Se piangere è un diritto comporta sicuramente il suo rovescio della medaglia, un dovere. Qualche volta avrei dovuto e non l’ho fatto. Ancora oggi le lacrime non arrivano ma dovrebbero. Non era sufficiente l’amore, evidentemente, quella è stata la vera colpa. Qualche volta invece ho pianto e mi è stato detto, sbagliando, di non farlo. Difficile capire dove si deve e dove si può, com’è difficile amare ed essere riamati allo stesso modo. Quando capita è un dono da non buttare, che rimane oltre il tempo e lo spazio, malgrado quello che la vita fa accadere e tenterebbe di nascondere. Amare è un atto libero, la volontà può poco. Se intervengono la razionalità ed il senso del dovere o della giustizia non vorrei quel tipo di amore, lo confonderei con la pietà. Meglio un doloroso no di un falso sì, probabilmente, di un sì a pagamento, comprato come una merce o ricevuto per sdebitarsi, per cortesia o riconoscenza.
Nella fisica dei magneti tutto è apparentemente più facile. O ci si attrae o ci si respinge, ma basta capovolgere la calamita invertendone la polarità per cambiare ogni cosa. Forse neppure le calamite hanno vita facile, a ripensarci. Piangere rimane un modo da non scartare, esattamente come non bisogna mai scordare di ridere. Ciao, Viz.
Silvano C.©
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