Piccoli
tulipani, piantati un anno, ricresciuti nello stesso posto l’anno dopo, più
piccoli, l’anno dopo più piccoli ancora. Ora dove siete?
Quel
ponte a Mostar, prima di tutto, quando il mondo sembrava aprirsi alla speranza,
quando la vita ci sorrideva, e quei dolci a cubetto talmente dolci da spaccare
i denti, e la curiosità per ogni cosa.
Una
testina di vitello in un locale a Verona, un ristorante chiuso poi per evidenti
problemi di igiene, eppure legato per sempre alla mia vita precedente e poi
alla nostra. Credo che tu ancora sorridi, se ci pensi.
Dalle
mutande felpate al cappotto spinato, dalle borracce d’acqua ai panini
sufficienti a sfamarci per due giorni, e poi le giacche a marsupio impermeabili,
il coltellino che non si sa mai, e tanto altro in due zaini pesantissimi mentre
tutti gli altri camminavano vestiti leggeri, senza borse e in ciabatte. Nella vita
occorre essere previdenti. Potrebbe sempre spezzarsi un’unghia.
Una
cena fuori dopo giorni a consumare solo piatti freddi come scatolette o panini.
L’avevamo meritata, malgrado il viaggio al risparmio, visto che ritenevamo
preferibile vedere qualche posto in più invece di lasciarci andare con la vita
comoda. Scegliemmo uno dei pochi posti aperti. Che strano, visto che era un
posto turistico. Scegliemmo uno dei pochi piatti sul menù. Possibile non ci
fosse altra scelta? Ci portarono due scatolette di tonno aperte, due panini
tagliati a metà, le posate e un po’ di vino fresco ma di qualità discutibile. Solo
dopo, consumata la nostra ricercata cena, vedemmo che ovunque aprivano piccoli
ristoranti sulla spiaggia, dall’aria invitante e abbordabile. Eppure fu una
bella sera. Non la scorderò mai.
Un
libro per te, uno tra i tanti, comprato scegliendo tra gli autori che sapevo ti
piacevano. A volte andando ad intuito, altre facendomi sedurre dalla terza di
copertina, altre ancora dall’evidenza con la quale era esposto in libreria. Uno
dei tanti libri per te.
Il
progetto di una casa parte da lontano, matura col tempo, arriva quando è il
momento, e magari molte cose possono andare storte. Tantissime infatti andarono
storte nel nostro progetto. Alla fine riuscimmo a spuntarla però, malgrado la
paura di perdere ogni cosa, e dopo anni vissuti come peggio non sarebbe stato
possibile. Perdemmo molto, in quel periodo, ma non perdemmo mai noi stessi.
Le
coccinelle a milioni su una spiaggia lunghissima, un cielo di piombo, un mare
calmo con una risacca dolce, e l’ambra, che dicevano si dovesse trovare facilmente
tra la sabbia. Non ne trovammo. Te ne comprai un piccolo ciondolo, pagandolo in
corone danesi.
La
sabbia negli occhi no, non è piacevole. Eppure quel faro bisognava vederlo,
malgrado il vento fortissimo. Ed allora ecco l’idea. Abbiamo indossato tutti
gli occhialini da nuoto. Per magia, quindi, il panorama diventò visibile, e
nostro figlio fu molto soddisfatto di sentirsi una specie di palombaro sulla
terraferma.
La
pensione assieme era una cosa sulla quale contavo. Una tranquilla vecchiaia
brontolando e facendo qualche piccolo viaggio, ogni tanto. Ecco, ci contavo. Anche
tu ci contavi.
Era
una Panda rossa, nuova, fiammante, alla quale in pochi anni quasi facesti fondere
il motore per gli interminabili viaggi che dovevi fare ogni giorno per lavoro. La
dotammo di gomme chiodate, per permetterti di viaggiare più sicura. Io fissai,
sul portellone posteriore, le tre lettere adesive bianche che formavano la parola
VIZ. Era la tua auto, inconfondibile. Ciao Viz.
Silvano
C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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