venerdì 13 ottobre 2017

Non è che io non voglia



Non è che io non voglia, non è così. Ma mi fa male, mi ferisce dove non so curarmi o dove non ho difese. Non sono tanto forte come sembro o come vorrei essere ed apparire. Non vado a trovare alcune persone anche se sento il bisogno di andare, a volte nel momento sbagliato, altre volte in quello giusto, ma resto frenato da quello che mi creo nella testa.

Non è che non voglia sistemare il letto, ma mi pesa, è una di quelle faccende domestiche che mi pesa da sempre. Mi pesa un po’ tutto, a dire il vero, ma alcuni lavori più di altri. È un peccato, perché dopo mi sentirei meglio, più leggero, ma resto ad osservarmi in modo distaccato, come se non fossero di mia competenza.

Non è che spostare le tue cose sia faticoso, ma non ne ho voglia, non mi va. Ti voglio preservare così come sei, voglio rendere possibile un tuo impossibile ritorno, voglio centellinare ogni aspetto possa ancora essere nascosto di te in modo tale che io possa cercarlo, in futuro, quando ne sentirò maggiormente il bisogno, o capirò che è arrivato il momento.

Non è che io non voglia fare, non è cattiva volontà almeno. È una esigenza alla quale non so oppormi. Ad esempio ho ancora due libri comprati nel novembre 2016 e incartati, in confezione regalo. Li avevo scelti con cura, seguendo la mia ispirazione, pensando ai miei interessi ed ai tuoi, sapendo i nostri gusti. Avevo presente te comprandoli, ed uno di questi sarebbe stato parte del tuo regalo di Natale, un altro sarebbe stato il mio, che mi avresti fatto tu. Ed ora non è che io non voglia scartarli, proprio non ci riesco. E non ricordo neppure più quali libri ci siano, nascosti sotto la carta rossa ed allegra, ho rimosso completamente la mia scelta di allora.

E non è che io non voglia spostare, sistemare, adattare, cambiare, sostituire… non è questo il problema. È che quando finalmente mi decido ricordo che eri tu che ti dedicavi a questo, ed allora precipito in un pozzo nero e viscido, schifoso e repellente, pauroso ed incontrollabile.
Mi calma solo la tua voce che mi arriva sempre, puntuale, sottile e penetrante, dentro. Mi arriva da non so dove, mi sussurra nei pensieri, mi dice come risalire, come uscire alla luce. Ed allora so quale azione posso continuare e cosa mi conviene smettere. Capisco quando è meglio che esca fare due passi, o che magari vinca la mia resistenza e cerchi qualcuno. Mi offri una via di fuga dalla mia paura, e vorrei dirtelo, ma non so usare altro che questo mezzo artificiale. Tu dove sei, alla fine? ‎E cosa avevi ordinato quel giovedì ‎28 ‎dicembre ‎2006, a Bolzano? Intanto ecco quello che avevo ordinato io. Scusa, ora ho trovato il tuo piatto, ma resterà un nostro segreto. Uno dei tanti.

                                                                                                  Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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