lunedì 2 novembre 2020

il giorno dei Morti

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Solo i grandi, i veramente grandi, sanno morire nel giorno giusto, ché la scelta di quando e se venire al mondo non è dipesa da loro. E lo fanno scegliendo il momento perfetto, esattamente quando qualcuno blatera di anziani che devono farsi da parte, aggiungendo all’idiozia del concetto altrui la propria ironia feroce con una presa di posizione inappellabile. Chi segue la cronaca sa di chi parlo, e non serve dire altro, perché lui mancherà pure a me, come mi mancano tanti altri che poco a poco ci hanno lasciato.

Per noi miseri tra i tanti, persone senza glorie né santi in paradiso, uniformi anche se unici, restano rimpianti quantitativamente molto inferiori quando viene il momento che scegliamo, o che ci viene dato. La loro qualità tuttavia non è inferiore, perché basta uno solo a ricordare chi siamo stati per darci una giustificazione, per poterci consolare, per chiudere con dignità. E la qualità, in questo caso, non è facilmente misurabile.

Mentre ieri era il giorno dei Santi, e cercando tra loro non ho trovano alcun san Giovese, riducendomi così a bere un altro vino, oggi, che è il giorno dei Morti, posso asserire che tra loro ho molte conoscenze. In caso di bisogno posso quasi certamente far mettere una buona parola, basta chiedere anche privatamente. E poiché non dobbiamo farci mancare nulla, in questi due giorni i luoghi dove stanno i Morti sono stato chiusi, per evitare, dicono, che i vivi si precipitino anzitempo a cercare la loro compagnia. Trovo tutto questo vagamente schizofrenico, ma non voglio incolpare nessuno, né al governo né all’opposizione, vorrei invece attribuire molte colpe a me e a tutti quelli che non fanno che criticare ciò che non va e che sicuramente, se potessero, avrebbero la cura miracolosa.

Vedendo i comportamenti di tanti in strada e in piazza, o anche solo attraverso i vetri dei locali pubblici, posso affermare che se alcune sciagure ci arrivano addosso in parte ce le siamo cercate e non perché siamo stati costretti a lavorare in ambienti troppo pericolosi, a viaggiare su mezzi pubblici troppo pieni o a entrare in aule scolastiche di edifici troppo storici.

Quindi tento di farmi passare il nervoso e vado a far due passi tentando di schivare le vie del passeggio, i luoghi troppo frequentati e la compagnia che pur mi farebbe piacere ritrovare.

Cerco di non arrabbiarmi, Viz. Tu, quando mi capitava, prima mi lascivi sbollire e poi mi costringevi a ragionare. E quasi sempre avevi ragione.

                                                                          Silvano C.©   


    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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