Lo fanno entrare nella piccolissima stanzetta
spoglia e senza finestre arredata come una cella monastica: una scrivania e due
sedie. Quella dietro la scrivania occupata da una donna che sembra aspettarlo e
l’altra, vicina a lui, libera. Non capisce perché si trova in quel posto.
-
… -
-
Si accomodi, per
favore. Lieta di accoglierla per prima, e ancor più lieta di poterla finalmente
contraddire. –
-
Come dice scusi? –
-
Perdoni se sono diretta
con lei. È morto, e da ora le viene assegnato il ruolo di angelo. –
-
Come morto? Se ora sono
qui significa che… -
-
Significa che non è più
sulla Terra, è qui, appunto. E da ora è un angelo. Mi scusi se non ha ancora un
nome, ma questo è di sua competenza. Deve deciderlo lei. –
-
Cosa vuol dire che sono
un angelo? E che mi può contraddire poi cosa significa? –
-
Lei non ricorda, è
normale. Era ateo, e non credeva nella vita dopo la morte, ecco perché sono
lieta di contraddirla. Il fatto che lei ora stia qui seduto dimostra
esattamente il contrario di ciò che pensava. E questo dimostra anche che è
stato molto migliore di tanti che si definiscono credenti. Mi creda (e scusi il
bisticcio di parole), pochi diventano angeli dopo la loro breve vita, e qui
semplicemente saranno ospiti, più o meno felici, scordandosi chi erano. Lei
invece, poco a poco, ricorderà ogni cosa. –
-
Ma cosa avrei fatto di
particolare per meritare tale attenzione, ammesso che io le creda? –
-
Amore, solo amore. Lei
ha molto amato, oppure è stato molto amato, o forse entrambi. Non mi chieda di
più, non è il momento giusto per lei. Ma non ha alcun motivo di aver fretta. -
-
… non … -
-
Non mi crede, è
evidente, è normale. Vada intanto. Ci rivedremo tra un po’. –
-
E dove dovrei andare,
scusi? Io non ho capito cosa …–
Non finisce la frase
che si ritrova nel corridoio dove prima lo avevano accompagnato. Ma chi lo
aveva accompagnato? Ora è solo. E inizia a camminare verso quella che gli
sembra un’uscita.
Ora è all’aperto e vede
un parco pubblico. Rimane alcune ore a camminare tra gli alberi e le persone e
gli animali. L’aria è fresca, piacevole. E inizia a pensare alle assurdità che
quella donna gli ha detto.
Viene distratto da una
coppia di mezz’età che sta litigando per un problema di fedeltà complicata da
una questione di soldi. Non li sopporta, e si allontana.
Passano i giorni, vede
tramonti, albe, si spinge nelle ore della notte più profonda, riemerge alla
luce diurna e gli sembra di riconoscere alcuni visi, alcuni edifici, alcune
strade.
Inizia a rendersi conto
che non ha bisogno di dormire, di mangiare, di parlare, di respirare, di
contatti umani. E che se vuole può dormire, mangiare, parlare, respirare ed
avere contatti umani. Ma solo entrando nel corpo di qualcuno. Vivendo al posto
di - o assieme a - qualcuno.
-
Com’è andata sino ad
ora? –
È di nuovo seduto
davanti alla donna di qualche tempo prima, non saprebbe dire quanto è passato.
La piccola stanzetta è la stessa, assolutamente identica.
-
Come sono arrivato qui?
–
-
Ora intende? Ma le
avevo anticipato che sarebbe tornato da me. Come le sembra il ruolo che le è
stato assegnato? Mi interessa molto la sua opinione. –
-
Ma dove sono ora, chi è
lei? –
-
Che posto è questo?
Quello che lei immagina. Se immaginasse un luogo diverso ora saremmo in un
luogo diverso. Ma non conta nulla. Capirà che non conta nulla. Ed io sono al
suo servizio, non ho altri compiti, per adesso. Su chi sono poi ho poco da
dirle. Vengo da una vita precedente. Come lei. Pure io sono stata scelta. Ed a
mia volta io ho scelto di essere così. Mi chiami Lucia, se le va. Ero un
ragazzo quando vissi sulla Terra. Lei invece ha capito chi era? –
-
In che senso ho capito
chi ero? Non sono e non ero io? –
-
No, evidentemente
ancora non lo ha capito, ma non ha importanza. Il tempo non conta per noi.
