giovedì 2 febbraio 2017

piccoli tulipani

Piccoli tulipani, piantati un anno, ricresciuti nello stesso posto l’anno dopo, più piccoli, l’anno dopo più piccoli ancora. Ora dove siete?

Quel ponte a Mostar, prima di tutto, quando il mondo sembrava aprirsi alla speranza, quando la vita ci sorrideva, e quei dolci a cubetto talmente dolci da spaccare i denti, e la curiosità per ogni cosa.

Una testina di vitello in un locale a Verona, un ristorante chiuso poi per evidenti problemi di igiene, eppure legato per sempre alla mia vita precedente e poi alla nostra. Credo che tu ancora sorridi, se ci pensi.

Dalle mutande felpate al cappotto spinato, dalle borracce d’acqua ai panini sufficienti a sfamarci per due giorni, e poi le giacche a marsupio impermeabili, il coltellino che non si sa mai, e tanto altro in due zaini pesantissimi mentre tutti gli altri camminavano vestiti leggeri, senza borse e in ciabatte. Nella vita occorre essere previdenti. Potrebbe sempre spezzarsi un’unghia.

Una cena fuori dopo giorni a consumare solo piatti freddi come scatolette o panini. L’avevamo meritata, malgrado il viaggio al risparmio, visto che ritenevamo preferibile vedere qualche posto in più invece di lasciarci andare con la vita comoda. Scegliemmo uno dei pochi posti aperti. Che strano, visto che era un posto turistico. Scegliemmo uno dei pochi piatti sul menù. Possibile non ci fosse altra scelta? Ci portarono due scatolette di tonno aperte, due panini tagliati a metà, le posate e un po’ di vino fresco ma di qualità discutibile. Solo dopo, consumata la nostra ricercata cena, vedemmo che ovunque aprivano piccoli ristoranti sulla spiaggia, dall’aria invitante e abbordabile. Eppure fu una bella sera. Non la scorderò mai.

Un libro per te, uno tra i tanti, comprato scegliendo tra gli autori che sapevo ti piacevano. A volte andando ad intuito, altre facendomi sedurre dalla terza di copertina, altre ancora dall’evidenza con la quale era esposto in libreria. Uno dei tanti libri per te.

Il progetto di una casa parte da lontano, matura col tempo, arriva quando è il momento, e magari molte cose possono andare storte. Tantissime infatti andarono storte nel nostro progetto. Alla fine riuscimmo a spuntarla però, malgrado la paura di perdere ogni cosa, e dopo anni vissuti come peggio non sarebbe stato possibile. Perdemmo molto, in quel periodo, ma non perdemmo mai noi stessi.

Le coccinelle a milioni su una spiaggia lunghissima, un cielo di piombo, un mare calmo con una risacca dolce, e l’ambra, che dicevano si dovesse trovare facilmente tra la sabbia. Non ne trovammo. Te ne comprai un piccolo ciondolo, pagandolo in corone danesi.

La sabbia negli occhi no, non è piacevole. Eppure quel faro bisognava vederlo, malgrado il vento fortissimo. Ed allora ecco l’idea. Abbiamo indossato tutti gli occhialini da nuoto. Per magia, quindi, il panorama diventò visibile, e nostro figlio fu molto soddisfatto di sentirsi una specie di palombaro sulla terraferma.

La pensione assieme era una cosa sulla quale contavo. Una tranquilla vecchiaia brontolando e facendo qualche piccolo viaggio, ogni tanto. Ecco, ci contavo. Anche tu ci contavi.

Era una Panda rossa, nuova, fiammante, alla quale in pochi anni quasi facesti fondere il motore per gli interminabili viaggi che dovevi fare ogni giorno per lavoro. La dotammo di gomme chiodate, per permetterti di viaggiare più sicura. Io fissai, sul portellone posteriore, le tre lettere adesive bianche che formavano la parola VIZ. Era la tua auto, inconfondibile. Ciao Viz.


                                                                       Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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