Non so per andare dove, esattamente, ma
usciamo.
Ne senti il bisogno anche tu, ne sono certo.
Anche tu senti il bisogno di uscire.
Uscire, evadere, cambiare, magari ripartire
dopo aver pensato a cosa abbiamo sbagliato nella scelta delle mete precedenti.
Ridimensionare forse le pretese di poter
arrivare ovunque, perché abbiamo limiti oggettivi, veri, reali, fisici e, in
qualche misura oltre il mondo fisico.
L’illusione, se rimane solo quella, diventa una
consigliera infedele e non porta a nulla di buono. Può aiutare se a sua volta è
accompagnata da altre percezioni, ma da sola diventa falsa.
Uscire resta però un imperativo, uscire anche
metaforicamente, tanto per ripetermi.
Ricordi quando dicevi che mio padre usciva
sempre con mia madre, anche quando non camminava più? La faceva salire in auto
e poi andava, andava dove poteva, a trovare qualcuno o solo a vedere qualche
posto o a fare la spesa, ma la faceva uscire. Dicevi che l’avrebbe fatta uscire
anche in barella o da morta. Ecco, in effetti è stato così, e sono convinto che in
questo avesse ragione, pienamente convinto.
Uscire rappresentava, per lui, il legame con la
vita e con la loro indipendenza, il poter stare vicini in un modo che ho sempre
ammirato mantenendo la loro autonomia. Del resto ha difeso l’autonomia sino
alla fine, sin quando ha dovuto arrendersi all’evidenza, che però vedevano
tutti gli altri e lui ancora non accettava. Destino comune agli esseri umani,
questo, in misura più o meno accentuata o controllata.
Tuttavia, considerando ogni cosa, ti ripeto che
adesso dobbiamo uscire. Andiamo, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.