Immagino quindi che ancora non abbia fatto nulla, o capito esattamente cosa può
fare. –
È in una galleria d’arte, forse un museo. È
attirato dal bello, e passeggia ammirando le opere esposte. Riesce ad intuire
la passione, il dolore, la soddisfazione e la delusione che hanno provato gli
artisti. Li vede mentre lavorano e precipitano nella loro ricerca. Lui non
ha bisogno di cercare come loro. Lui ha ottenuto quello che voleva. Non capisce
come, ma ha raggiunto il suo scopo. Non lo aveva capito ancora, ma è così. E
mentre guarda quel viso di donna immortalato nel marmo lo vede. Vede un uomo
che gli appare familiare, eppure non sa nulla di lui. È serio, pensoso, guarda
pure lui le opere esposte ma sembra che abbia la mente altrove. Si avvicina,
senza attirare la sua attenzione, e capisce. Quell’uomo ha subito un lutto, ha
perso da alcuni mesi una persona, la sua vita è cambiata in una maniera
impensabile. Eppure quel dolore lo ha già avvertito, non è la prima volta che
lo sperimenta. Perché quell’uomo ora lo colpisce più di altri?
-
Ancora non ha capito? Lei
era legato a quell’uomo, ma solo lei può arrivare a saperne il motivo. –
-
Ma chi sono io? E cosa
sto facendo qui ora, e prima in quel museo? –
-
Sa quanto tempo è trascorso
sulla Terra? Quasi dieci mesi. Per lei il tempo ora scorre in modo diverso, ed
è lei che decide come farlo scorrere. Sino a questo momento però è solo andato
avanti, non ha mai desiderato tornare indietro, né ha cercato chi le ha dato
amore, o a chi lo ha dato. Ogni singolo attimo ed ogni esperienza vissuta qui
però la sta conducendo esattamente a trovare le risposte alle domande che
ancora non si è fatto. –
-
Ma cosa significa… -
Semplicemente desidera tornare indietro nel tempo
di un ragazzo che vede alla guida di un’auto che, pure quella, come il ragazzo,
gli sembra familiare. Ora capisce che anche il ragazzo ha subito un lutto. Ha perso
la madre. Rivede la donna morta assieme al ragazzo, un anno prima, quando stava
male. La rivede molti anni prima, mentre parla con lui. E la rivede ancora in
un ristorante giapponese assieme al ragazzo ed all’uomo del museo. La donna
aspettava il suo piatto mentre l’uomo ed il ragazzo erano già stati serviti. I due
le passavano assaggi dalle loro pietanze mentre lei aspettava il suo turno. E ridevano,
perché in quel posto capitava sempre che uno, a caso, venisse servito dopo
tutti gli altri.
Non ha più bisogno, ora, di altre informazioni.
Lui era la madre morta. Lui era la moglie morta. Non capisce per quale motivo
sia un uomo. E infatti non c’è un motivo, non ha significato alcuno. Ora è lei,
sa che è lei. Ha deciso di ritornare quella che è stata, ed ha scelto anche il
momento, quello perfetto, quello che preferisce di tutta la sua vita che è
stata prima.
E capisce pure cosa deve fare un angelo. Ora le
è tutto chiaro.
-
Mi fa piacere. Ora ha
capito ed ha deciso, lo vedo. E vedo pure che non siamo più in quella stanzetta
microscopica. –
-
Sì. Mi piace di più
questa stanza, non trova? Mi ricorda molte cose belle… -
Ora lo so che non posso darti prove,
Viz, dovresti darmele tu, e non si è mai vista una cosa simile. Che tu sia un
angelo è una pura invenzione. Eri umanamente umana, legata al reale, al
tangibile, non ti facevi intimidire dal sovrannaturale, non ci credevi. Sapevi amare
però, e conoscevi il sacrificio per non farci soffrire. Pensare che sia
possibile quanto ho scritto non mi costa nulla tuttavia non mi illudo neppure
più di tanto. Non credo al divino, mi basta il terreno. Il mio divino è simile
al tuo, si basa sul rispetto dell’umano, qui ed ora. È questo il metro che
avevamo e che mi è rimasto, che è mio. In questo tu ci resterai sempre.
Silvano
C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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