sabato 18 luglio 2020

Viaggi Invisibili



Ieri ti raccontavo di un disturbo della vista, quello del quale soffre il presbite, che si può correggere con successo adottando le lenti adatte.

Per questo viaggio che ora racconterò servono però lenti speciali, che solo ottici rari da trovare possono preparare.

Il nostro ritorno sull’Isola.
La terza volta è stato tutto da manuale. I preparativi senza una sola sbavatura, pianificati partendo dai tuoi appunti e l’auto portata prima dal meccanico per un controllo. Non si sa mai. Motore, freni, tutto a posto? Tutto in ordine, sono 85 €.
Viaggio in autostrada senza nulla di particolare da ricordare, e poi l’imbarco sul traghetto dopo poche ore. Mai successo prima. Mare calma assoluta, e semplice voglia di restare sul ponte anche se, con la cabina che ci aspettava, avremmo dovuto far meno tardi, visto che lo sbarco era alle prime ore del giorno dopo.
Una specie di rimpatriata, a ritrovare amici e parenti di famiglia, ma stavolta senza farci ospitare e mantenendo la nostra indipendenza con una motivazione abbastanza convincente da non offendere nessuno. L’ospitalità sarda è sacra, capace di sacrifici non comprensibili per chi arriva dal continente, quindi degna del massimo rispetto.
Arriviamo dai cugini di Porcu che manca poco a mezzogiorno, sanno del nostro arrivo, e lo sanno anche i vicini che ci hanno visto ormai più di trent’anni prima. Il pranzo che ci offrono è degno di una cerimonia di nozze. E Gavino? Non sta bene, lo sapete, ma vi saluta… Rimaniamo poche ore, ci regalano un cestino ed un tappeto, vorrebbero darci un formaggio, e molte altre cose, ma riusciamo a spiegare che col viaggio si guasterebbero. Ed Elena Roiu? È in continente. Si prepara per la tesi.
Salutiamo, ripartiamo, io non sono per nulla sobrio perché il Cannonau non accetta moderazione, ma la strada è sgombra, e lasciamo alle nostre spalle Villasarda con enorme nostalgia. Non so quando vi torneremo.
A circa dieci chilometri fuori dal paese la Roccia della Balena, e più avanti un cartello che indica la necropoli nuragica di Logurones. Il cartello è intatto, e il desiderio di rivedere quel posto quasi dimenticato ci porta ad una piccola deviazione. Ma ne vale la pena.

Trascorrono i giorni, ed ogni notte in un posto diverso, senza alcuna pianificazione, solo alcune cartine, due guide e niente altro.
Inutile ricordare quella chiesa rupestre perfetta nella sua solitudine tra le piante di mirto, e quell’altra, di Santa Maria di Bottargia, con i marmi bianchi e neri…

Inutile ricordare ancora quello che entrambi abbiamo visto, perché noi c’eravamo, lo stavo scrivendo solo perché qualcuno pensa che non ci muoviamo più.
                                                         
Qui vorrei ringraziare Calvino e De Andrè, per i motivi che ognuno può immaginare, poiché so di non creare nulla che non sia già stato creato, pensato e vissuto da molti prima di me. A domani, Viz.

                                                                                               Silvano C.©   

        (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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