Ignoro
gli oggetti appoggiati sul letto da giorni, non mi sembra il momento di
spostarli, e poi non so neppure cosa farne, o dove metterli.
Esco
di casa, mi sembra di respirare. Del resto era normale che prima uscissi di
casa da solo, per affrontare ogni tipo di incombenza, e mi ritrovo ad aumentare
il tempo dedicato a queste uscite. In realtà il motivo vero non è solo quello
di respirare, o di muovermi per fare movimento fisico.
Sistemo
la tenda della doccia, o meglio, la sostituisco con una nuova. Quella vecchia
che abbiamo usato sino a poco fa è ormai consumata, e macchiata. Andava fatto
prima, credo, quando tu avresti potuto vedere.
Metto
un po’ di ordine negli armadi, poi mi fermo. Non so se devo continuare così,
rallentare, accelerare, o lasciare ogni cosa al suo posto.
Ti
vengo a trovare, si potrebbe dire in questo modo. Impiego poco tempo, non mi
costa nulla. Eppure è veramente necessario? Non è che a volte io possa esagerare?
Mi
fa piacere vedere gente, o parlare con qualcuno, ma allo stesso tempo non ne
sento una spinta irrefrenabile. Sono molto combattuto sul cosa sia meglio e non mi
spiace neppure restare per conto mio. Se non esistessero momenti tragici come
alcune feste tradizionali, come date importanti per noi due o come i giorni nei
quali scatta un particolare ricordo io potrei anche stare molto bene senza
ascoltare nessuno.
Ogni
cosa tuttavia, ogni mia scelta, ogni singolo passo, lo avverto come
potenzialmente sbagliato. So che io agisco come se cercassi di ottenere la tua approvazione e quindi il tuo ritorno. Non
è razionale, me ne rendo conto, ma sotto sotto la motivazione è quella. Che
si possa dire, insomma: "Almeno ci ho provato".
Silvano
C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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