sabato 10 agosto 2013

V



Aspetta da ore, dietro la pesante porta del palazzo. In tasca ha un coltello da sub, nuovo, nel fodero, comprato tre mesi prima in un grosso negozio sportivo nella galleria dell’ipermercato di Casalecchio di Reno. È stato un viaggio lungo per lui arrivare sino a Casalecchio, perché da un po’ di tempo fa fatica a guidare, e la sua vecchia Tipo grigio topo metallizzata ma un po’ scrostata del ’90 fa più fatica di lui. Voleva comprare quel coltello e non farsi riconoscere in alcun modo. Ha aspettato gli inizi di luglio, quando è normale comprare attrezzature sportive per pesca subacquea, ed ha atteso pure un momento di ressa alle casse, per pagare, con un bel paio di occhiali da vista, dei quali lui non ha alcun bisogno, ed un berrettino della Yale University ben calcato in testa. Il coltello è affilatissimo, con una parte seghettata, pesante, robusto, lama lucida ed impugnatura anatomica di gomma nera. Ora lo tiene con attenzione, perché non vuole ferirsi, e, ancor meno, lasciare impronte digitali. Non lo ha mai toccato a mani nude, sempre con guanti in lattice, da quando lo ha tolto dalla confezione originale, gettata ormai da tempo nella indifferenziata, ed ora finita chissà dove.


Aspetta da ore, dietro la pesante porta del palazzo, e la sua mente torna a quel giorno tragico di oltre un anno e mezzo fa, quando al telegiornale locale delle 12 leggono una notizia brevissima in cronaca nera: “Il noto gioielliere Vender, alle ore 9:40, alla guida della sua grossa auto ha travolto ed ucciso una giovane di 25 anni, tale Anna Sofritti. Sottoposto agli esami di rito all’automobilista è stato riscontrato un tasso alcolemico triplo del consentito per legge…” non riesce ad ascoltare oltre, Guido; Anna è la figlia di Giacomo, suo amico d’infanzia, che ha visto l’ultima volta una settimana prima. E Giacomo, che vede un po’ di rado, ma col quale non ha mai perso i contatti, è la persona alla quale è ancora oggi più legato, dopo sua moglie ed i suoi figli. Si sentono una o due volte al mese, è vero, ma ogni volta è come se si fossero lasciati solo 5 minuti prima. Ricorda quando ha perso la sua Camilla, dopo un calvario durato tre anni, in seguito ad un intervento al seno. E sorride quando gli torna in mente lo scherzo che lui ha organizzato ai danni della coppia di freschi sposi, con quel finto furto dell’auto addobbata con i fiori da usare per la cerimonia. Scherzo finito con risate da parte di tutti, anche della coppia. No, non doveva capitare anche questo, non è giusto.

Aspetta da ore, dietro la pesante porta del palazzo, e la rabbia gli fa vedere quei mazzi di fiori sempre freschi appoggiati sul marciapiede dove è stata investita ed è morta Anna. Una rabbia sorda e cieca, alimentata solo da una sete di giustizia frustrata. Il Vender è stato condannato, ma non ha fatto un solo giorno di carcere. Non guida ancora l’auto, è vero, ma lo vede ogni tanto sorridente dentro una delle sue tre gioiellerie, dietro i vetri blindati, quella in Via Garibaldi. Per lui la vita continua come prima, se la gode, fa affari anche se è un assassino, va in vacanza, vede gente ed ha una faccia da porco.


Aspetta da ore, dietro la pesante porta del palazzo, e pensa alle tombe in Certosa, lontane una dall’altra, perché il suo amico Sofritti non ha mai avuto il denaro per comprare una tomba di famiglia o anche solo loculi vicini uno all’altro. Sono però in campi vicini, e l’ultima tomba è quella di  Giacomo, morto di crepacuore, o suicidato, qui le voci non sono concordi, meno di sei mesi dopo l’incidente della figlia. Lui ogni tanto va in Certosa, il posto gli piace, ritrova tanti che conosce. Quelli che non conosce, dopo ripetuti passaggi davanti ai loro monumenti funebri o alle loro lapidi, si convince di averli conosciuti.
In Certosa ha l’impressione che la vita sia più accettabile. La moglie non sa che lui ogni tanto, invece di fare i soliti due passi in centro, va nel cimitero. Lì parla con quelli che lo ascoltano, si confessa, dice cose che i vivi non sapranno mai di lui. È con loro che poco a poco ha deciso di vendicare l’amico, raccontando ed ascoltandoli. Lo hanno sconsigliato, è vero, ma non tutti. Un maresciallo severo gli suggerisce, muto, di non fare cazzate, di stare attento a non lasciare nessuna prova, e che se ritiene giusto farlo, che lo faccia senza perdere mai la calma e la concentrazione, senza fare errori.

Aspetta da ore, dietro la pesante porta del palazzo, e sente il bisogno di svuotare la vescica perché la prostata, alla sua età, non gli concede troppa autonomia. Ora è buio. Si azzarda a muoversi, entra nel cortile e trova un cespuglio provvidenziale, ma ha paura di essere visto o udito. Fa in fretta, poi torna dietro la pesante porta, e nessuno lo ha notato.

Aspetta oramai da ore, dietro la pesante porta del palazzo, ed inizia ad essere stanco. Comincia ad avere sempre più dubbi. Ora è del tutto buio e lui vede un po’ nero, in tutti i sensi, scorge difficoltà impreviste, comincia  a pensare che potrebbero separarlo per sempre da sua moglie e dai suoi figli.
Non prova pietà per l’assassino, ma si rende conto che da mesi lui stesso ragiona come un assassino, anche se per vendetta, per sete di giustizia, per pareggiare i conti.
Esce dal nascondiglio e va in strada, quasi stupito dello strano silenzio attorno. Non passa nessuno. Percorre a piedi vicoli e piazzette, sbuca in Via Saraceno, si avvicina alla sua bicicletta parcheggiata davanti ad una libreria con molti testi ebraici, toglie la catena, sale in sella e pedala passando per il Listone sino al ponte sul canale di Burana, in Via Bologna.  Qui si affaccia dal parapetto, getta il coltello, poi si dirige in Via Argine Ducale. La moglie tornerà solo tra qualche ora, dopo aver trascorso la giornata con la vecchia madre.


Il gioielliere Vender, quel giorno, è vittima di una rapina. Brutalmente aggredito, morirà dopo 20 giorni senza riprendere conoscenza. Lui questo lo scoprirà solo il giorno dopo.


                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

1 commento:

  1. La 'galera' nella vita non sempre la si vive dentro un penitenziario,a volte la si vive nel cuore,e nn dà mai la libertà,ma la gente non la vede, vede solo un'ingiusizia.

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