Da ragazzina era sveglia,
riservata, di ottima famiglia, educata. Sicuramente matura per la sua età.

I tre Santi Valentini poi,
con grande diletto dell’insegnante stesso, delle classi che via via andarono a
disturbare, di alcuni colleghi insegnanti (non tutti ad essere onesti) e dei
bidelli che videro questa strana processione assolutamente non autorizzata dal
preside, bussarono ad ogni porta, si presentarono, spiegarono che nell’atrio
della scuola, durante l’intervallo, ci sarebbe stata un’urna bella quale, chi
avesse voluto, avrebbe messo un biglietto indirizzato ad una compagna o ad un
compagno di qualsiasi classe, con una breve frase adatta all’occasione. Dopo
l’intervallo, gli stessi "Valentini" avrebbero recapitato agli interessati il
messaggio loro indirizzato. Iniziò così una breve tradizione, in quella scuola,
e Valentina non perdonò mai quell’insegnante pazzo (forse...).
Poco tempo dopo un
gravissimo fatto di cronaca nera rese Valentina orfana di padre ma
la vicinanza della madre, la sua maturità, ed il tempo, la aiutarono a
superare, almeno in parte, quella assurda tragedia.
Anni dopo, molti anni dopo,
Valentina, con la madre, incontra
casualmente quel vecchio insegnante pazzo. Ora lei è un medico, è bella e
sicura di sé, ma è rimasta educata, quasi modesta, una bellissima persona
insomma. Lui scherzando le dice che non le spiacerebbe prenderla come medico
personale. Lei spiega che è specializzata in pediatria, ma lo dice senza ironia,
perché sa rispettare gli altri, lo ha sempre saputo fare.
È il vecchio insegnante
pazzo che invece, al posto di lei, non impiega più di pochi secondi per
concludere come si dovrebbe quella conversazione, solo mentalmente però:
- In effetti io ora non ho bisogno di un pediatra ma piuttosto di
un geriatra -
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.