Era troppo facile intitolare
questo post: “Ladri di biciclette”. Troppo scontato. Il richiamo al titolo del
poliziesco dello scrittore e giornalista svedese Stieg Larsson è
ugualmente un richiamo, pur se rovesciato, ad un altro titolo famoso: “Uomini
che odiano le donne”, ma è anche adattato ai tempi, è più complesso, almeno
nelle intenzioni.
Io voglio
parlare veramente di uomini (e donne, ovviamente) che amano le biciclette. Di
un amore antico, non legato alla moda dei rampichini o delle due ruote
griffate da 8mila euro, ma alla fatica del lavoro e degli spostamenti per
chilometri su strade sterrate, di un amore che lega un'intera città, Ferrara,
a questo antico mezzo di trasporto, dove le ciclabili solo da poco hanno fatto la
loro parziale comparsa, perché ancora è tutta la città ad essere un'enorme
pista ciclabile e non solo pochi tratti di strada con questa destinazione.
A Ferrara è
bello vedere giovani donne che vanno in bicicletta con le gonne, è normale
vedere anziani che non camminano quasi più andare ancora in bicicletta, a dire
il vero in modo un po’ pericoloso. Non sono sempre belle le biciclette di Ferrara,
quasi mai almeno, sono vecchie ed usate, spesso veri ferrivecchi, che però
hanno ancora un enorme valore commerciale (provate a chiedere quanto costano anche se
usate). I bambini imparano presto ad usarle, e muoversi in centro è quasi
impossibile se non si ha la bici, pena impiegare il triplo del tempo con il
doppio della fatica.
E da epoche
immemorabili a Ferrara, ed in tutta l’Emilia, le biciclette hanno chi le ruba:
i ladri di biciclette.
Ricordo una
storia legata a Carpi e Modena, di molti anni fa. Cronaca di costume, direi,
degna quasi di una novella, avendo voglia di scriverla, sul modello di quelle
che si scrivevano ai tempi della Secchia rapita.
Per essere
breve, quasi tutti i giorni feriali si poteva vedere il mattino, sulla
provinciale da Carpi a Modena, un personaggio andare verso il capoluogo in
bicicletta, pedalando di buona lena per quei non pochi chilometri.
Gli autisti
dei mezzi pubblici e molti automobilisti avevano notato da mesi questa persona,
ed un po’, a livello inconscio, si chiedevano chi fosse, sino a quando sulla
cronaca locale de: “Il Resto del Carlino” uscì un articolo chiarificatore di
quel mistero.
Tutti i
giorni il signor XXX rubava una bicicletta a Carpi, andava a Modena pedalando, la rivendeva e poi
tornava a casa in treno. Lo faceva per bisogno, pare, ma ora non ricordo più i
particolari di quei furti romantici. E non so altro di quel personaggio.
Un tempo però a Ferrara non
era così alto il rischio di furti, tutto sommato limitati nel numero, e ancora
bastava un piccolo lucchettino o ricordarsi di metterle sempre in
posti chiusi per salvarsi. Ad Amsterdam invece, già 30 anni fa, si rubavano biciclette con
una facilità enorme. Ho visto questi mezzi legati con grosse catene da moto ma
senza la sella, o senza una ruota, oppure con la sola ruota rimasta, mentre
tutto il resto della bici era scomparso.
Ora questo capita anche a
Ferrara. In particolare nella zona della stazione sono centinaia le biciclette
ridotte a carcasse inservibili, ma anche in tutto il resto della città
spariscono in un attimo. Chi le ruba però non ama le biciclette. La bicicletta
è sacra, è una protesi che non si tocca, che si deve rispettare. Chi le ruba è
un figlio degenere della città, forse uno che viene da fuori, che poi le
rivende o le porta all’estero, caricate su furgoni diretti ad est.
Perché scrivo tutto questo?
Perché è da anni che si rubano le biciclette, a Ferrara, però io direttamente non ho mai
subito un furto, perché non ho mai comprato bici nuove o appariscenti, e perchè sono
sempre stato prudente, oltre che fortunato.
Recentemente tuttavia capita che devo svuotare il mio appartamento, con ansie e depressioni, e nella sequenza di operazioni per liberare i locali ho sostituito troppo presto una buona serratura nella mia cantina, che devo abbandonare come tutto il resto, montata da me anni fa, col precedente chiavistello e lucchetto esterni. Sono bastati pochi giorni di allentata protezione e mi hanno aperto la cantina rubandomi una delle delle due bici che vi conservavo. Quella alla quale ero meno affezionato, a dire il vero, ma sempre un’ottima vecchia e funzionale amica, che mi ha servito a lungo, malgrado i suoi acciacchi, con buoni freni, cestino anteriore e luci funzionanti con una dinamo, senza diavolerie moderne a led.
Recentemente tuttavia capita che devo svuotare il mio appartamento, con ansie e depressioni, e nella sequenza di operazioni per liberare i locali ho sostituito troppo presto una buona serratura nella mia cantina, che devo abbandonare come tutto il resto, montata da me anni fa, col precedente chiavistello e lucchetto esterni. Sono bastati pochi giorni di allentata protezione e mi hanno aperto la cantina rubandomi una delle delle due bici che vi conservavo. Quella alla quale ero meno affezionato, a dire il vero, ma sempre un’ottima vecchia e funzionale amica, che mi ha servito a lungo, malgrado i suoi acciacchi, con buoni freni, cestino anteriore e luci funzionanti con una dinamo, senza diavolerie moderne a led.
Ciao vecchia bici.
Silvano
C.©( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
bellissimo, davvero molto.
RispondiEliminaNarcisa
Le biciclette sono solo quelle tradizionali. I motorini elettrici a pedalata assistita sono ottimi, aiutano in zone non pianeggianti o le persone anziane, ma non sono biciclette. E oltretutto creano potenziali pericoli per la velocità che possono raggiungere ed il fatto che sono silenziose. Il nome è un escamotage che copre non so quali interessi, ma non rende giustizia alla verità. Inoltre si vedono circolare sulle ciclabili o sulle corsie normali quando a fianco c'è la ciclabile, a puro giudizio di chi le porta. Nulla contro queste due ruote elettriche, sia chiaro, solo non chiamiamole biciclette... :-)
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