Questa
è un’altra delle tue fantasie consolatorie, una cosa che ti racconti sperando
di convincerti che è vera, una via parallela e surrogata della Fede, visto che
ti professi non credente, o, per dirla più precisamente, diversamente credente.
In qualche cosa credi, è ovvio, quindi non ti va di essere definito comodamente
e pigramente da qualcuno non credente. In ogni caso ripeto: è una tua fantasia.
Non hai uno straccio di prova o dimostrazione, ma solo conclusioni emotive
legate anche al fatto che recentemente hai perso lei, e ti aggrappi ad ogni idea
per giustificare l’ingiustificabile.
È
possibile. Che tenti di trovare consolazioni è vero. Che ogni giorno io non
ripensi a lei è praticamente impossibile. Ammetto di non essere molto
credibile, quindi, e di contraddirmi. Credo pure di cambiare poco a poco le mie
posizioni su vari temi sui quali ero più sicuro. Non voglio assolutamente
tentare di convincerti, e forse neppure di convincere me stesso. Io metto
assieme fatti, come li ho vissuti, come mi sono stati riferiti, come mi hanno
toccato nella carne viva, dove fa più male. E di consolatorio, credimi, non c’è
molto. Non riesco a diminuire di un solo grammo il dolore. Non vedo luci nuove
che prima non vedevo. Non sono neppure certo di questo che penso.
Però
ci stai ricamando sopra, e non poco.
Certo
che è così, altrimenti non staremmo qui. Tu prendi questa idea come una tesi. Se
non ci credi, liberissimo di farlo. Io te la spiego di nuovo ed aggiungo
particolari, visto che me lo chiedi. Farò alcuni esempi, stavolta. Citerò persone
e circostanze. Fatti veri, non inventati. Solo niente nomi né possibilità di
risalire direttamente alle situazioni. Sempre che tu non ne sia stato in
qualche modo testimone, ovviamente.
Un
uomo avanti con gli anni viene ricoverato con un blocco intestinale. La situazione
è molto grave, ma si prospetta la possibilità di salvarsi, con una colostomia. Per
i medici la situazione potrebbe evolvere in questa direzione, e in ospedale lui
si assopisce, poco a poco. In casa la situazione sarebbe difficile da gestire
anche perché la moglie ha già problemi suoi e la figlia sarebbe in difficoltà. Decide,
in qualche modo, di farla finita. Tentano cure, ma lui, in pochi giorni,
stabilisce che il suo tempo è giunto al termine. E così avviene.
Una
donna è da tempo malata, non è più giovane, ha lavorato tutta la vita e viene
spostata da una casa di cura ad un’altra. Il sistema sanitario non sa più che
farsene, è solo una spesa senza speranze. Prima, molto prima, quando era ancora
cosciente, parlando col marito chiedeva come stavano messi dal punto di vista
economico e lui la tranquillizzava, mentendo, spiegando che stavano
semplicemente usando la sua piccola pensione. Poi, sempre prima di perdere il
contatto con la realtà, di comune accordo col marito sistema una situazione tra
i figli. Infine entra in coma, irreversibile. Resiste a lungo, sino a quando
può. Lo fa per il marito, che in ogni caso trova conforto nella sua presenza
anche se lei ormai è andata via, quasi del tutto. Poi, quando si tratta di
essere spostata in una struttura abbastanza costosa, lei, che ha vissuto sempre
risparmiando e rinunciando, decide di rinunciare definitivamente alla vita ormai
solo vegetativa. Saluta mentalmente suo marito, un ultimo pensiero a lui ed ai
figli, e mette fine al suo tempo.
Un’altra
donna, molto anziana ormai, sopravvissuta a tutti i suoi famigliari, arriva
alla fine della sua corsa dopo aver resistito tanto tempo specialmente per
stare in qualche modo vicina alla figlia che vive con lei. Quando in qualche
modo capisce che un’altra figlia sta per andarsene si rende conto che tocca
prima a lei, che è naturale che sia così. Ed abbandona la vita.
Ed
ora un ultimo caso. Ne avrei altri, e tutti in qualche modo mi darebbero
sostegno se letti nel modo mio, ma intendo fermarmi. Lei è ammalata e non
vorrebbe andarsene. Avrebbe progetti da concludere e realizzazioni tanto attese
da vedere con i suoi occhi. Da tempo però combatte anche con altri problemi e
il desiderio di una vita tranquilla sa che non sarebbe destinato ad avere molte
speranze. È per sua fortuna consapevole di essere amata da chi la circonda e lo
dice in modo chiaro, ma quando si rende conto che potrebbe diventare un peso,
che per lei non ci sono vere speranze, si abbandona alla paura ed all’ignoto,
lascia la sua vita per preservare quella degli altri. A modo suo, con l’unica
arma che le è rimasta, la rinuncia.
Tu
sei solo un visionario. Non esiste quello che dici. Non siamo noi a decidere
quando staccare la spina, in particolare quando non ne abbiamo alcuna facoltà.
Ne
sei veramente sicuro?
Silvano
C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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