Soles occidere et
redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
(Catullo – Carmina, 5)
Noi la visitammo ormai tantissimi anni fa, e
trascorremmo anche alcune ore sulle rocce bagnate dall’acqua del lago,
imitazione perfetta di una riviera marina se non per l’acqua dolce invece che
salata e per la presenza di un orizzonte chiuso dalle montagne.
Fu una bella giornata, una delle tante trascorse
assieme, e oltre ai ricordi legati a situazioni che moltissimi credo abbiano
vissuto visitando le rovine di quella grande villa, a me fa tornare alla mente
un suo piacevole epilogo una volta tornati a casa, all’estremità opposta del
grande lago.
Durante la visita io fui attratto dalle siepi di
rosmarino profumatissimo e, lo ammetto, non riuscii a non rubarne un piccolo
rametto. Ancora oggi quel profumo mi ricorda troppe cose. Mi riporta mia nonna
e mia madre. Mi fa tornare in un orto della mia infanzia. Ma se penso a Sirmione
mi ricorda le patate di Catullo.
Una volta tornati a casa, la sera stessa,
sbucciai alcune patate, le tagliai come ero abituato in modo irregolare e poi
le misi a friggere in padella con qualche spicchio di aglio e quel
profumatissimo rosmarino.
Ecco, tutto qui. A te piacevano le patate come
le facevo io, in quel modo. Ed a me faceva un piacere enorme cucinartele. Oggi ho
ricordato esattamente quel giorno, ed ho sorriso, perché quel piacere mi è
rimasto addosso.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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