lunedì 12 agosto 2013

Valentina


Da ragazzina era sveglia, riservata, di ottima famiglia, educata. Sicuramente matura per la sua età.

Un 14 febbraio un insegnante un po’ giocherellone la fece uscire dall’aula, assieme ad altri due suoi alunni di altre classi, che si chiamavano Valentino entrambi. I poveri sventurati risposero, uscirono dalle loro aule dove in quel momento stavano seguendo le lezioni, l’insegnante pazzo, che aveva un’ora libera, si fece seguire in una stanza, spiegò loro le sue tragiche intenzioni, mostrò le ali di cartone e le ghirlande, sempre di cartone, che aveva ritagliato ed assemblato usando il prezioso materiale didattico scolastico  di facile consumo e li fece “vestire”.
I tre Santi Valentini poi, con grande diletto dell’insegnante stesso, delle classi che via via andarono a disturbare, di alcuni colleghi insegnanti (non tutti ad essere onesti) e dei bidelli che videro questa strana processione assolutamente non autorizzata dal preside, bussarono ad ogni porta, si presentarono, spiegarono che nell’atrio della scuola, durante l’intervallo, ci sarebbe stata un’urna bella quale, chi avesse voluto, avrebbe messo un biglietto indirizzato ad una compagna o ad un compagno di qualsiasi classe, con una breve frase adatta all’occasione. Dopo l’intervallo, gli stessi "Valentini" avrebbero recapitato agli interessati il messaggio loro indirizzato. Iniziò così una breve tradizione, in quella scuola, e Valentina non perdonò mai quell’insegnante pazzo (forse...).

Poco tempo dopo un gravissimo fatto di cronaca nera rese Valentina orfana di padre ma la vicinanza della madre, la sua maturità, ed il tempo, la aiutarono a superare, almeno in parte, quella assurda tragedia.

Anni dopo, molti anni dopo, Valentina, con la madre,  incontra casualmente quel vecchio insegnante pazzo. Ora lei è un medico, è bella e sicura di sé, ma è rimasta educata, quasi modesta, una bellissima persona insomma. Lui scherzando le dice che non le spiacerebbe prenderla come medico personale. Lei spiega che è specializzata in pediatria, ma lo dice senza ironia, perché sa rispettare gli altri, lo ha sempre saputo fare.
È il vecchio insegnante pazzo che invece, al posto di lei, non impiega più di pochi secondi per concludere come si dovrebbe quella conversazione, solo mentalmente però:
 - In effetti io ora non ho bisogno di un pediatra ma piuttosto di un geriatra -

                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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