Non è che io non
voglia, non è così. Ma mi fa male, mi ferisce dove non so curarmi o dove non ho
difese. Non sono tanto forte come sembro o come vorrei essere ed apparire. Non vado
a trovare alcune persone anche se sento il bisogno di andare, a volte nel
momento sbagliato, altre volte in quello giusto, ma resto frenato da quello che
mi creo nella testa.
Non è che non voglia
sistemare il letto, ma mi pesa, è una di quelle faccende domestiche che mi pesa
da sempre. Mi pesa un po’ tutto, a dire il vero, ma alcuni lavori più di altri.
È un peccato, perché dopo mi sentirei meglio, più leggero, ma resto ad
osservarmi in modo distaccato, come se non fossero di mia competenza.
Non è che spostare le
tue cose sia faticoso, ma non ne ho voglia, non mi va. Ti voglio preservare
così come sei, voglio rendere possibile un tuo impossibile ritorno, voglio
centellinare ogni aspetto possa ancora essere nascosto di te in modo tale che
io possa cercarlo, in futuro, quando ne sentirò maggiormente il bisogno, o
capirò che è arrivato il momento.
Non è che io non voglia
fare, non è cattiva volontà almeno. È una esigenza alla quale non so oppormi. Ad esempio
ho ancora due libri comprati nel novembre 2016 e incartati, in confezione
regalo. Li avevo scelti con cura, seguendo la mia ispirazione, pensando ai miei
interessi ed ai tuoi, sapendo i nostri gusti. Avevo presente te comprandoli, ed
uno di questi sarebbe stato parte del tuo regalo di Natale, un altro sarebbe
stato il mio, che mi avresti fatto tu. Ed ora non è che io non voglia
scartarli, proprio non ci riesco. E non ricordo neppure più quali libri ci
siano, nascosti sotto la carta rossa ed allegra, ho rimosso completamente la
mia scelta di allora.
E non è che io non
voglia spostare, sistemare, adattare, cambiare, sostituire… non è questo il
problema. È che quando finalmente mi decido ricordo che eri tu che ti dedicavi
a questo, ed allora precipito in un pozzo nero e viscido, schifoso e
repellente, pauroso ed incontrollabile.
Mi calma solo la tua
voce che mi arriva sempre, puntuale, sottile e penetrante, dentro. Mi arriva da
non so dove, mi sussurra nei pensieri, mi dice come risalire, come uscire alla
luce. Ed allora so quale azione posso continuare e cosa mi conviene smettere. Capisco
quando è meglio che esca fare due passi, o che magari vinca la mia resistenza e
cerchi qualcuno. Mi offri una via di fuga dalla mia paura, e vorrei dirtelo, ma
non so usare altro che questo mezzo artificiale. Tu dove sei, alla fine? E
cosa avevi ordinato quel giovedì 28 dicembre 2006, a Bolzano? Intanto ecco quello che avevo ordinato io. Scusa, ora ho trovato il tuo piatto, ma resterà un nostro
segreto. Uno dei tanti.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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