martedì 3 novembre 2020

la festa

 Esiste un filo sottile che lega varie circostanze della nostra vita, in sequenza, e poi esiste un sistema tassonomico, quasi da antica schedatura bibliotecaria, che unisce eventi tra loro omogenei per periodo o per area di interesse.

Immaginate la passerella finale tra luci e musica delle ballerine, del capocomico, dei comprimari e di tutti i personaggi che hanno appena concluso la rivista, e che ora salutano il pubblico con i loro abiti di scena migliori, con più lustrini, lunghe gambe e tacchi alti, seni mostrati generosamente, piume e sorrisi, mani allegre che salutano e ammiccamenti. Molti non sanno neppure cosa sia stata la nostra rivista. L’avanspettacolo dal secondo dopoguerra è arrivato sin quasi agli anni settanta, e poi pian piano è diventato spettacolo a luci rosse e infine è morto, senza clamore ma con alcuni rimpianti e molte nostalgie. È stato tentato un recupero, subito fallito, negli anni ottanta. Avevano messo in scena “Bentornata signora rivista”, che si è rivelato uno spettacolo senza novità, nessuna possibilità di far rinascere un genere finito col raggiungimento del benessere sociale.

Dopo aver immaginato questa passerella finale, che logicamente richiama gli inchini che tutti gli attori fanno al pubblico dopo una recita, con varie aperture e chiusure del sipario, pensate alle feste che si fanno alla conclusione di un periodo particolare. Ad esempio i festeggiamenti per un collega che va in pensione, o quelli che a volte si organizzano poco prima della chiusura delle attività per il periodo natalizio. O ancora il cenone di capodanno, quando capita di vedere tanta gente e tutti più o meno devono essere allegri.

In tutti questi momenti c’è un’aria di allegria che non riesce in nessun modo a staccarsi completamente dalla tristezza per un ciclo che si chiude, per un anno finito, per amici che si allontanano, per le promesse di non perdersi di vista che, molte volte, già sappiamo che non saranno rispettate.

Le ballerine sulla passerella non le vedremo più scintillanti come sono in quel momento. Incontrandole fuori dal piccolo teatro si mimetizzeranno tra tutta l’altra gente. Quando rivedremo un ex collega a volte non sapremo neppure quando ci siano incontrati l’ultima volta. E quel momento di capodanno, dopo un pò, sarà storia passata. Possiamo dire che ci siamo stati però, o che abbiamo partecipato a tutte quelle occasioni, mescolando emozioni.

La festa finale, il funerale, è una sintesi della nostra vita che fanno gli altri, con la nostra assenza in presenza. Di questi tempi sono state negate troppe feste finali, e non è colpa di nessuno, ma sono state negate dalle circostanze. Qualcuno è stanco della situazione, vorrebbe ritornare alle feste, e non solo ai funerali. Io spero che presto sia di nuovo possibile. E poi mi sarebbe piaciuto che al rinfresco del tuo funerale tu avessi potuto partecipare sorridendo per salutare tutti e promettere che saresti certo tornata prestissimo, che le occasioni non sarebbero mancate anche se per un po' ci saremmo persi di vista. Se una festa doveva essere, che finalmente festa sia, Viz.

                                                                          Silvano C.©   


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