora, passati
oltre 30 anni, anche la prescrizione ha estinto quella colpa giovanile.
Da allora ho capito che l’imitazione
può essere un fattore micidiale, che l’idiozia non mediata da un minimo di
autocontrollo può creare danni enormi. Ricordate i sassi lanciati dai
cavalcavia, immagino, per citare un caso ben più tragico e delinquenziale. Non
mi addentro in analisi psicologiche, perché non mi interessano. Sono sempre
stato e resto un istintivo. Se avessi voluto dominare i miei innumerevoli
alunni con mezzi diversi da quelli della mia passione, delle mie urla quando
ero stanco, del mio esempio di serietà nel richiedere impegno dopo averlo
dimostrato a mia volta, malgrado i miei indiscutibili limiti, forse non ci
sarei neppure riuscito. Non mi interessava dominare in questo modo, usando, in
altre parole, la manipolazione. Altri invece intendevano la didattica
esattamente così: il controllo della classe.
Usando queste due modalità
fondamentali, l’imitazione e la manipolazione, si ottiene da
sempre il controllo della società da parte dei vari poteri. Alcuni di questi
poteri sono non fini a sé stessi, ma hanno uno scopo educativo, positivo. Tra
questi io vedo il sindacato, i partiti della sinistra che vorrebbero portare
equità e giustizia, i buoni maestri, i preti quando stanno dalla parte
dell’uomo e non della dottrina, e pochi altri.
Tra i poteri negativi io vedo invece la pubblicità, i partiti e
movimenti demagogici ed opportunisti, i preti reazionari, l’economia che ha
perso di vista il prodotto concreto a vantaggio della finanza, e così via.
Ad esempio è
imitazione positiva aiutare un operaio da parte dei suoi compagni di lavoro, è
manipolazione negativa invece sfruttare la propria popolarità e l’ignoranza di
chi ascolta per imbottire di superficialità, impedendo ogni approfondimento,
offendendo, oppure facendo battute per apparire simpatici ma avendo come fine
chiaro il plagio delle menti altrui, che quindi si imiteranno tra loro, creando
uno spaventoso effetto a catena che farà soccombere tutti quelli che
rinunceranno ad usare la loro testa in favore delle idee del capo. Non servono
esempi, credo, né nella cronaca recente né nella storia del secolo scorso.
I mezzi di comunicazione
sono fondamentali per mantenere questo controllo, e sono loro stessi
responsabili degli effetti negativi che possono produrre.
Poco resta da aggiungere,
credo. Chi mi ha letto sin qui può concludere da solo. Chi mi ha seguito
dedicandomi attenzione sa che esiste una sola cura preventiva: l’educazione.
La scuola pubblica statale, perché
solo quella per me è la scuola che educa alla democrazia e non alla
segregazione, quando è messa in condizione di funzionare, quando non è
ostacolata da altre forze e quando ha insegnanti motivati e responsabili,
fornisce un primo vaccino. Chi legge ed approfondisce i singoli temi dei quali
si interessa difficilmente cadrà preda di infezione. Se poi un tema non si
conosce (e non si può conoscere tutto), occorre aver individuato persone serie
di riferimento, che abbiano dato prove di correttezza ed equità.
Quando la malattia è in
atto, non si parla più di vaccinazione preventiva, ma di cura mediante un siero. I danni ormai ci sono.
Occorre combatterli. Noi ora siamo in questa fase difficile. Ci siamo ammalati.
I vaccinati possono estendere
il loro ombrello protettivo anche sugli altri: dialogo, pazienza, discussione,
tentativo, convinzione, voto, umiltà, fermezza (e molto altro). Ma occorre anche tentare di bloccare l'estensione dell'infezione, ed obbligare tutti, con le buone o le cattive, a rispettare le regole della democrazia usando tutti i mezzi legali che abbiamo a disposizione.
Silvano C.©( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.