Allora,
vedi che alla fine ci andiamo?
Già,
quando giravamo col camper ci abbiamo solo girato attorno. Abbiamo visto quasi
tutto della Francia ma non Parigi.
È
arrivato il momento, anche per noi, finalmente. Io ci sarei andata in aereo,
sarebbe stato tutto più semplice, e anche più economico. Avevo trovato un’offerta
incredibile, tu che non vuoi mai far nulla in rete. Ma è solo prenotando così
che ora abbiamo trovato quel bellissimo e grazioso albergo a pochi isolati
dalla Gare du Nord.
Va
bene, ho capito. Vuoi far pesare qualche cosa? Lo sai. Io ho paura di volare. E
poi avrei preferito andare in auto. In ogni caso ok. Hai fatto tutto tu. Ho detto
nulla quando mi hai fatto vedere il progetto e la spesa? Non pensavo ci saresti
riuscita.
Lui
mi ha dato una mano, all’inizio. Ma poi è facile. Sei solo tu che insisti con
quel cellulare che tra un po’ nessuna compagnia di telefoni neppure vorrà
prendere in considerazione.
Io penso che
in fondo non mi dispiace quel viaggio. È come tornare ai primi tempi, quando vedevamo
le principali città italiane arrivando col treno, e portando con noi solo una valigia.
Prima che nascesse lui, quando eravamo più liberi. In fondo ha atteso tanto la
pensione, troppo, l’abbiamo aspettata entrambi, ed ora possiamo finalmente
iniziare a godercela assieme.
Se penso a quante cose
ci dicevano che sarebbero andare storte, e che sembravano andare storte...
Non
continuare fare la furba. Solo pochi anni fa neppure col computer ti sapevi muovere.
Pensavi che potesse esplodere. E poi di spiace quando andiamo nel nostro
appartamento a Ferrara? È diventato bello, no? E poi quelle piastrelle del
pavimento, alla fine, avevi ragione tu, lo ammetto. Sono belle e si sporcano
poco, e se si sporcano si nota meno. Non dirmi che non ti piace restare in
città qualche giorno, andare a trovare i miei amici e mangiare da Giuseppe.
No,
Giuseppe mi è sempre piaciuto, lo sai. E mi piace passare qualche giorno a
Ferrara, solo che devi piantarla di correre ed avere fretta di fare tutto. E di
camminarmi sempre due metri davanti, o di non aspettami quando mi fermo a
guardare un negozio. È una cosa che odio. Esattamente come quando metti mano nelle
mie cose. Ma mettiti a posto le tue, che io non ci vengo a dirti come sistemare
tutte quelle scatole e quella confusione che hai su.
Non
ricominciamo. Avevi un armadio dove non potevi far entrare più nulla, che ancora
un po’ e scoppiava, o si rompeva il sostegno porta-abiti.
Tu
lascia stare le mie cose. Quando ho tempo le faccio. Ho lavorato sino a pochi
anni fa, e poi con gli ospedali, tra dentro e fuori è stato un calvario. Lo hai
scordato? Ho avuto la convinzione di non farcela. Non te lo volevo dire, ma l’ho
pensato. Sapevo che non avrei superato quelle ultime cose. È stato una specie
di miracolo, credo. Ancora non mi sembra vero, ed io ero arrivata al limite. Non
so neppure come siamo arrivati a quel medico, che ha affrontato i problemi uno
dopo l’altro, ed è riuscito a spuntarla. Ho un controllo tra due mesi, ma mi
sembra di essere rinata.
Già.
Lo so. Io non vivevo più. Poteva andare in modo molto diverso. Tutti i giorni
si legge o si sa di tante persone che non ce l’hanno fatta. Ho i brividi quando
ci penso. Adesso però voglio andare in cantina. Devo finire quel cassetto nel
mobiletto che porterò a Ferrara, al ritorno. Quando abbiamo il treno, domani?
Silvano
C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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