giovedì 23 febbraio 2017

fine del tempo




Questa è un’altra delle tue fantasie consolatorie, una cosa che ti racconti sperando di convincerti che è vera, una via parallela e surrogata della Fede, visto che ti professi non credente, o, per dirla più precisamente, diversamente credente. In qualche cosa credi, è ovvio, quindi non ti va di essere definito comodamente e pigramente da qualcuno non credente. In ogni caso ripeto: è una tua fantasia. Non hai uno straccio di prova o dimostrazione, ma solo conclusioni emotive legate anche al fatto che recentemente hai perso lei, e ti aggrappi ad ogni idea per giustificare l’ingiustificabile.

È possibile. Che tenti di trovare consolazioni è vero. Che ogni giorno io non ripensi a lei è praticamente impossibile. Ammetto di non essere molto credibile, quindi, e di contraddirmi. Credo pure di cambiare poco a poco le mie posizioni su vari temi sui quali ero più sicuro. Non voglio assolutamente tentare di convincerti, e forse neppure di convincere me stesso. Io metto assieme fatti, come li ho vissuti, come mi sono stati riferiti, come mi hanno toccato nella carne viva, dove fa più male. E di consolatorio, credimi, non c’è molto. Non riesco a diminuire di un solo grammo il dolore. Non vedo luci nuove che prima non vedevo. Non sono neppure certo di questo che penso.

Però ci stai ricamando sopra, e non poco.

Certo che è così, altrimenti non staremmo qui. Tu prendi questa idea come una tesi. Se non ci credi, liberissimo di farlo. Io te la spiego di nuovo ed aggiungo particolari, visto che me lo chiedi. Farò alcuni esempi, stavolta. Citerò persone e circostanze. Fatti veri, non inventati. Solo niente nomi né possibilità di risalire direttamente alle situazioni. Sempre che tu non ne sia stato in qualche modo testimone, ovviamente.  

Un uomo avanti con gli anni viene ricoverato con un blocco intestinale. La situazione è molto grave, ma si prospetta la possibilità di salvarsi, con una colostomia. Per i medici la situazione potrebbe evolvere in questa direzione, e in ospedale lui si assopisce, poco a poco. In casa la situazione sarebbe difficile da gestire anche perché la moglie ha già problemi suoi e la figlia sarebbe in difficoltà. Decide, in qualche modo, di farla finita. Tentano cure, ma lui, in pochi giorni, stabilisce che il suo tempo è giunto al termine. E così avviene.

Una donna è da tempo malata, non è più giovane, ha lavorato tutta la vita e viene spostata da una casa di cura ad un’altra. Il sistema sanitario non sa più che farsene, è solo una spesa senza speranze. Prima, molto prima, quando era ancora cosciente, parlando col marito chiedeva come stavano messi dal punto di vista economico e lui la tranquillizzava, mentendo, spiegando che stavano semplicemente usando la sua piccola pensione. Poi, sempre prima di perdere il contatto con la realtà, di comune accordo col marito sistema una situazione tra i figli. Infine entra in coma, irreversibile. Resiste a lungo, sino a quando può. Lo fa per il marito, che in ogni caso trova conforto nella sua presenza anche se lei ormai è andata via, quasi del tutto. Poi, quando si tratta di essere spostata in una struttura abbastanza costosa, lei, che ha vissuto sempre risparmiando e rinunciando, decide di rinunciare definitivamente alla vita ormai solo vegetativa. Saluta mentalmente suo marito, un ultimo pensiero a lui ed ai figli, e mette fine al suo tempo.

Un’altra donna, molto anziana ormai, sopravvissuta a tutti i suoi famigliari, arriva alla fine della sua corsa dopo aver resistito tanto tempo specialmente per stare in qualche modo vicina alla figlia che vive con lei. Quando in qualche modo capisce che un’altra figlia sta per andarsene si rende conto che tocca prima a lei, che è naturale che sia così. Ed abbandona la vita.

Ed ora un ultimo caso. Ne avrei altri, e tutti in qualche modo mi darebbero sostegno se letti nel modo mio, ma intendo fermarmi. Lei è ammalata e non vorrebbe andarsene. Avrebbe progetti da concludere e realizzazioni tanto attese da vedere con i suoi occhi. Da tempo però combatte anche con altri problemi e il desiderio di una vita tranquilla sa che non sarebbe destinato ad avere molte speranze. È per sua fortuna consapevole di essere amata da chi la circonda e lo dice in modo chiaro, ma quando si rende conto che potrebbe diventare un peso, che per lei non ci sono vere speranze, si abbandona alla paura ed all’ignoto, lascia la sua vita per preservare quella degli altri. A modo suo, con l’unica arma che le è rimasta, la rinuncia.

Tu sei solo un visionario. Non esiste quello che dici. Non siamo noi a decidere quando staccare la spina, in particolare quando non ne abbiamo alcuna facoltà.

Ne sei veramente sicuro?


                                                                                           Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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