domenica 8 novembre 2020

Qualcosa brilla

Nella notte è facile, se si vive in posti abitati, vedere qualche cosa di illuminato attorno. Se si vive lontano da tutto e tutti rimane il cielo stellato, e, quando vuole, la Luna. Il buio totale è un’esperienza in fondo rara, che si può provare in una caverna, in una piccola stanza senza alcuna spia accesa né fessura, oppure chiudendo gli occhi e non immaginando la luce. E la luce ha il potere di diffondersi contrastando il buio, che, a ben pensare, dovrebbe essere assoluto tranne dove la luce stessa nasce. 

La luce è generosa, e si consuma. Si genera con un atto d’amore, che forse non è eterno. Una passione sfrenata è un lampo, acceca e poi spesso si spegne, o si affievolisce. La supernova esplode in una luce inimmaginabile, distruttiva, e poi si richiude in un’assenza di luce completa, forse per sempre, e ferma la luce residua che vorrebbe continuare a diffondersi. 

Forse dovremmo tenere cara la luce che vediamo, a partire da quella delle piccole candele, perché per produrre quella luce le candele poco a poco muoiono. Ed è per questo che qualcuno onora i morti con piccole luci. Mia madre mi ripeteva che in casa voleva la luce accesa e che avrebbe avuto il buio anche per troppo tempo dopo la sua morte. 

Oggi ho saputo che è morta una persona. La conoscevo. Mi aveva accolto nella sua casa. Se potrò la saluterò, altrimenti credo che capirà. La sua luce, lentamente, si è spenta. Se chiudo gli occhi immagino sempre qualche cosa ed è la luce che mi permette di vedere. 

Le luci allegre che iniziano ad anticipare il Natale, e che sempre più spesso, malgrado la situazione di questi mesi, inizieranno a diffondersi, devono essere vissute per quello che sono, l’attimo che fugge e che sorride. Sono una promessa che non è necessario mantenere a tutti i costi, e quando compriamo un almanacco non ci illudiamo certo che l’anno che verrà sarà davvero tanto migliore di quello che abbiamo appena passato. 

Se ricordi, Viz, in un negozio che recentemente hanno chiuso, ti sei comprata un’agendina per l’anno dopo. Non hai avuto il tempo di aprirla neppure al primo gennaio. La tua luce si è spenta circa due settimane prima, perché l’amore consuma, e l’agendina è rimasta intatta. Ora non so se stanotte sarà bella, ma so che le stelle, ovunque, anche quelle morte milioni di anni fa, continuano a mandarmi la loro luce. Io non la vedo sempre, non di tutte, ma la luce che viaggia nella notte rimane, sia che la veda sia che non la veda.

                                                                          Silvano C.©   


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