Ieri ti raccontavo di
un disturbo della vista, quello del quale soffre il presbite, che si può
correggere con successo adottando le lenti adatte.
Per questo viaggio che
ora racconterò servono però lenti speciali, che solo ottici rari da trovare
possono preparare.
Il nostro ritorno sull’Isola.
La terza volta è stato
tutto da manuale. I preparativi senza una sola sbavatura, pianificati partendo
dai tuoi appunti e l’auto portata prima dal meccanico per un controllo. Non si
sa mai. Motore, freni, tutto a posto? Tutto in ordine, sono 85 €.
Viaggio in autostrada
senza nulla di particolare da ricordare, e poi l’imbarco sul traghetto dopo
poche ore. Mai successo prima. Mare calma assoluta, e semplice voglia di restare
sul ponte anche se, con la cabina che ci aspettava, avremmo dovuto far meno
tardi, visto che lo sbarco era alle prime ore del giorno dopo.
Una specie di
rimpatriata, a ritrovare amici e parenti di famiglia, ma stavolta senza farci
ospitare e mantenendo la nostra indipendenza con una motivazione abbastanza
convincente da non offendere nessuno. L’ospitalità sarda è sacra, capace di
sacrifici non comprensibili per chi arriva dal continente, quindi degna del
massimo rispetto.
Arriviamo dai cugini di
Porcu che manca poco a mezzogiorno, sanno del nostro arrivo, e lo sanno anche i
vicini che ci hanno visto ormai più di trent’anni prima. Il pranzo che ci
offrono è degno di una cerimonia di nozze. E Gavino? Non sta bene, lo sapete,
ma vi saluta… Rimaniamo poche ore, ci regalano un cestino ed un tappeto,
vorrebbero darci un formaggio, e molte altre cose, ma riusciamo a spiegare che
col viaggio si guasterebbero. Ed Elena Roiu? È in continente. Si prepara per la
tesi.
Salutiamo, ripartiamo,
io non sono per nulla sobrio perché il Cannonau non accetta moderazione, ma la
strada è sgombra, e lasciamo alle nostre spalle Villasarda con enorme nostalgia.
Non so quando vi torneremo.
A circa dieci
chilometri fuori dal paese la Roccia della Balena, e più avanti un cartello che
indica la necropoli nuragica di Logurones. Il cartello è intatto, e il desiderio
di rivedere quel posto quasi dimenticato ci porta ad una piccola deviazione. Ma
ne vale la pena.
Trascorrono i giorni,
ed ogni notte in un posto diverso, senza alcuna pianificazione, solo alcune
cartine, due guide e niente altro.
Inutile ricordare
quella chiesa rupestre perfetta nella sua solitudine tra le piante di mirto, e
quell’altra, di Santa Maria di Bottargia, con i marmi bianchi e neri…
Inutile ricordare ancora
quello che entrambi abbiamo visto, perché noi c’eravamo, lo stavo scrivendo
solo perché qualcuno pensa che non ci muoviamo più.
Qui vorrei ringraziare Calvino e De
Andrè, per i motivi che ognuno può immaginare, poiché so di non creare nulla
che non sia già stato creato, pensato e vissuto da molti prima di me. A domani,
Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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