Il mio presente è
confuso nei tempi, non è solo imperfetto come dicevo poche ore fa. Mi sto
vedendo parzialmente al di fuori del tempo. Non perché mi senta superiore in
qualche modo o dotato di nuovi poteri o improvvisamente invaso da una magnifica
e gioiosa incoscienza capace di superare i miei limiti. Niente di tutto questo.
Forse si tratta di semplici desideri combinati e convergenti. E poi, si deve
sapere, è un esercizio antico al quale mi dedico da troppi anni quello di
uscire da me e immaginare cosa avverrà, come sarò, quali pericoli o situazioni
dovrò affrontare in futuro e guardarmi come se fossi un altro. Negli ultimi
tempi questa mia tendenza mi capita di declinarla con altri scopi, più vicini
al consolatorio ed al superamento di un ostacolo che rifiuto di superare. E
l’avverto più frequente.
Ecco allora che, pur
ammettendo di non aver mai capito e di non capire ancora cosa vuol dire amare,
e che di questo sentimento io ne vivo una versione ridotta e semplificata, in
ogni caso non generalizzabile, mi ritrovo a vivere nel presente il mio amore
passato e anche quello futuro, oltre all’amore di oggi. Amore in senso ampio e
amore riferito a te, ché le due cose sono inscindibili, specialmente adesso. Non
ne so nulla con certezza ma ne intuisco la dimensione e la natura.
Non scordo nessun altro
tra chi ho perduto e tra chi ancora mi resta, né faccio confusioni di intensità
al riguardo. Possiedo mie opinioni radicate sul tema, non inamovibili, certo, tuttavia
modificabili con difficoltà e resistenze. E quando mi rendo conto di un errore
commesso tento di superarlo con pesanti sensi di colpa, conscio finalmente di
aver portato dolore con la mia ottusità e con l’incapacità di vedere, e anche
per la mia pietà raramente attiva.
Del resto io non dedico
pietà a chi amo, non misuro l’amore.
O è presente, quindi
nulla mi pesa, o non c’è, ed allora posso anche provare questa pietà, ma con
una minor partecipazione emotiva, in modo distaccato, razionale e non di cuore.
Per fortuna sono pure impulsivo, e questo mitiga un po’ il mio clima interno,
altrimenti decisamente continentale e rigido. Non credo si possa amare con
l’intelligenza. Non credo neppure che si possa smettere di amare una volta
iniziato a farlo. L’amore è mutevole, l’ho capito a mie spese, ma una volta che
si è presentato poi non smette più di importunare. Si maschera magari, tanto
per simulare altri sentimenti, e lo sa fare, ma in realtà prende semplicemente in
giro la nostra razionalità. Infatti non si riesce a spiegare. Io non so
spiegarlo.
Ci provo, come ora, e
mi perdo in cose inutili, per distrarti, come ci provo sempre, per farti
aspettare una mia conclusione, una mia ammissione chiara. Vuoi che ti dica che
hai ragione, che avevi ragione ed avrai ragione?
Se mi serve a trattenerti
non te lo dirò mai.
PS. Ricordi il 5
gennaio del 2010 a Bolzano? Era un martedì.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
la cosa più terribile della vita è il dover accettare, il dolore accettare, il rimpianto accettare, la partenza accettare, il distacco accettare, la mancanza...è terribile che l'uomo debba nella sua vita fare. grazie sempre.
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