La storia la scrivono i vincitori, secondo una
vulgata molto condivisa, ma è un’opinione solo parzialmente vera, perché le
coordinate relative che permettono di definire un fatto storico sono soggette ad
aggiustamenti progressivi e i vincitori in un certo momento storico non sono sempre
i vincitori finali. Uno spazio anche per gli sconfitti diventa recuperabile
quando le passioni si riducono, quando gli sconfitti si trasformano in vincitori
o quando, ancora, dal passato emergono testimonianze che si pensava di aver
distrutto.
Considerando tutto questo la memoria di noi
resterà indiscutibilmente sino a quando noi stessi la manterremo, qualcuno
parlerà di noi, qualche cosa emergerà anche anni dopo la nostra scomparsa e,
magari per puro caso, una foto, una lettera, un file in rete, un regalo che
abbiamo fatto o un nostro segno rispunterà dalla nebbia.
Sconfitti in partenza perché ci confondiamo
nell’immensa umanità minore ma non sconfitti in modo assoluto insomma. Sin quando il tempo permetterà di ricordare noi
saremo. Se io parlo di te, tu sei. Questo mi basta, questo è il mio fine, uno
dei principali. In questo distanziamento sociale e social io mi ci ritrovo e mi
ci adatto. Non ho bisogno di distanziarmi da te perché vorrei esattamente l’opposto.
Non desidero neppure il distanziamento sociale, o quello social, ma a quello mi
adatto ed in parte rappresenta uno dei miei peggiori difetti. Conosco questo
mio limite da tempo immemorabile, ma più che un limite io lo associo all’atteggiamento
istintivo dell’animale ferito.
Sono certo che molti
condividano che, non di rado, io sia un animale… 😊
Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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